Colombia 2018/2019

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Libertad y orden

Un viaggio in Colombia è un Viaggio fondamentalmente di impatto storico e culturale, non offre molto a livello paesaggistico. Il Paese si presta a diversi tipi di itinerario, dipende un po’ dal taglio che si vuole dare al viaggio: se più tranquillo, con inserimento di trekking, privilegiare zone nuove come Medellin o Cali o rimanere sul tradizionale di San Augustin. Si può poi decidere di dedicare più o meno tempo a città come Cartagena che sicuramente meriterebbe più attenzione.

La Colombia oramai è un paese sicuro, basta solamente fare attenzione nelle grandi città, si tratta al limite di furtarelli ma non c'è criminalità che punta ai turisti, si può andare a Medellin tranquillamente senza incorrere in problematiche legate alla sicurezza.

La Colombia è ancora da scoprire nelle zone remote come Cali e l'amazzonia. Il tour che abbiamo percorso col gruppo tocca: Bogotà, Salento, Medellin, Cartagena, alta Guajira, Santa Marta e i due parchi della valle del Cocora e di Tayrona. Le persone sono gentilissime, si mangia bene, il clima è buono ed in linea di massima si ottiene un buon compromesso tra viaggio avventuroso e viaggio culturale.

Anche questo, come ormai molti altri viaggi, lo faccio coordinando un gruppo di Avventure Nel Mondo (clicca) ed il viaggio specifico è questo (clicca).

Di seguito il nostro itinerario giornaliero.

  • 28/12

Partiti in orario da MXP, arrivati in orario a Newark. Sbrigato questioni doganali e rifatto security check. Ora ci sono ben 9:39 di attesa. Avremmo potuto andare a Manhattan ma non tutti avevano l’ESTA per entrare, alcuni solo per transit. Inoltre piove a dirotto. Dopo una lunga attesa e un cambio di gate abbiamo preso anche il volo per Bogotà.

  • 29/12

Atterriamo con 40 minuti di anticipo ma la coda all’immigrazione è molto lunga. Ci aspetta il nostro corrispondente all’uscita dell'aeroporto. Con lui andiamo in albergo che raggiungiamo per le 8 circa. Qui ci danno subito le stanze ma ci aspetta una brutta sorpresa: il cambio denaro migliore è a Bogotà, sentiamo anche Andrés (la nostra guida di Medellìn) che ci conferma la cosa. Cambiamo con uno sfavorevole 1:3300 invece di 1:3700. Decidiamo di cambiare tutto. Andiamo anche a prendere delle schede SIM Claro che ci costano 23.000 COP di cui 3k di scheda e 20k di ricarica. 870 Mega per 20 giorni ma whatsapp e Facebook illimitati. Non male. Prendiamo un taxi che ci porterà al Monserrate, c’è fila e funziona solo la funicolare. Sono le 11:30 ma la fila scorre veloce. Dopo una mezzoretta scendiamo e a piedi raggiungiamo il bel quartiere di La Candelaria. Giriamo lentamente per i vicoli colorati e mangiamo anche qualcosina. Alle 16 entriamo al museo Botero che è gratuito ma le audioguide costano 10.000 COP e sono solo in inglese, spagnolo o francese. Verso le 17 siamo andati in piazza Bolivar e poi verso le 18 ci siamo separati. Alcuni erano stanchissimi e hanno mangiato hamburger nel ristorante Hamburgeria vicino al museo di Botero. Misto di amburgherini, insalate birre e coca circa 32.000 COP a testa. Tornati in taxi con altri 8.000 COP. Altri hanno fatto aperitivo in Candelaria poi taxi per la zona G. Cenato in una steak house. 2 filetti di carne, zuppa di verdure e bere per un totale di 50.000 COP a testa. Una volta rientrati in albergo abbiamo fatto il check-in online per Armenia.

  • 30/12

Sveglia con calma e colazione per le 8. Andiamo alle 10 al museo dell’oro che la domenica è gratuito. L’esposizione è grande e ci vogliono circa un’ora e mezza o due per vederlo. Carina la sala dell’offerta con la saletta chiusa che offre uno spettacolino ogni 3 minuti.

