Brasile 2023
Natura e bossa nova
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Brasile natura
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1 |
(mer) 02/08/2023 |
Roma Fiumicino -> San Paolo -> Sleep Inn Garulhos |
9414;9,2 |
11h35’;13’ |
Ci troviamo col gruppo al Desk di Latam perché non era possibile stampare le carte d’imbarco dalla App. Al Desk abbiamo scoperto che il codice prenotazione che ci era stato dato da Avventure valeva solo per 8 pax (gli ultimi in ordine alfabetico), mentre per i primi 8 in ordine alfabetico ci era stato dato un altro codice prenotazione. Ad ogni modo, nella App non era possibile ricevere le carte d’imbarco in quanto venivano mandate alla mail di chi ha effettuato le prenotazioni (suppongo una mail di Avventure) e non era possibile modificarla. Da qui in avanti, con Latam, stamperemo le carte d’imbarco ai totem presenti in tutti gli aeroporti brasiliani. Il check-in online, con Latam, è automatico. Il problema, prima di conoscere entrambi i codici di prenotazione, era la stampa delle carte d’imbarco.
Subito ci siamo scontrati con la politica di Latam di voler imbarcare anche i bagagli a mano. In cabina è possibile, secondo quanto scritto sul loro sito internet, portare un bagaglio a mano che rispetti determinate misure e con un peso massimo di 10Kg oltre ad una borsa/zainetto che non deve superare altre misure (le misure le trovate nella parte riguardante i voli all’interno della relazione). Al Desk ci hanno fatto pesare tutti i bagagli a mano e volevano per forza di cose imbarcarli; si sono pure inventati che in cabina la somma dei pesi dei due bagagli deve essere i 10Kg, ma non è assolutamente così. Lo abbiamo fatto notare e abbiamo discusso parecchio con gli addetti al Desk rimanendo però fermi sulle nostre posizioni. Alla fine, non ce li hanno imbarcati. Sarà una scenetta che si ripeterà ad OGNI volo con Latam.
Il decollo è avvenuto nei tempi previsti, così come l’atterraggio a San Paolo.
Subito facciamo un cambio di 100€ a testa ancora in aeroporto. 50 finiranno in cassa comune, 50 verranno ridistribuiti ai pax in modo da avere una prima somma in tasca di valuta locale, utile per la colazione in aeroporto il giorno dopo e per acquistare qualche bottiglietta d’acqua in albergo.
Come da indicazioni ricevute dall’Hotel Sleep Inn ci rechiamo all’uscita del terminal 2 per prendere la navetta.
Dopo nemmeno 15 minuti arriviamo in Hotel, prenotiamo dei taxi per la mattina dopo e ce ne andiamo a dormire.
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2 |
(gio) 03/08/2023 |
Hotel Sleep Inn Garulhos -> Aeroporto di San Paolo -> Foz do Iguaçu -> Sorvolo in Elicottero / Parque das Aves -> Visita parco lato brasiliano -> Pousada Caroline |
9,2;846;3;12,1;26,2 |
13’;1h45’;6’;21;40’ |
Sono le 4:30 del mattino quando saliamo sui taxi che ci portano nuovamente all’aeroporto. Abbiamo giá le carte d’imbarco per il volo, ci erano state stampate direttamente a Fiumicino.
Facciamo colazione al gate di partenza, imbarchiamo e dopo nemmeno due ore siamo a destinazione.
Alle 10 del mattino circa stiamo bevendo il primo cafezinho brasiliano in attesa di salire sull’elicottero per il tour sopra le cascate. Non lo facciamo tutti. Gli altri partecipanti entrano al Parque das Aves (parco degli uccelli) che si trova proprio dall’altra parte della strada.
Di voli in elicottero ne ho fatti parecchi, tra tanti avevo fatto quello sulle cascate Vittoria in Zimbabwe ma devo dire che questo si è rivelato uno dei più suggestivi. Come sempre, in questi casi, il volo non dura molto, ma quel tanto da farti rendere conto quanto diavolo siano enormi queste cascate. Rientriamo all’eliporto troppo presto per i miei gusti, sarei rimasto in volo ancora un po’. Anche il secondo gruppo rientra con il sorriso stampato in volto.
Aspettiamo che anche chi è andato al parco finisca la visita che dura più del previsto; il parco è grande e meriterebbe una visita di almeno un paio d’ore. Si vedono tantissimi uccelli, tra cui varie specie di pappagalli, ibis rossi, garzette, tucani; ci sono inoltre caimani e alcuni anaconda.
Ora che siamo tutti ci dirigiamo all’ingresso del parco delle cascate lato brasiliano.
Iniziamo la nostra passeggiata e quello che vediamo è il versante argentino delle cascate.
Tutti quelli che ci erano stati mi dicevano che fossero belle, ma non immaginavo così tanto. Il contesto è molto diverso dalle Vittoria, queste si estendono per chilometri e formano un insieme di tante cascate una più bella e grande dell’altra. La passeggiata dal lato brasiliano non è molto lunga ma ci sono alcuni scorci che meritano tantissimo. Arrivati alla fine della passeggiata ci fermiamo a pranzare nel ristorante a buffet. Sono circa le 17:00 quando usciamo dal parco e ci dirigiamo presso la Pousada Caroline. Prendiamo le stanze (che devo dire non essere bellissime ma pulite) e ci rilassiamo prima di cena. Alcuni pax azzardano un tuffo nella vaschetta che fa da piscina.
Prima di cena il corrispondente arriva in hotel per il cambio denaro di cassa comune.
Cena alle 20:30 e gustiamo per la prima volta una buona picanha. Siamo tutti stanchissimi e ce ne andiamo a dormire subito dopo cena.
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3 |
(ven) 04/08/2023 |
Pousada Caroline -> Visita parco lato argentino -> Gommone Gran Aventura -> Aeroporto Foz do Iguaçu -> San Paolo -> Cuiabá |
9,2;846;3;12,1;26,2 |
13’;1h45’;6’;21;40’ |
La sveglia è abbastanza presto, non abbiamo tantissimo tempo visto che già nel pomeriggio abbiamo il volo per il Pantanal.
Il tragitto verso l’entrata lato argentino delle cascate viene rallentata per il controllo passaporti alla frontiera. Non vi viene timbrato il passaporto.
Siamo tra i primi ad entrare al parco e la nostra guida (Marcos) decide di farci andare subito alla Garganta del Diablo. Per farlo prendiamo un trenino che va avanti e indietro per il parco.
Nel parco è possibile percorrere diversi circuiti come si vede nella mappa qui di seguito.
Il trenino ci porta direttamente al percorso rosso (Devil’s throoat Trip). È possibile arrivarci anche a piedi seguendo il percorso azzurro Ecological Trip ma non c’è molto da vedere e col trenino si fa molto prima.
Arrivati alla stazione “Garganta” scendiamo e iniziamo a percorre un sentiero fatto da passerelle che ci permettono di attraversare il Rio Iguazú Superior fino ad arrivare alla Garganta del Diablo.
Una nuvola di acqua polverizzata sale dalla cascata come se fosse il fumo di un incendio. Il rombo della Garganta è viscerale e fa davvero paura, è un ruggito che ti fa tremare. La quantità d’acqua che precipita dal salto è spaventosa.
Facciamo le foto di rito bagnandoci come se fossimo stati sotto una cascata e poi ritorniamo sui nostri passi riprendendo il trenino e fermandoci a Cataratas Station. Partiamo per il circuito superiore (segnato in arancio sulla mappa) con un buon passo, il tempo stringe ma abbiamo abbastanza tempo per goderci lo spettacolo del lato argentino che è davvero più bello rispetto a quello brasiliano. Ci mettiamo poco più di un’ora a percorrere il circuito superiore. Il circuito inferiore (quello giallo in mappa) è più breve e lo terminiamo in poco meno di un’ora. Devo dire che questo lo abbiamo fatto un pochino troppo velocemente ma non potevamo fare diversamente visto che avevamo prenotato per il giro in gommone “La Gran Aventura”. Facciamo una sosta velocissima dopo aver terminato il circuito inferiore approfittandone per sgranocchiare qualcosa che ci eravamo portati dietro. Essendo sul lato argentino i pagamenti in Reais vengono accettati ma con un cambio assurdo e poi ti danno il resto in valuta argentina che poi nessuno ti cambierà. Quindi non ci fermiamo ai vari chioschetti dove fanno da mangiare, ma pranziamo al sacco; chi con qualche barretta, chi con qualche banana presa alla pousada e chi con qualche cracker portato dall’Italia.
Dopo il veloce pranzo ci dirigiamo alla volta del ristorante El Fortin dietro al quale partono le camionette che portano alla scalinata che scende al piccolo porticciolo da dove partono i gommoni. Il tragitto dura circa una mezzoretta.
Arrivati a destinazione scendiamo dalla camionetta e iniziamo a scendere le scale in mezzo alla foresta. A metà strada circa ci viene consegnata una borsa stagna dove mettere dentro: vestiti, elettronica, zainetti ecc. Le borse sono abbastanza capienti ma non sono enormi; uno zainetto da 15litri ci sta comodo. La sacca stagna la porterete con voi sul gommone.
A richiesta forniscono anche dei poncho in nylon sottilissimo.
Io vi consiglio di andare semplicemente col costume da bagno e le infradito; per le ragazze che non vogliono bagnarsi i capelli va bene anche un buon guscio antipioggia.
Saliamo sul gommone, che ha posto per circa una trentina di passeggeri, indossiamo il giubbetto salvagente e partiamo.
Il giro dura circa una mezzora ed è davvero divertente. Nella prima parte si risale il fiume tra rapide e piccole cascatelle. Da qui sotto si ha un punto di vista privilegiato sulle varie cascate. Poi, dopo qualche sosta fotografica, il pilota dirige il gommone vicinissimo ad alcune cascate facendoci fare un paio di docce fredde niente male.
Che dire, dal mio punto di vista vale la pena e il costo non è proibitivo.
Alla fine del giro potrete acquistare, se volete, un piccolo video e delle foto che vengono salvate su “OneDrive”.
Risalendo le scale, in molti, me compreso, si cambiano all’aperto.
Consiglio di portarvi dietro un intimo di ricambio e un asciugamano in microfibra.
Per chi volesse, nel punto dove vengono consegnate le sacche, ci sono due tende per cambiarsi con un minimo di privacy.
Risaliamo le ultime scale e riprendiamo le camionette che ci portano nello stesso posto dove ci avevano prelevato.
Si è fatto abbastanza tardi e decidiamo di non fermarci a pranzare (erano le 16:00 e avevamo una fame bestia) ma di andare direttamente in aeroporto e mangiare qualcosa lì.
Scelta azzeccatissima, al gate abbiamo trovato un chioschetto che vendeva Hot Dog e lo abbiamo praticamente saccheggiato.
Questo ci ha fatto risparmiare molto tempo e ha dato tempo a chi doveva cambiarsi di farlo con calma in aeroporto.
Non so se avremmo fatto in tempo a pranzare in un ristorante, fossimo stati un gruppo piccolo forse si, ma in sedici proprio no.
Prendiamo il primo volo per San Paolo alle 19:45 e da lì, quello per Cuiabá alle 23:30.
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4 |
(sab) 05/08/2023 |
Cuiabá Aeroporto -> Hotel Express -> Poconé -> Transpantaneira -> Jaguar Lodge -> Passeggiata intorno al Lodge -> Night Safari |
0,45;98;109 |
6’;1h;2h30’;1h;2h |
Sbarchiamo dall’aereo, usciamo dall’aeroporto (che bello avere solo il bagaglio a mano) e ci dirigiamo a piedi all’Hotel Express che sta a 450mt e 6 minuti a piedi.
Prendiamo le stanze, paghiamo e chiediamo di poter fare colazione alle 6:30, non ci sono problemi.
L’hotel, diciamolo pure, non è per nulla bello e a me è toccata una stanza abbastanza sporca con moltissime formichine, anche nel letto. Costa molto poco ed è possibile prenotarlo tramite Booking con cancellazione gratuita a 24h dall’arrivo e pagamento cache in struttura. Vicino ce ne sono molti altri e sembrano più belli, non ho verificato il costo.
La notte passa velocemente e la mattina facciamo colazione alle 6:30.
Alle 7:00 c’è già Eduardo con il van e un ragazzo con una jeep dove vengono caricati i bagagli.
Sapevo che il tragitto da Cuiabá a Poconé durava un paio d’ore ma ora la strada che facciamo è stata asfaltata recentemente e a Poconé ci arriviamo in meno di un’ora. Sosta bagno, compriamo delle bottiglie d’acqua e ripartiamo; destinazione Jaguar Lodge.
Appena fuori Poconé la strada diventa sterrata e poco dopo giungiamo al cartello che indica l’inizio della Transpantaneira.
Erroneamente pensavamo che la strada fosse allagata per un certo numero di mesi l’anno e non percorribile. Non è così. Anche durante la stagione delle piogge la strada non si allaga ma diventa una pista di fango difficilmente percorribile. Il governo aveva inizialmente pensato di asfaltarla ma poi, per fortuna, hanno deciso di mantenerla così com’è sostiuitendo però le vecchie strutture in legno dei ponteggi con delle più moderne in cemento armato. La Transpantaneira è in continua manutenzione perché tutti i piccoli ponti in legno che permettono di passare sopra le lagune vengono aggrediti dalle termiti che se li “divorano” nel vero senso della parola.
Scendiamo per fare le foto di rito al cartello che segna l’inizio della strada, risaliamo sul Van (un Van in buone condizioni) e da qui inizia il nostro primo “safari”. Lungo il tragitto che ci porterà fino al Lodge ci fermiamo molte volte a fotografare migliaia di caimani, i Jabiru (grandi cicogne dal collo e dalla testa nera, simbolo del Pantanal, Tuiuiu per i locali), capibara, lucertoloni enormi, falchi, garzette, tucani, pappagalli ara, cervi, bufali e tantissime altre specie animali. Le tre ore che impieghiamo ad arrivare al Lodge volano decisamente.
Arrivati al Lodge prendiamo le stanze che di fatto sono delle piccole casette formate dalla stanza da letto e il bagno con doccia.
Visto che ci stiamo due notti ne approfittiamo per un primo lavaggio dei panni sporchi. Al sole del Pantanal si asciuga tutto in tempo record. Infatti, siamo arrivati al lodge poco dopo mezzogiorno per cui abbiamo avuto tutto il tempo di prendere le stanze, rilassarci qualche minuto, lavare la biancheria sporca e poi fare un giro a piedi intorno al Lodge.
Nulla di indimenticabile però abbiamo avuto modo di vedere altri tucani e degli Ara blu che vivono proprio intorno al lodge. Abbiamo anche visto un falchetto che banchettava con un lucertolone enorme.
Rientriamo per cena e poi facciamo un jeep safari notturno di un paio d’ore. Dalla jeep, tramite una torcia molto potente riusciamo a vedere il riflesso di centinaia di piccoli occhi che ci osservano dalle rive delle lagune, sono tutti i caimani che popolano queste zone; sono davvero a migliaia. Riusciamo anche a vedere qualche rapace notturno e a goderci qualche momento di quiete ammirando una stellata notevole.
Rientriamo al lodge e ce ne andiamo a nanna.
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5 |
(dom) 06/08/2023 |
Jaguar Ecological Reserve -> Porto Jofre -> Boat Safari -> Porto Jofre -> Jaguar Ecological Reserve |
37;10;37 |
1h;4h;1h |
Sono le 6:30 del mattino quando facciamo colazione, alle 7:00 siamo sulla camionetta che ci poterà a Porto Jofre.
Uscendo dal Lodge giriamo a destra e percorriamo la parte di Transpantaneira che ci manca. A 5km da Porto Jofre dobbiamo fermarci in quanto stanno sistemando un ponte di legno severamente compromesso. Infreddoliti dal tragitto durato pressappoco una mezzora, scendiamo dalla camionetta e chiediamo agli operai quando potremo proseguire. Ci dicono che per almeno 4 ore il ponte non sarà agibile. L’unico modo per attraversarlo è a piedi.
Senza pensarci nemmeno troppo decidiamo di proseguire a piedi fino a destinazione, sono solo 5km, anche se sotto il sole cocente del Pantanal. Riusciamo a fermare un pickup che percorreva la strada in senso opposto al nostro e che sarebbe tornata sui suoi passi. Molto gentilmente riesce a caricare una parte di noi sul cassone, gli chiediamo poi se può tornare in dietro a prendere gli altri e così sarà. Alla fine, ci è andata anche abbastanza bene.
A Porto Jofre termina la Transpantanerira, pensavo fosse un villaggio di una certa dimensione, invece no, si tratta proprio di un porticciolo di fiume piccolissimo senza nemmeno una piattaforma per ormeggiare. Le imbarcazioni per i turisti sono delle lance tendate (tender) da circa 15/18 posti ormeggiate direttamente con la prua sulla riva del fiume. Prima di salire sulla barca conosciamo la nostra guida che è anche il capitano del tender che useremo per il boat safari. Purtroppo, è una persona taciturna che non si fa troppo coinvolgere, spiaccicherà qualche frase ogni tanto, a voce bassissima e parlando velocemente in portoghese, non consce l’inglese.
Decidiamo di tirare subito la tenda per ripararci dal sole, fa un caldo pazzesco, il termometro segna 38°C e l’escursione termica rispetto al mattino, dove a malapena si raggiungevano i 13°C, è notevole.
Iniziamo la nostra navigazione decidendo in prima battuta di concentrarci per cercare di avvistare dei giaguari. Il capitano ci ha chiesto che tipo di boat safari volevamo fare: generico oppure incentrato all’avvistamento dei giaguari.