Dopo il museo torniamo dalle parti di piazza Bolivar. Ci fermiamo al ristorante “La Puerta Falsa” per mangiare dei Tamales.

Sono circa le 13 quando andiamo a visitare la chiesa di Santa Clara e poi quella di San Augustin. Torniamo a piedi in albergo e siamo pronti alle 15 quando viene il nostro corrispondente a prenderci. In breve siamo in aeroporto, avendo già fatto il check in facciamo solo il drop-off bagagli. Passiamo i controlli di sicurezza e imbarchiamo con 30 minuti di ritardo. Ad aspettarci ad Armenia c’è Jimmy: autista di Salento che lavora sempre per il nostro corrispondente di Bogotà. Durante il tragitto ci spiega che alle porte del paese di Salento c’è anche la “Casa Alemana” del braccio destro di Escobar e suo autista. Arriviamo a Salento alle 20:30 circa. Una volta prese le stanze usciamo e prendiamo acqua e viveri per il giorno seguente. Andiamo a cena al “Todo riko” e mangiamo una buona trota a meno di 20.000 COP a testa con bevande. Giretto nel centro di Salento e poi a nanna per mezzanotte.

  • 31/12

Sveglia alle 5. Alle 6 appuntamento con Jimmy. Arriviamo a prendere i cavalli e siamo gli unici. Per un fraintendimento prendiamo i cavalli e andiamo subito a vedere il bosco delle palme. 4 a cavallo e due a piedi. Siamo i primi a salire ed il sole è appena sorto. Lo spettacolo è incredibile ed è solo per noi. Le due ragazze a piedi proseguono per la casa di montagna e la casa del colibrì. Noi invece torniamo indietro e saliamo sempre a cavallo alla casa del colibrì. Il percorso è stupendo ma forse poco adatto ai cavalli, soprattutto in discesa; incontriamo ancora pochissima gente. Siamo alla casa del colibrì per le 10:30. Mangiamo il formaggio, beviamo la cioccolata e ammiriamo i colibrì che volano numerosi intorno a noi. Poi scendiamo per la stessa strada ma stavolta incrociamo davvero tante persone e altri cavalli. Non è il massimo visto che il sentiero è molto ripido con tante rocce dove i cavalli scivolano. Col senno di poi salirei a piedi o a cavallo prima per andare alla casa del Colibrì, poi andrei a piedi alla casa di Montagna e infine scenderei al bosco delle palme, facendo quindi un giro antiorario. La sera prima avevamo prenotato i cavalli con Jimmy (l’autista) il quale ci aveva detto che la strada per la casa di montagna era chiusa. Pensando che non avremmo potuto completare il percorso ad anello, siamo saliti prima al bosco delle palme e poi siamo tornati sui nostri passi per salire alla casa del colibrì. Di fatto il sentiero era chiuso ai cavalli e non alle persone che vogliono andarci a piedi. Difatti, due partecipanti che erano saliti al bosco delle palme a piedi hanno poi proseguito per la casa di montagna raggiungendo successivamente la casa del colibrì pochi minuti dopo l’arrivo del resto del gruppo che era a cavallo. Col senno di poi va bene partire dal bosco delle palme così presto in quanto, una volta in cima non ci sarà molta gente. Si può salire quindi sia a cavallo che a piedi. Poi non sarei risceso a cavallo, ma avrei proseguito a piedi alla casa di montagna, poi a quella del colibrì per tornare poi alla base; facendo quindi il giro orario. Alle 13:00 siamo tutti pronti per andare a Filandia. Il caldo è intenso ma ancora secco. Arriviamo alle 14 e ci diamo appuntamento per le 16:30. Vediamo anche la Posada Alemanha, casa del braccio destro di Pablo. Alle 17 siamo all’ostello, doccia e relax prima della cena di capodanno. Andati a cena tardi verso le 21 nell’unico ristorante aperto. Mangiato hamburger e omelette salati. Due ragazze sono tornate in albergo prima di mezzanotte, una non stava bene. In 4 siamo rimasti alla festa del paese molto carina e senza eccessi. Io e un partecipante siamo rimasti ad ascoltare un gruppo che suonava dal vivo mentre due ragazze sono rimaste a ballare alla festa della piazza principale. Brindiamo a mezzanotte con una birra e poco dopo andiamo a dormire.