All’unanimità gridiamo: “giaguaro, giaguaro!”; così sia, navighiamo piuttosto velocemente sul Rio São Lourenço in direzione nord-est. Intorno a noi la rigogliosa vegetazione che cresce sulle sponde del Rio, tantissmi volatili tra cui: garzette, aironi cenerini, aironi maggiori, aironi tigrati, falchi, aquile, cicogne e cicogne jabiru (tuiuiu per i locali, è il simbolo del Pantanal), pappagalli, tucani e chi più ne ha più ne metta. Dopo una mezzora di navigazione sul rio principale entriamo in uno dei tanti piccoli affluenti. Le acque sono più calme, la flora più rigogliosa con tante ninfee e un groviglio di mangrovie a nasconderne gli argini; i giri del motore si fanno molto più bassi fino a navigare col motore al minimo spostando una grande quantità di piante fluviali che ci sbarrano la strada. I piccoli alligatori che popolano queste acque ci guardano a volte con sospetto, a volte annoiati. Non siamo prede appetibili. A volte ci passiamo talmente vicini che sono costretti a spostarsi per lasciarci passare: i piccoli occhi che escono dall’acqua si immergono velocemente lasciando solo qualche bollicina d’aria risalire in superfice. È meraviglioso, se solo potessimo navigare a remi sarebbe perfetto.
La guida ci indica i posti dove i giaguari sono soliti sonnecchiare: sono delle radure all’ombra di grandi alberi proprio sulle rive del fiume. Cerchiamo di aguzzare la vista ma notiamo solo qualche capibara entrare e uscire dall’acqua. Per circa una mezzora tentiamo invano di avvistarne uno quando finalmente il ricetrasmettitore legato vicino al volante del timone gracchia. Dal suo altoparlante esce una voce poco definita, subito dopo la nostra guida risponde. Ci siamo, un’altra imbarcazione ne ha avvistato uno, motori a manetta e via. Ci accorgiamo della sua presenza perché vicino ad una di queste radure si sono radunate cinque o sei imbarcazioni come la nostra. Sono tutti col motore spento, in silenzio.
Proprio di fronte a noi una femmina di giaguaro è accucciata sulla radura e ci osserva, per nulla infastidita. Da vera diva del Pantanal, di quando in quando, si alza, si stiracchia, sbadiglia muovendosi di pochi metri per farci ammirare il suo manto incredibile. Che meraviglia. Le foto e commenti di stupore si sprecano. L’emozione è tanta. Anche se ci avevano detto che quasi sicuramente ne avremmo visti, beh, la possibilità di tornare a casa a bocca asciutta non era poi tanto remota.
Siamo arrivati per ultimi e quindi la nostra guida si posiziona a sinistra delle altre imbarcazioni, proprio vicino a delle mangrovie. Ad un tratto il felino si alza, si dirige verso il nostro lato, scende in acqua ma è nascosto dalle mangrovie. Improvvisamente spunta proprio di fronte a noi, ed è qui che scatto la foto più bella di tutto il viaggio: un giaguaro che nuota verso di noi tra le mangrovie, quasi a mimetizzarsi. Che emozione incredibile, e che culo!
Meno di un minuto dopo, risale sulla riva e se ne va.
Tempo di scambiare qualche frase tra di noi, vedere le foto appena scattate ed ecco che la radio gracchia ancora.
Ne hanno avvistato un altro. In meno di cinque minuti siamo in un canale abbastanza largo ma di acque quasi immote, grandi alberi incorniciano le sponde del fiume e proprio su un ramo orizzontale di uno di questi grandi alberi eccolo li, un maschio che sonnecchia a cavallo del ramo. Il ramo dell’albero si posiziona come un trampolino sull’acqua e lui lì, a cavallo del ramo e attaccato al tronco, dove il ramo è più grosso.
Anche lui ci osserva annoiato, deve aver mangiato da poco visto che se ne sta lì a litigare con una liana proprio davanti al suo bel muso; con la zampa anteriore destra che vorrebbe piazzare sul ramo ma non ci sta, e la posteriore destra che alterna a cavalcioni e appoggiata al ramo. È più grande della femmina che abbiamo visto poco fa. Anche qui le foto si sprecano anche se a dire la verità sono tutte piú o meno uguali. Se avete un gatto, o quando meno se lo avete mai avuto, ecco, il comportamento è quello di un gatto all’ora della pennica pomeridiana.
Ma che bel gattone.
Ci fermiamo per un pasto al volo che ci hanno preparato e consegnato in un vassoio di plastica. Pane, riso, carne, verdura e frutta. Mangiamo velocemente perché le zanzare iniziano a girarci intorno e a mietere le prime vittime.
Dopo aver mangiato e fatto indigestione di foto di giaguari, proseguiamo il nostro boat safari sempre navigando nei canali che alimentano il Rio São Lourenço. È qui che avviene un altro incontro divertente. Una famiglia di lontre giganti decide di nuotare con noi, affiancandoci, precedendoci e passando proprio sotto al nostro tender. Rimangono con noi per una decina di minuti e poi se ne vanno sotto gli occhi curiosi di un grande capibara che sta brucando sulla riva alla nostra destra. Il tempo vola ed è ora di rientrare. Torniamo di gran carriera a Porto Jofre, siamo provati dal caldo ma allo stesso tempo pieni di quello che la giornata ci ha riservato. Nel frattempo, la camionetta è riuscita a raggiungere il porticciolo, il ponte è stato riparato (alla bene meglio come vedremo poi) e ritorniamo al Lodge. Doccia, cena e a nanna, che anche domani si parte all’alba.
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tempi |
6 |
(lun) 07/08/2023 |
Jaguar Ecological Reserve -> Poconé -> Chapada dos Guimarães -> Cachoeira da Martinha -> Cuiabá -> Cuiabá Airport |
109;169;41,5;109;15 |
2h;3h;30’;1h30’;15’ |
Facciamo colazione alle 5:30, alle 6:15 circa salutiamo Eduardo e saliamo su 4 vetture: 3 normali e un Pickup Toyota Hilux. La nostra meta è Poconé dove effettueremo un cambio vetture e sostituiremo le 4 auto con un Van da 12 posti e una macchina.
Durante il tragitto, lungo la Transpantaneira una vettura fora uno pneumatico e lo sostituisce con l’aiuto di alcuni pax.
Il programma di oggi che ci ha consegnato Eduardo è: pranzo a Cuiabá, Chapada dos Guimarães con visita alla cascata Veu da Noiva, bagno alla Cachoeira da Martinha e tramonto in Chapada da punto panoramico. Purtroppo, un po’ a causa nostra e un po’ a causa della “guida” riusciremo ad incasinare tutto e ora spiego perché.
Saremmo dovuti arrivare al cambio vettura di Poconé più tardi di quanto invece non abbiamo fatto. Saliti sul Van la nostra “guida” (un autista di Uber chiamato per l’occasione da Eduardo) non aveva ben preso in mano la situazione e quando ci ha chiesto, alle 11:00 del mattino, se volevamo mangiare, noi abbiamo rifiutato. Sbagliando.
Da Poconé alla Chapada ci sono in mezzo ben 170km per due ore e mezza di guida. Questo non lo avevamo ben chiaro e lui, povero, non ce lo ha detto. Questo ha scatenato una serie di incompresioni.
Partiti da Poconé, attraversato Cuiabá, ci siamo resi conto di essere lontani dalla meta e nel frattempo non c’erano più posti dove fermarsi a mangiare. Qui il grave errore: la guida ci ha proposto un posto dove mangiare con una bella vista; era il posto dove avremmo dovuto vedere il tramonto, ma lo abbiamo scoperto molto dopo essere stati lì a mangiare.
Il ristorante Morro dos Vientos era bello, con una bella vista ma, fermarci in 16, ci è costato quasi tre ore vista la lentezza del servizio.
Nel frattempo, avevamo già oltrepassato la cascta Veu Da Noiva (velo da sposa) e quindi abbiamo deciso di andare direttamente alla Cachoeria da Martinha a fare il bagno. Il tragitto è bellissimo, dopo una prima parte dove le rocce rosso mattone si stagliano sulla vallata sottostante, si attraversa un altipiano vastissimo, tutto ricoperto di campi di cotone pronto per essere raccolto: una meraviglia per gli occhi. Ci fermiamo a fare qualche foto ritardando ancora di più il nostro arrivo alla Cachoeria da Martinha. Siamo pronti per fare il bagno ma manca un’ora al tramonto, dobbiamo fare velocissimi. Nessun problema, saremo ancora più veloci del previsto dato che nuvole di mosquitos si levano dalle acque calme delle pozze sulle rive del fiume e ci aggrediscono per una bella poppata del nostro sangue succulento. Torniamo indietro di corsa al Van che useremo come riparo. Quelli di noi che sono riusciti a cospargersi di abbondante antizanzara tropicale se la sono cavata, quelli che invece hanno preferito non spruzzarselo sono stati divorati dai mosquitos. Ad un ragazzo hanno mangiato le mani, ad ogni puntura corrispondevano dei bolli rossi tanto che sembrava che gli avessero sparato con mitragliatore a piombini. Ad un altro hanno massacrato le caviglie che si sono trasformate in due zampogne per tre giorni, solo prendendo del cortisone per via orale ha risolto; morale: state attenti.
Tutto ciò non ha scoraggiato un gruppo, che oserei definire come “grandioso”. Sulla via del ritorno, visto che non avremo fatto in tempo a vedere il tramonto alla cascata Veu da Noiva, ci siamo fermati ad ammirarlo in mezzo ai campi di cotone, con centinaia di mucche curiose che ci osservavano dal pascolo sulla parte di campo giá spoglio del cotone appena raccolto. Tramonto bellissimo e tutti contenti, nonostante nulla fosse andato per il verso giusto. Rientriamo Cuiabá e la nostra “guida” ci chiede se vogliamo fare aperitivo. Accettiamo di buon grado e finiamo in un risto-pub davvero valido dove ci beviamo qualche Caipirinha e ci mangiamo qualche piatto di salumi locali niente male.
È tempo per la nostra “guida” di accompagnarci in aeroporto, continuo a metterlo tra virgolette in quanto non è una vera guida, ma un autista di Uber recuperato per l’occasione da Eduardo.
Ci facciamo lasciare alla Pizzaria Mississipi, ben conosciuta dai coordinatori di Avventure, per una pizza discreta prima di recarci in aeroporto. Il nostro volo decollerà alle 2:20.
Col senno di poi! Tornassi indietro sceglierei di fare un secondo giro con la barca nel Pantanal evitando la Chapada, è vero che è ripetitivo, ma è stato strabiliante e un secondo giorno non avrebbe guastato. Se invece preferite fare la Chapada allora non fate come noi ma seguite il programma di Eduardo (dipendentemente dall’orario di decollo del volo per Manaus): · Partenza dal Lodge al mattino presto · Cambio auto a Poconè · Fermatevi a prendere qualcosa da mangiare velocemente in una stazione di servizio o baretto che mangerete in van o da qualche parte senza fermarvi. · Rapida visita alle cascate Veu da Noiva · Cachoeria da Martinha per il bagno. Attenzione, non sono nulla di che, inoltre dovete stare attenti a non fare il bagno tutti insieme, qualche ladruncolo pronto a rubarvi lo zaino/borsa c’è sempre. Occhio ai mosquitos… OCCHIO! · Tramonto al punto panoramico Mirante Morro dos Vientos · Aperitivo a Cuiabá (se avete tempo) · Aeroporto |
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tappe |
km |
tempi |
7 |
(mar) 08/08/2023 |
Cuiabá -> San Paolo -> Manaus -> Teatro Amazonas -> Manaus Porto -> Villaggio comunità Cipiá -> Barca |
1.327;2.688;14,2;1,5;80 |
2h10’;3h55’;25’;5;2h |
Il decollo notturno è puntuale e riusciamo quasi tutti a dormire già sul primo volo. Atterriamo a San Paolo la mattina presto, tempo di una colazione rapida e siamo al gate di partenza per Manaus. Solite attenzioni per evitare di farci imbarcare i bagagli a mano e si decolla, anche stavolta puntualissimi.
Alle 10:15 tocchiamo terra e alle 10:45 circa conosciamo Cassio, quello che sarà la nostra guida per i tre giorni di Amazonas. All’aeroporto c’è anche Elmo che sta aspettando un altro gruppo di Avventure. Ci scambiamo qualche battuta e ci salutiamo quasi subito perché il Van è già pronto per caricarci e portarci in centro. Lungo la strada che porta dall’aeroporto a Largo de São Sebastião (la piazza di fronte all’ingresso principale del teatro) riusciamo a vedere lo stadio di calcio Arena da Amazônia, dove giocò l’Italia ai mondiali del 2014.
Cassio ci fornisce qualche informazione riguardanti il teatro che avremmo anche potuto visitare internamente, avremmo avuto abbastanza tempo. Decidiamo però di andare al porto dove ci attende la barca “Correa Filho IV”.
Come prima cosa saliamo in barca e depositiamo i bagagli sul ponte superiore, poi torniamo al porto per una visita veloce del mercato del pesce (carino ma nulla di particolare) e per fare la spesa di beni di prima necessità come: birra, coca-cola, patatine, salatini, dolci per la colazione. Tutto il resto è già stato comprato da Cassio e dal suo equipaggio e comprensivo nella quota pagata.
Finalmente saliamo sulla barca che sarà la nostra casa per tre giorni e due notti. È una barca con due ponti: so quello inferiore è collocata la cucina, la cabina del capitano e dell’equipaggio, due bagni, due docce, due lavandini, i frigoriferi che contengono cibarie e bevande varie e, per finire, i tavoli per mangiare. Il ponte superiore è dedicato agli ospiti.
La prima cosa che facciamo è sceglierci le amache; sono bellissime e sembrano appena lavate. Scelta la propria amaca la posizioniamo sul ponte superiore dove ogni trave e ogni supporto è pieno di ganci per fissarla.
Risaliamo in pieno relax il Rio Negro; è un fiume larghissimo dalle acque nere nere che scorre lentamente fino ad incontrare il Rio delle Amazzoni. Passiamo sotto l’altissimo Ponte Rio Negro che collega la città alle aree rurali a nord del Rio delle Amazzoni. Dopo circa un’ora di navigazione arriviamo alla Comunidade Indígena Cipiá. Si tratta di un piccolo villaggio composto da abitanti di sei etnie: Dessana, Tukana, Makuna, Bará e Kueba e che comuinicano tra loro tramite la lingua indigena Tukana.
Ad accoglierci c’è il capo villaggio vestito con gli abiti tradizionali: fondamentalmente una mutanda aderente con delle foglie verdi a coprire il sedere e un lembo di stoffa decorato sul davanti che arriva quasi alle caviglie; una collana fatta con delle ossa, sembrano quasi dei denti di qualche animale, un bracciale colorato, una cavigliera che userà come strumento e un copricapo che sembra più una corona fatta con le piume di pappagallo Ara blu.
Facciamo un giro veloce del piccolo villaggio con Cassio che ci mostra la capanna ad uso cucina, sulla brace è rimasto un avanzo del pranzo: un piccolo caimano.
Ci fanno accomodare all’interno di una grande capanna usata per accogliere i visitatori, ai quattro angoli ci sono dei tavoli e alcuni espositori con i souvenir che possono essere acquistati.
Assistiamo quindi a una serie di brevi danze tribali introdotte ogni volta dalla spiegazione del capo villaggio.
Come era lecito aspettarsi veniamo coinvolti nell’ultima danza. Esperienza piacevole anche se il caldo e l’umidità sono soffocanti.
Terminate le danze salutiamo il capo villaggio e spendiamo qualche soldo acquistando i souvenir presenti nella grande capanna. Giaguari di legno, flauti di bambù, maschere più o meno inquietanti con denti di piranha, collane ed anelli.
Sono gli stessi souvenir che troverete ad ogni bancarella di Manaus e dintorni. Poco male, almeno sappiamo che il ricavo viene usato per mantenere vivo quello che rimane degli antichi popoli che abitavano la foresta amazzonica.
Risaliamo sulla barca e continuiamo la nostra navigazione, ceniamo con una specie di zuppa di pesce, riso, verdure e frutta.
Ammiriamo il tramonto dalla barca e poco dopo, appena fa buio, ci prepariamo a scendere sulla lancia. Lo scopo dell’escursione è quello di riuscire a catturare un piccolo caimano per poi liberarlo. Ovviamente della cattura se ne occuperà Cassio che si posiziona in piedi sulla prua della lancia mentre a pilotarla c’è un ragazzo che ci accompagnerà anche per tutte le escursioni a venire.
La lancia si muove lentamente tra i canali che sfociano nel Rio Negro mentre Cassio, munito di una potente torcia, tenta di individuare i caimani che se ne stanno nell’acqua vicino alle rive. Come già avevamo imparato in Pantanal, gli occhi dei caimani riflettono la luce diretta delle torce.
Il fascio luminoso della torcia di Cassio si muove rapido dalla riva destra alla sinistra, poi di nuovo a destra e poi ancora a sinistra. Quando incrocia gli occhi di un caimano fa vibrare la torcia in direzione della preda; è il segnale per il pilota della lancia che punta la prua diritto verso gli occhietti della preda, Cassio si sdraia con la pancia sulla prua sporgendosi in avanti con le mani cercando di essere più veloce dei rettili che tentano di scappare immergendosi rapidamente.
Ci spiega che subito dopo il tramonto, quelli che si vedono, sono i cuccioli di caimano che vanno a caccia di qualche pesce da mangiare. “Quelli più grandi si fanno arrivano dopo e i piccoli si nascondono perché altrimenti rischiano di essere mangiati dai loro stessi simili!”. Così ci dice Cassio che nel frattempo avrà provato a catturarne uno almeno una decina di volte senza successo. Sembra una cosa impossibile ma, leggendo le relazioni dei coordinatori che mi hanno preceduto, sembra che questa sia una serata “no”. Rimaniamo sulla lancia sicuramente più di due ore prima di ritornare indietro a mani vuote. Cassio, anche se non lo da a vedere, è amareggiato, ci prova e ci riprova fino a quando: “È ora di rientrare, adesso ci sono in giro solo quelli grandi”.
Risaliamo sulla barca dispiaciuti per Cassio ma l’esperienza di navigare con la lancia di notte è stata fantastica.
Ci prepariamo per la notte: non fa caldissimo ma è umido, tanto umido; ciononostante la prima notte sull’amaca passa velocissima.
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8 |
(mer) 09/08/2023 |
Alba sulla lancia -> Trekking nella giungla -> Navigazione con la lancia nella foresta allagata -> Nuotata coi delfini rosa -> Navigazione sulla lancia in cerca delle scimmie scoiattolo -> Pesca dei piranha nella foresta allagata -> Cena nella giungla -> Notte nella giungla |
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Tutta la giornata |
Ci svegliamo a fatica che è ancora buio, risaliamo sulla lancia e stavolta ce ne andiamo ad ammirare l’alba sul Rio Negro.