  • 01/01

Sveglia alle 6:30 colazione alle 7.

Arriviamo in anticipo alla Finca Las Acacia. Alle 9 comincia il tour che è molto bello e dura circa un’ora e mezza. Ripartiamo e per le 11:20 siamo al Mariposario di Calarca. Io giro sarebbe di 2 ore e mezza ma chiediamo di fare il giro da un’ora e mezza. È sufficiente. Usciamo alle 13 circa e siamo in direzione Medellín.

Ci fermiamo alle 13:45 a mangiare lungo la strada e alle 15 siamo nuovamente nel bus. Arriviamo a Medellín dopo una ulteriore sosta per riposare noi e l’autista. Sono le 21 quando raggiungiamo il nostro albergo e facciamo il check-in. Ci facciamo un giro per il Poblado e mangiamo. Purtroppo è il primo gennaio e molti locali e ristoranti hanno già chiuso. Il centro del divertimento ruota intorno a Parque Lleras, calle 10 e tra carrera 40 e carrera 36. Rientriamo a mezzanotte e mezza. Devo dire che il trasferimento è molto lungo ma passare per la zona cafetera è uno spettacolo per gli occhi. La vastità delle piantagioni di caffè immerse in un paesaggio armonioso rendono il viaggio meno tedioso.

  • 02/01

Sveglia alle 7:30 alle 8:30 appuntamento con Andrés. Partiamo subito per Guatapè. Ci fermiamo prima a vedere la chiesa di granito del paese Nuevo Penhol e dopo la breve visita ci rechiamo alla replica del paese di Penol con vista sul lago dove c’era il paese ora allagato. Scendendo a Guatapè per arrivare alla Piedra notiamo un caos di persone devastante. Siamo nel periodo delle festività natalizie e ci sono tantissimi turisti colombiani che prendono d’assedio questa località, davvero troppa gente. Siamo arrivati alle 12 alla Piedra, siamo saliti ma vista la quantità di gente ci abbiamo messo 2 ore. Siamo scesi alle 14 e alle 14:30 eravamo ad un ristorante a Guatapè. Ci rimettiamo in marcia alle 15:15 per un giretto a Guatapè.

La cittadina è carina ma molto artificiale e poi oggi c’è tantissima gente. Decidiamo quindi di prendere una lancia per un giretto sul lago. Prendiamo una barca privata. Partiamo per le 16:30. Vediamo molte delle Ville nella zona dell’invalso. Vediamo la prima Villa di Escobar che aveva dei tunnel che la collegavano ad un sottomarino in caso di emergenza. Vediamo gli hotel dei fratelli Ochoa e immancabile la Finca La Manuela che poi 4 di noi visiteranno. Arriviamo fino al paese originale allagato di Penol. Vediamo l’unica casa originale rimasta in piedi che era di un medico italiano. Passiamo davanti alla croce eretta dove si trovava la vecchia chiesa e poi ci dirigiamo fino alla Finca La Manuela. Ora è di proprietà di un ex scagnozzo di Escobar che ha preso la villa in usucapione. Lui si chiama Juan e lo abbiamo anche visto. Il giro è interessante e costa 7.000 COP a testa. La villa è stata incendiata dai Los Pepes ma la discoteca è rimasta intatta (ora è un bar). C’è anche il campo da paintball ancora usato. Torniamo che sono le 18:45 circa e purtroppo becchiamo traffico a causa di un incidente. Arriviamo a Medellín alle 20:30 circa.