Le prime luci dell’alba ci mostrano la meraviglia da cui siamo circondati, la foresta amazzonica è immensa, maestosa e meravigliosa. Spegniamo il motore e aspettiamo che il sole spunti dalle cime degli alberi che si trovano sulla riva opposta alla nostra. I colori sono quasi quelli di un tramonto, che spettacolo.
Dopo circa un’ora e mezza risaliamo sulla barca per fare colazione; nel frattempo ci siamo spostati e la barca ha gettato l’ancora in una zona riparata dalle piante, è ora di fare il breve trekking nella giungla. Cassio ci fornisce di una specie di parastinchi di pelle spessa che coprono dalle caviglie alle ginocchia; servono per ripararci da piante spinose e urticanti, da insetti, ragni e, raramente, serpenti. Saliamo nuovamente sulla lancia che dopo un breve tratto di navigazione ci lascia sulla riva di un canale dove una piccola radura si fa spazio tra le mangrovie. Con Cassio in testa al gruppo e il pilota della lancia in coda ci addentriamo nella foresta. Fa caldo, ma la cosa che si sente di più è l’umidità che ti fa sudare in continuazione. L’acqua delle bottigliette probabilmente è povera di sali minerali e quindi non ti disseta come vorresti. La prima cosa che ci insegna Cassio è quella di non perdersi, gli indigeni del posto usano le foglie di una strana palma, sono giallastre e molto lisce; ne prende una e la divide in bande lunghe e strette. Ad ogni intersezione di sentiero ne lega una ai tronchi degli alberi in modo che al ritorno sappiamo da dove siamo venuti. La particolarità di queste foglie è che riflettono la luce, sono delle specie di catarifrangenti naturali. La seconda pianta curiosa che vediamo è la palma che cammina, da una veloce ricerca in internet scopro che si chiama Socratea Exorrhiza. Al posto di un unico tronco che la sorregge la sua base è a forma di palafitta con tanti tronchi più piccoli che si uniscono più in alto al tronco centrale. La particolarità di questa pianta è che i nuovi tronchi attecchiscono davanti alla palma, mentre quelli vecchi muoiono e si staccano dalla pianta; questo le permette di fatto di “camminare”. Non si sa quale sia il motivo, ci sono diverse teorie in merito, ma nessuna di queste è stata verificata. Durante il nostro cammino ci imbattiamo spesso in piante con il tronco ricoperto da aculei durissimi che venivano usati dagli indigeni come proiettili per le cerbottane; questi aculei venivano anche ricoperti col potente veleno che è presente sul dorso di alcune piccole rane. Altre piante forniscono il carburante per la combustione: grattando il tronco con un coltello, fuoriesce del liquido che è altamente infiammabile e la cui durata e intensità sembra quella del palmitato di sodio più comunemente conosciuto come Napalm. Camminando nella foresta sei anche circondato dai rumori, alcuni sono fortissimi come quello emesso da una specie di cicala: sembra di passare di fianco ad una segheria durante il taglio dei tronchi, non scherzo, è davvero potentissimo. Lungo il sentiero notiamo anche diverse tane di tarantola; ne disturbiamo una che esce e si ferma proprio davanti all’ingresso che viene prontamente sbarrato da Cassio. È un ragnone tanto grande quanto innocuo, lo lasciamo tornare alle sue attività. Un insetto davvero curioso quanto pericoloso è in vece la formica proiettile, detta anche formica 24 ore dalle popolazioni locali. Andando a picchiettare con il machete alla base di un tronco che sembra quello di un bambù, ecco uscire velocemente dal terreno dei formiconi neri grossissimi. Molto rapidamente risalgono la pianta mostrandosi in tutta la loro grandezza. Il nome in biologia è Paraponera Clavata. Il suo soprannome (proiettile) deriva dal dolore che causa la sua puntura, paragonabile a quello di un proiettile che colpisce un arto, il dolore dura per 24 ore (ecco perché le popolazioni la chiamano così). Gli indigeni Mawè le usano come parte del loro rito d’iniziazione per diventare guerrieri. Le formiche vengono prima rese incoscienti mediante immersione in un preparato sedativo naturale, poi ne vengono intrecciate centinaia in guanti fatti di foglie (vagamente simili a guanti da forno) con il pungiglione rivolto verso l'interno. Quando le formiche tornano coscienti, il ragazzo infila le mani nei guanti. L'obiettivo del rito è tenere per 5 minuti i guanti. Una volta finito, a causa delle punture, le mani e parte del braccio del ragazzo rimarranno temporaneamente paralizzate e per giorni potrebbero rimanere in preda di tremori incontrollabili. L'unica ''protezione'' prevista è ricoprire le mani di uno strato di carbone, che i nativi suppongono possa confondere le formiche ed evitare le punture. Per completare l'iniziazione, il ragazzo deve ripetere il rito per un totale di venti volte in alcuni mesi oppure anni.
Così termina il nostro trekking di un paio d’ore nella foresta. Cassio è incredibilmente bravo e coinvolgente nelle spiegazioni.
La giornata, che potrei definire la più bella di tutto il viaggio, prosegue con l’attività più desiderata dei tre giorni in amazzonia.
La lancia ci riporta sulla barca, navighiamo per quasi due ore avvistando tantissimi delfini di fiume, sono più piccoli rispetto a quelli marini e hanno una bocca più lunga, il corpo è grigio sulla schiena e rosa sul ventre.
Stiamo andando a nuotare con loro. Indossiamo i costumi da bagno, le infradito e siamo pronti.
Riprendiamo ancora una volta la lancia e arriviamo ad una spiaggia fluviale di sabbia bianchissima, sembra di essere ai caraibi. Scendiamo in acqua e ci accorgiamo che è caldissima, nera dove è profonda ma rossa vicino alla riva, sembra del colore di un tè nero caldo. Il colore è dovuto dal fatto che una quantità enorme di materia organica macera in queste acque: foglie, alberi, tronchi, animali morti ecc. Questo aumenta anche il livello di acidità dell’acqua; il risultato è meraviglioso: le larve di zanzara non sopravvivono in queste acque ed è per questo che in tre giorni di Amazzonia non ne abbiamo vista una. Che paradiso!
A guarda della spiaggia c’è una persona munita di secchiello, dentro al quale c’è il cibo per i delfini che, richiamati dal facile pasto si spingono fin quasi a riva passando tra le nostre gambe. Arrivano quasi di sorpresa perché a causa dell’acqua scurissima non riusciamo a vederli se non quando sono proprio attaccati a noi. Sono in tre e non hanno per nulla paura, anzi, giocano, si fanno accarezzare (basta non toccargli la bocca e la testa, potrebbe disorientarli), si appoggiano alle nostre game. L’emozione è tantissima, nessuno di noi aveva mai nuotato coi delfini. Passiamo una mezzora abbondante a giocare con loro e poi, finito il cibo (piranha pescati da poco) se ne vanno. Siamo tutti in estasi, forse l’esperienza più emozionante di tutto il viaggio.
Stiamo a bagno ancora qualche minuto e poi torniamo alla nostra barca.
Tempo di pranzare e siamo nuovamente sulla lancia. Stavolta ci staremo per ben tre ore.
Uno degli obiettivi di oggi è quello di riuscire a vedere le piccole scimmie scoiattolo ma, ahimè, non siamo fortunati. Cassio ci dice che qualche giorno prima sono state cacciate e quindi si sono rifugiate all’interno della foresta.
Di quando in quando lasciamo i canali più grandi per addentrarci in quelli più piccoli e riparati che si infilano nella giungla, si spengono i motori e si avanza a remi. La foresta allagata è un luogo magico, dove l’acqua è immobile tutto si rispecchia creando un mondo simmetrico, silenzioso, rotto solo dalle onde formate dal passaggio della nostra lancia.
All’ombra dei grandi alberi la temperatura è piacevole soprattutto se si è accarezzati dalla brezza dovuta al moto dell’imbarcazione. Dopo aver tentato invano di scorgere i piccoli primati ci fermiamo in una laguna, all’ombra di grandi alberi. Con noi abbiamo delle canne da pesca rudimentali fatte di bambù, una lenza fissata all’estremità della canna e un amo su cui infiliamo dei pezzettini di carne bovina che a occhio sembra fegato. Andiamo a pesca di Piranha. Se qualcuno di voi è mai andato a pesca sa che bisogna stare in silenzio e attendere. Per pescare i voraci pesciolini invece dobbiamo simulare la caduta in acqua di una preda.
Si lancia l’amo in acqua e con la punta della canna si scuote fortemente l’acqua proprio sopra la nostra esca, dopodiché si attende qualche secondo. Portare a bordo un Piranha è questione di tempismo: se si aspetta troppo poco allora il pesce avrà assaggiato l’esca ma senza affondare il morso e tireremo su quello che rimane del pezzettino di carne. Se si aspetta troppo allora ci troveremo l’amo bello pulito. Ma se si riesce a capire il tempo giusto, con un bello strattone il Piranha non avrà scampo e ce lo ritroveremo appeso alla lenza.
Inutile dire che Cassio riesce nell’impresa in tempo zero, una volta pescato il pesce viene liberato dall’amo e ci viene mostrato in tutta la sua bellezza (o bruttezza, dipende). È all’incirca grande come una mano, con la schiena grigia e il ventre rossastro. Dentro la bocca si intravedono i denti affilati come dei rasoi, motivo per cui è famoso questo predatore in miniatura. Cassio prende un rametto, abbassa il labbro inferiore della bestia e lo tiene vicino alla tagliola formata dai suoi denti; dopo qualche secondo di attesa, quello che sembrava un pesce ormai privo di vita, con uno scatto fulmineo trancia il rametto coi denti. Bisogna stare attenti a maneggiarli, non è raro che i pescatori di Piranha mostrino i segni di qualche morso sulle dita. Dopo la breve dimostrazione il pesce viene liberato. Ne peschiamo un altro paio prima di riaccendere il motore e dirigerci ancora sulla barca. È quasi l’ora del tramonto e stavolta consumeremo la cena a terra, dentro la foresta non lontani dal fiume e dalla barca. Cassio ci chiede in quanti di noi vogliono dormire in foresta sulle amache, non tutti sono entusiasti, ma io accetto. Scendiamo dalla barca portando con noi amaca e zanzariera oltre che al cambio per la notte.
Stavolta, a trasportarci dalla barca a riva, non è il solito ragazzo ma un signore più anziano, Antonio, che scopriremo essere il custode di una casa nella foresta appartenente ad una coppia del nord Europa e amico di Cassio.
Scesi a riva camminiamo per circa un centinaio di metri o poco più fino ad arrivare ad uno spiazzo dove è sistemata una tettoia: dormiremo lì. La tettoia non ha muri, ha solo dei paletti che la sostengono, di fatto dormiremo all’aperto, nella foresta.
Scendiamo tutti, compresi i pax che poi torneranno sulla barca a dormire.
Mentre sistemiamo le amache, aiutati da Cassio, Antonio accende un falò poco distante la tettoia. Il fuoco trasforma velocemente la legna in braci sulle quali viene posizionata una griglia che servirà per cucinare la nostra cena.
Mangeremo Piranha vegetariano cotto alla brace. No, non è uno scherzo, si tratta di un pesce che è un lontano cugino del più famoso Piranha rosso ma si nutre di semi, è molto più grande, a vederlo sembra un pesce oceanico, sempre dalla forma a disco ma di grandi dimensioni. È una specie scoperta recentemente, è stato individuato per la prima volta nel 2007 e… è buonissimo; cotto alla brace con un filo di lime è sublime. Senza nessun dubbio posso dire che è stata la cena più buona di tutto il viaggio, senza se e senza ma.
Prima di cena Cassio ci prepara della caipirinha (che sarà letale per alcuni del gruppo, causa il ghiaccio tritato).
In questa serata sfoggeremo finalmente le nostre torce frontali, quello strano accessorio che ogni coordinatore inserisce nella lista delle cose da portare e che non serve quasi mai.
Dopo cena ascoltiamo i racconti di Cassio e Antonio, di quando sono stati aggrediti da un giaguaro nella foresta o di quando sono stati rapiti dagli extraterrestri. C’è stato un caso di presunto avvistamento in amazzonia che è diventato virale qualche anno fa. Mentre stiamo ascoltando i racconti vediamo comparire delle luci che sembrano fiammelle di accendino ma che si avvicinano a noi diventando sempre più grosse; sono lucciole dell’amazzonia. Emettono una luce costante e sono enormi, tutto in amazzonia è più grande, lo sanno bene le popolazioni indigene.
Ad una certa ora ci dividiamo, alcuni pax rientrano in barca mentre chi è rimasto si sistema sulle amache protetti dalle zanzariere che serviranno più che altro a tenere lontani insetti di vario genere visto che di zanzare non se ne vedono.
Spegniamo le torce e ci addormentiamo ascoltando i suoni della foresta.
Che giornata pazzesca.
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tappe |
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tempi |
9 |
(gio) 10/08/2023 |
Visita al parco delle ninfee -> Encontro das Aguas -> Rientro a Manaus |
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Tutta la giornata |
Ci risvegliamo alle prime luci dell’alba. Io sono uno dei primi a muovermi seguito a ruota dagli altri pax, da Cassio e da Antonio che ravviva le braci e ci prepara un cafezinho brasileiro. Tempo di rimuovere le amache dai ganci posti sotto la tettoia e torniamo sulla barca dove ci riuniamo al resto del gruppo. Prima tappa della giornata è il lago delle ninfee. Si tratta di un piccolo laghetto situato sulla sponda destra del Rio Negro nei pressi di Manaus. Il laghetto non è molto grande ma popolato da un nutrito gruppo di scimmiette curiose. La sosta è breve perché ci aspetta la navigazione fino ad Encontro das Aguas. Appena saliti sulla barca riusciamo anche a fare il check-in online con la App di Azul e distribuire tutte le carte d’imbarco ai pax. Navighiamo per qualche ora rilassandoci sulle amache cullati dal movimento dell’imbarcazione fin quando non arriviamo nel punto in cui il Rio Negro confluisce nel Rio delle Amazzoni; qui avviene un fenomeno curioso: per più di 40 km le acque non si mescolano e il Rio delle Amazzoni assume due colori ben distinti; verso la riva sinistra ci sono le acque nere del Rio Negro, verso la riva destra quelle marroni del Rio delle Amazzoni. Il fenomeno è dovuto a diversi fattori: l’acqua del Rio Negro è più acida, scorre meno veloce ed è più calda rispetto a quella del Rio delle Amazzoni. La nostra avventura sulla barca Correa Filho IV termina col rientro nel porto di Manaus. Siamo tutti un pochino tristi, avremmo voluto rimanere sulla barca ancora qualche giorno.
Il van ci sta aspettando ma non diciamo addio a Cassio, ci verrà a prendere il mattino dopo per portarci in aeroporto.
Arriviamo all’Hotel Do Largo che si trova a meno di duecento metri dal teatro Amazonas, facciamo il check-in e chiediamo a Cassio se può prenotarci uno dei pochi ristoranti della zona, il Tambaqui de Banda.
Tempo libero per il gruppo. Ci ritroviamo tutti per una discreta cena, terminiamo la serata al Casario 179, un locale dove fanno musica dal vivo.
In molti vanno a dormire presto perché alle cinque del mattino abbiamo appuntamento con Cassio.
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data |
tappe |
km |
tempi |
10 |
(ven) 11/08/2023 |
Manaus -> Belem -> São Luís -> Santo Amaro do Maranhão |
20;1.299;490;228 |
20’;2h05’;1h05’;3h30’ |
Sveglia presto, alle cinque in punto ecco Cassio con il van. In meno di venti minuti siamo in aeroporto, lo salutiamo con la promessa di rivederci prima o poi e con tanta tristezza nel cuore. Visto che abbiamo tempo facciamo anche colazione prima di passare i controlli di sicurezza. Il volo parte puntuale e puntualmente atterra a Belem, due ore e mezza di scalo per ripartire alla volta di São Luís dove atterriamo dopo l’una del pomeriggio.
Ad attenderci il van procurato dal corrispondente Luca Palmieri e che ci porterà fino a Santo Amaro. Il trasferimento è abbastanza lungo e per il van non è dei più comodi per chi si sistema nei posti posteriori.
Facciamo un paio di soste per sgranchirci per arrivare a Santo Amaro nel tardo pomeriggio.
Santo Amaro è una cittadina molto piccola, più un paese che una città, ci sono però diverse pousadas che si riempiono durante i periodi festivi brasiliani.
La nostra, Pousada 2 Nações, è stata appena costruita, le stanze sono molto carine e accoglienti, c’è la possibilità di lavare i panni sporchi in lavanderia e la colazione la si fa in un bel gazebo situato a pochi metri dalle stanze.
Dopo aver preso le stanze ci rilassiamo un pochino fino all’ora di cena.
Ceniamo con degli ottimi hamburger nel Pub Farol Bistro che si trova a lato della piazza della chiesa, Praça Matriz.
Dopo cena alcuni ragazzi del gruppo improvvisano una partita a calcio con i bambini locali.
Vinceranno i nostri di misura ma faticando non poco tenendo conto che il più grande di loro avrà avuto 12 anni.
Andiamo a dormire che siamo tutti molto stanchi e qualcuno è anche molto provato, sconfitto dal ghiaccio delle caipirinhe dei giorni precedenti.
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data |
tappe |
km |
tempi |
11 |
(sab) 12/08/2023 |
Santo Amaro do Maranhão -> Betânia -> Primeira Cruz -> Santo Amaro do Maranhão |
10;10;20;20 |
30’;30’;45’;45’ |
Sono le nove del mattino quando due camionette (dei Toyota Hilux con delle panche per nove passeggieri nel cassone) ci vengono a prelevare per portarci a Betânia, un villaggetto che sorge proprio al limite del parco naturale dei Lençóis Maranhenses. Il parco si estende con un’area di circa 155.000 ettari nell’entroterra della costa nord-ovest del Paese. Viene delimitata da tre fiumi: il Rio Preguiças, il Rio Grande e dal Rio Parnaíba. Questi fiumi, soprattutto il Preguiças, nelle varie ere geologiche hanno depositato verso la foce enormi quantità di sabbia bianca finissima e i forti venti hanno fatto sì che si creassero delle dune di sabbia alte fino a 40 metri. A differenza dei deserti di sabbia di tutto il mondo, qui, le piogge, soprattutto nel periodo che va da gennaio a maggio, sono copiose e riempiono i numerosissimi bacini sabbiosi tra le dune. Il risultato è di avere un paesaggio unico al mondo. Le numerose lagune di acqua dolce si estendono per tutta la superficie del parco naturale e vanno via via asciugandosi durante la stagione secca.
Arrivati al villaggio di Betânia si abbandona la strada asfaltata per salire lungo le dune. Superato il primo grande ostacolo, davanti a noi si apre un paesaggio da togliere il fiato. La finissima sabbia bianca forma delle dune sinuose che hanno la forma di enormi lenzuola (Lençóis in portoghese). Le dune sono separate tra loro da lagune di acqua blu, azzurra e verde smeraldo. Il contrasto dei colori è pazzesco e solo la presenza di altre persone ci restituisce la reale grandezza dello spettacolo che stiamo ammirando.
Le jeep si spostano più avanti, nelle prime lagune c’è troppa gente; seguiamo le tracce di altre jeep e poi deviamo creando delle tracce tutte nostre.
Finalmente arriviamo in un punto dove siamo soli, lontano dalla confusione, nel mezzo di questo paradiso.
Non vediamo l’ora di scendere e farci un bagno; appena le jeep si fermano possiamo scendere, scalzi, la sabbia è talmente bianca che riflette la luce del sole rimanendo fresca.
Molliamo gli zaini e ci fiondiamo nell’acqua, me la aspettavo più fresca invece è più calda di quella del mare ed è un piacere stare a mollo. Alcuni di noi escono dall’acqua, si arrampicano sulla duna che delimita la laguna e si rotolano nella sabbia, impanandosi, fino a rituffarsi nell’acqua. È uno spettacolo incredibile, vorremmo fermarci tutta la giornata ma dobbiamo rientrare a Santo Amaro da dove ripartiremo per raggiungere Primeira Cruz.
Le istruzioni sono quelle di partire per le 14:00 ma un autista ci dice di partire per le 15:00 e l’altro per le 13:00. Decidiamo di partire per le 14:30 ma vedremo in seguito che sarebbe stato meglio partire da Santo Amaro per le 15:00.
Andiamo a fare un’attività che non molti fanno, andiamo a vedere il rientro degli Ibis Rossi. Primeira Cruz è una piccola cittadina che sorge sulla riva destra del Rio Grande, praticamente alla foce con l’oceano Atlantico. Scendiamo dalle camionette e dopo aver atteso una mezzora ci dividiamo in due per salire su dei motoscafi simili a quello usato in Pantanal. Navighiamo verso la foce fermandoci di quando in quando a vedere delle scimmiette giocare sugli alberi cresciuti sulla sponda del fiume. Quando siamo arrivati quasi alla foce riusciamo a scorgere qualche Ibis Rosso sulle spiagge fluviali poco distanti. Sotto la luce del sole sembrano fosforescenti, sono di un colore rosso aranciato abbagliante, non passano certo inosservati. Siamo quasi al tramonto e due motoscafi spengono i motori e calano l’ancora vicino alla sponda destra del fiume. Alcuni alberi bassi e dalle chiome folte crescono con le radici direttamente nell’acqua formando quasi una barriera tra il fiume e la foresta. Appena il sole è all’orizzonte e sta per coricarsi ecco i primi esemplare volare sopra le nostre teste per poi appollaiarsi su questi alberi. Prima uno, poi due, poi tre, poi quattro alla volta fino a diventare degli stormi di incredibile numero. Tutti, e dico proprio tutti, vanno ad appollaiarsi su quella manciata di alberi che ancora adesso mi chiedo come facciano a reggere il peso di tutti quei volatili. Gli alberi, che prima erano verdi, ora sembrano alberi di mele rosse carichi come non mai. Rimaniamo a bocca aperta, lo spettacolo è incredibile, unico al mondo. Le imbarcazioni rimangono a debita distanza per non disturbarli, giustamente. È sicuramente una cosa che consiglio a tutti i gruppi, non perdetevi questo spettacolo della natura.
Col cielo ormai buio rientriamo a Primeira Cruz, riprendiamo le Jeep e rientriamo alla base. Cena nel pub vicino a quello della sera precedente e poi a nanna, niente partita di rivincita con i bimbi del posto.
Col senno di poi! Per arrivare a Primeira Cruz da Santo Amaro è sufficiente partire alle 15:00. |
gg |
data |
tappe |
km |
tempi |
12 |
(dom) 13/08/2023 |
Santo Amaro do Maranhão -> Barreirinhas -> Lagoa Bonita -> Barreirinhas |
95;17;17 |
1h30’; 1h30’; 1h30’ |
Sveglia, colazione e alle 9:00 partiamo per il trasferimento verso Barreirinhas. Abbiamo una Toyota Hilux e una camionetta più vecchia. Il trasferimento è abbastanza lungo.
Arriviamo finalmente alla Pousada Do Professor a Barreirinhas, prendiamo le stanze e due Jeep vengono a prendere i pax che hanno deciso di effettuare il sorvolo sui Lençóis.
Il volo dura circa 30’ e noi lo abbiamo fatto su un piper da 6 posti (pilota compreso). L’ esperienza, dal mio punto di vista, vale tutti i soldi spesi.
Rientriamo alla Pousada e risaliamo sulle due camionette per arrivare alla Lagoa Bonita. Una delle lagune più grandi e profonde del parco.
Con noi oggi abbiamo una guida, una ragazza, ride tantissimo, mangia tantissimo e spiega pochissimo.
Appena fuori Barreirinhas attraversiamo il Rio Preguiças su di un traghetto che è di fatto una piattaforma spinta da una barca a motore. Ci stanno 8 veicoli e le persone. Dopo aver attraversato il Rio ci troviamo ad affrontare quasi due ore di pista sabbiosa messa veramente malissimo. Sui cassoni ci si diverte ma va tenuto conto che non è adatto a chi soffre di ernie alla schiena, a meno di non rimanere all’interno dell’abitacolo della Hilux. Il gioco è bello finché dura poco, ma un’ora e mezzo di sballottamenti in stile Tagadà ci provano abbastanza.
Arriviamo finalmente alla base dei Lençóis; la salita a piedi è ripidissima anche se viene facilitata da una parte tramite una scala in legno molto comoda. Appena arrivati in cima la laguna si apre sotto di noi, che spettacolo incredibile, questa è la parte dei Lençóis più alti del parco. Ci allontaniamo dalla laguna più grande, piena di persone, per passare un’oretta nelle lagune vicine.
Non possiamo starci troppo visto che dobbiamo ritornare per la stessa strada.
Altre due ore quasi di supplizio dove le due jeep si separano e perdiamo tempo perché si riuniscano (altra cosa che farò notare al corrispondente). Arriviamo alla piattaforma per attraversare il Rio che siamo gli ultimi ed è giá buio.
Rientriamo alla Pousada per una doccia rapidissima e poi via a cena, fortunatamente la zona della “movida” è a pochi passi. Ceniamo al ristorante A Canoa dove si mangia molto bene.
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data |
tappe |
km |
tempi |
13 |
(lun) 14/08/2023 |
Barreirinhas -> Navigazione sul Rio Preguiças (Vassouras, Mandacaru, Caburé) -> Atins -> Lagune -> Barreirinhas |
- |
1h;30’;45’;1h;3h |
Dopo un’ottima colazione presso la nostra Pousada saliamo sul motoscafo che viene a prenderci direttamente in loco visto che la Pousada affaccia con un molo direttamente sul Rio Preguiças.
Dopo circa 45 minuti di navigazione arriviamo a Vassouras, una volta piccolo villaggio di pescatori, ora enorme parco eolico piazzato direttamente sulle dune del parco naturale. La sosta è breve, poco più di una mezzora, non è molto bello, le dune sono più basse e il parco eolico sullo sfondo è particolare ma, sinceramente, non è molto gradito dal gruppo.
Risaliamo sul motoscafo e dopo meno di 15 minuti siamo a Mandacaru, villaggetto di pescatori noto per il faro visitabile. Alcuni salgono, è gratuito, altri rimangono a bersi un cocco all’ombra. Sosta veloce e finalmente, dopo altri 20 minuti di navigazione siamo alla spiaggia di Cauburé, una lunga lingua di sabbia che separa per un lungo tratto il Rio Preguiças dall’Oceano Atlantico fino alla foce del fiume. Decidiamo di andare a farci un bagno nell’oceano. Qui è necessario usare infradito o ciabatte, la sabbia è rovente. Meno di 100 metri di sabbia separano le due acque, una dolce e l’altra salata. Ci buttiamo in mare, un oceano Atlantico particolarmente caldo, molto caldo, me lo aspettavo decisamente più freddo. Non rimaniamo molto, qui ci si ustiona velocemente e non c’è molto da vedere. Terminato quindi il bagno torniamo sulla lancia fino alla spiaggia di Atins, un villaggio di pescatori molto caratteristico. Qui riprenderemo le due Hilux che ci porteranno come prima cosa a pranzo, mangeremo i famosi gamberi di Atins al ristornate do Sr. Antonio, sono davvero speciali. Poi, dopo pranzo, staremo sulle dune vicino a Atins fino al tramonto. Finalmente riusciremo a rilassarci un po' di più e fare qualche camminata in questi luoghi pazzeschi.
Guarderemo un bellissimo tramonto dall’alto di una duna per poi riprendere le Hilux e rientrare a Barreirinhas. Anche qui, il tragitto è lungo ma la pista di sabbia è messa un pochino meglio rispetto al giorno precedente.
Sosta in Pousada per una doccia e torniamo a cena da A Canoa.
gg |
data |
tappe |
km |
tempi |
14 |
(mar) 15/08/2023 |
Barreirinhas -> São Luís Aeroporto -> Belo Horizonte -> Rio de Janeiro |
259;1.886;372;10 |
4h;2h50’;1h05’;20’ |
Sono le 9:00 quando lasciamo la pousada dopo un’abbondate e buona colazione. Oggi è giornata interamente dedicata al trasferimento. Decidiamo di darci dei cambi sul Van, è lo stesso che ci ha portato a Santo Amaro e dietro è davvero scomodo. Il decollo dovrebbe essere alle 15:25 ma il volo tarda di un’ora facendoci perdere la coincidenza a Belo Horizonte per Rio, fortunatamente ci riproteggono sul volo successivo e atterriamo a Rio de Janeiro intorno alle 22:00. Alla fine, ci è andata abbastanza bene. Andiamo diretti in albergo dove prendiamo le nostre stanze e ci troviamo col corrispondente per il briefing delle attività del giorno successivo. Finito il briefing alcuni decidono di uscire, ma la maggior parte del gruppo è provata e se ne va direttamente a dormire.
gg |
data |
tappe |
km |
tempi |
15 |
(mer) 16/08/2023 |
Rio de Janeiro city tour |
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Tutta la giornata |
Iniziamo il tour alle 8:00, subito dopo colazione. Abbiamo un van tutto per noi e una guida, Arlene, che si dimostrerà molto coinvolgente e precisa sui tempi.
Iniziamo con la salita al Pan di Zucchero con la funivia. Il cielo è coperto ma riusciamo a vedere tutta la città compreso il Cristo Redentore sul monte Corcovado. La visita dura poco più di un’ora e tempo di scendere con la teleferica che già ci stiamo spostando sul monte Corcovado per vedere il Cristo Redentore da vicino. C’è tantissima gente ma il flusso scorre rapido e in men che non si dica abbiamo già fatto le foto di rito ai piedi dell’enorme statua che fa parte delle sette meraviglie del mondo moderno (mah….).
Scesi dal Corcovado ci dirigiamo presso il tempio mondiale del calcio, il Maracaná. Non tutti vogliono entrare per la visita e quindi ci attenderanno al bar dello stadio comodamente seduti mangiucchiando qualcosa e bevendo caipirinha. La visita è interessante anche se ovviamente il tema trattato non può essere nient’altro che il calcio. Vediamo le maglie originali di Pelè, Didí, Vavá, Garrincha, Ronaldo il fenomeno, Ronaldinho, Neymar ecc. scendiamo negli spogliatoi e infine riusciamo ad entrare nel campo. Il terreno di gioco non è accessibile ma possiamo sederci sulle panchine del Flamenco e salire fino alle tribune Vip. Anche qui la visita dura circa un’ora. Usciti dal tempio del calcio passiamo per il sambodromo, luogo dove durante il carnevale, sfilano le scuole di samba. In TV sembra più grande.
Il Van ci lascia in centro per visitare la Catedral Metropolitana de São Sebastião (nulla di che abituati alle nostre chiese) e alla visita della Escadaria Selarón, opera architettonica dell’artista cileno Jorge Selarón come suo tributo al popolo brasiliano. Il nostro tempo col Van sarebbe scaduto ma decidiamo di rimanere in centro per visitare la ex favela di Santa Teresa e ritornare col taxi. Ora Santa Teresa è un quartiere bonificato molto carino, famoso per la sua atmosfera bohémien, per gli atelier degli artisti e i bar tradizionali.
Appena dopo il tramonto andiamo direttamente a cena al Restaurante Vinícus e Bossa Nova Bar. Sicuramente il ristorante migliore del viaggio, più caro rispetto alla media ma a ragion veduta. Questo ristorante è famoso perché ogni sera c’è musica dal vivo e in particolar modo Bossa Nova tradizionale. Le aspettative sono state rispettate, il duo composto da chitarra classica e voce ci ha accompagnato per tutta la serata con l’eleganza della Bossa. Bravissimi.
Altra particolarità: questo ristorante si trova proprio di fronte Restaurante e Bar Garota de Ipanema dove leggend narra che il compositore Antonio Carlos Jobim scrisse il suo capolavoro “Garota de Ipanema” (The girl from Ipanema, la ragazza di Ipanema). Sul muro esterno del ristornate è riportata una gigantografia dello spartito.
Decidiamo di smaltire l’ottima cena con una passeggiata lungo la spiaggia di Ipanema prima di rientrare in Hotel
gg |
data |
tappe |
km |
tempi |
16 |
(gio) 17/08/2023 |
Rio de Janeiro Favela Rocinha -> San Paolo -> Roma |
10;18,5;344;9.414 |
20’;35’;1h05’;11h10’ |
La sveglia è molto presto perché alle 7:00 abbiamo appuntamento con l’autista del Van che ci porta fino alla Favela Rocinha. Arrivati alla base della favela incontriamo Julio Cesar, marito di Barbara Olivi, sarà lui a guidarci nella visita.
Premessa: è possibile fare foto, è possibile girare con telefoni e macchina fotografica senza, sarà lui a dirci quando e cosa è possibile fotografare, non c’è da avere paura o preoccuparsi se all’interno dei vicoli della favela incontreremo ragazzi armati.
Come prima cosa saliamo un pezzetto a piedi per arrivare ad un primo punto di vista panoramico di Rio dalla favela. Inizia poi il giro dalla cima della favela percorrendo un intricato labirinto di vicoli strettissimi. Julio ci racconta della vita dentro la favela e del lavoro che svolge con Barbara per aiutare, con la loro onlus, i bambini e le donne. Già dopo un paio di incroci ci si perde, le persone che incrociamo ci guardano con indifferenza, credo siano ormai abituate ai gruppi di viaggiatori curiosi. Di quando in quando, prima di una svolta, Julio si ferma e ci dice di non fotografare quello che vedremo. L’impressione che si ha, visitando questi luoghi, è di come esista una povertà dignitosa nelle zone rurali e una povertà che calpesta la dignità umana nei ghetti delle grandi città. Questo vale in ogni parte del mondo, sia che si tratti di una favela di Rio, sia che si tratti delle baraccopoli di New Delhi, sia che si tratti di qualche quartiere degradato delle nostre città qui in Italia. Verso la fine del giro arriviamo alla sede della Onlus “Il sorriso dei Bimbi” dove Julio vive insieme a Barbara. È qui che la incontriamo con grande piacere. Ci accomodiamo sulla terrazza con una vista mozzafiato della favela stando attenti a non fotografare nulla che non si dovrebbe fotografare.
Prima di continuare il giro paghiamo Barbara e ci prendiamo dell’acqua fresca. Da quel poco che abbiamo potuto capire dalle parole di Barbara, la vita in favela è ovviamente difficile, soprattutto per le donne che in molti casi vengono maltrattate e picchiate, a volte uccise da compagni violenti, ubriachi o drogati. Quando ci racconta quello fanno e che hanno fatto per le donne e i bambini della favela lo fa con un sorriso e un orgoglio contagioso. Ci saremmo voluti fermare più tempo ma aihmè il tempo è tiranno e nel pomeriggio abbiamo il volo che ci porta a San Paolo e che non possiamo assolutamente perdere.
Salutiamo Barbara e concludiamo il giro con Julio arrivando ai piedi della favela, lo salutiamo, risaliamo sul Van che ci porta in aeroporto.
Tempo di stampare i boarding pass alle macchinette, passare il controllo sicurezza e siamo al gate.
Anche questo volo decolla e atterra puntuale.
Al grande aeroporto di San Paolo cambiamo e spendiamo gli ultimi Reais prima di imbarcarci.
gg |
data |
tappe |
km |
tempi |
17 |
(ven) 18/08/2023 |
San Paolo -> Roma |
9.414 |
11h10’ |
Atterriamo a Roma in perfetto orario, non serve nemmeno andare al ritiro bagagli e quindi ci salutiamo col solito magone e la promessa di incontrarci presto, sia in qualche altro viaggio, sia per qualche raduno.
Che dire, viaggio pazzesco, oltre le più rosee aspettative e un gruppo unico che ha reso questo viaggio ancora più bello.
Passerò diverse notti, dopo il rientro, a sognare di essere ancora sulla barca di Cassio, sulle dune dei Lençóis, nel Pantanal dei caimani e dei giaguari.