  • 03/01

Usciamo alle 7:30 e Andrés ci porta prima al Parque San Antonio dove c’è stato un attentato nel ‘95. Poi siamo andati a piazza Botero. Abbiamo attraversato il Prado Centro dopo aver visto il duomo. Il Prado è molto pericoloso anche di giorno. È anche la zona dei trans. Prendiamo la Metro per andare a Santo Domingo. Saliamo a Santo Domingo con la funicolare e poi scendiamo a piedi. Qui incontriamo un ragazzo che ci racconta la stesse cose che ci aveva raccontato Andrés sulla situazione attuale di alcuni Barrios. Dalla morte di Escobar nel 1993 fino al 2013, i Barrios di Medellín erano zona di guerra. Non essendoci piú un capo, la lotta per il controllo delle zone di spaccio e prostituzione causava morti che venivano contati a decine ogni giorno. La polizia e l’esercito non si azzardavano ad entrare nei barrios, c’era una taglia sulle loro teste. Ad ogni poliziotto ucciso, i capi corrispondevano una taglia. La somma aumentava a seconda del grado del poliziotto ucciso. Era impensabile entrare nei barrios se non vi facevi parte. Vista la conformazione geografica della città, tutti i barrios arroccati sulle pendici delle montagne erano collegati al centro di Medellín solo tramite una singola strada. Chiunque entrasse o uscisse era controllato. Ora, con le funicolari, il discorso è cambiato. Nel 2013 il comune di Medellín ha stipulato un patto non scritto con i capi dei barrios. Il patto prevede che ad ogni militante dei barrios venga corrisposto uno “stipendio”, ovviamente in nero. Oltre allo stipendio in nero, il comune chiude gli occhi sul giro di narcotici e gestione della prostituzione. In cambio, all’interno dei barrios, non si spara più e i turisti non vengono aggrediti. La giurisdizione della polizia arriva fino all’ingresso dei barrios, all’interno invece le cose sono diverse e cambiano da barrio a barrio. Ad esempio, la Comuna 13, il barrio più pericoloso del mondo fino al 2013, è diventata un quartiere di artisti: writers, ballerini, rappers ecc. Sono pure state costruite delle scale mobili per facilitare l’accesso ai turisti che sono totalmente al sicuro. Diversamente, nel barrio Santo Domingo, non è così. Lo straniero/turista può entrarci solo se accompagnato da una guida o da uno del barrio; solo in questo modo è al sicuro. Andrés ci dice che possiamo tranquillamente usare le nostre reflex e che nessuno ci avrebbe dato fastidio. In caso contrario, la persona che avesse tentato di rapinarci sarebbe finita molto male, probabilmente uccisa in meno di 10 minuti. Scendendo a piedi attraversiamo le zone di “tolleranza” ovvero dove fumare marijuana e sniffare coca è consentito. Incredibile. Il ragazzo che abbiamo incontrato a Santo Domingo ci confessa placidamente che i criminali dei barrios continuano le loro attività proprio nella zona rosa del Poblado. Spacciano, gestiscono la prostituzione e altri illeciti; al massimo vengono beccati dalla polizia e si fanno qualche periodo in carcere. Nei barrios la legge è diversa, chi sgarra viene ucciso. Alle 11:30 andiamo verso la Sierra. Prendiamo prima il tram e poi la funicolare. Incontriamo anche un diacono foggiano che è nella parrocchia di un famoso prete italiano alla Sierra che ci spiega il suo lavoro coi ragazzi del barrio. Ritorniamo subito indietro e andiamo verso la Comuna 13 ripassando per il centro. Giro interessante ma molto meglio Santo Domingo. Torniamo in albergo che sono le 16:10, prendiamo la navetta per l’aeroporto e ci arriviamo per le 17:10. Sbrighiamo le formalità, ci imbarchiamo e atterriamo alle 20 come previsto. Abbiamo l’autista che ci aspetta come pattuito con Martha che ci porta in ostello. Il Mamallena è proprio di fronte alla discoteca Café Havana. Posto carino anche se spartano. Acqua solo fresca ma ci si fa la doccia tranquillamente. Usciamo la sera e andiamo a mangiare. Chi vuole poi va a ballare.

  • 04/01

La mattina, dopo colazione, due persone vanno in spiaggia mentre in quattro fanno il giro di Cartagena con la guida William proposto dalla nostra corrispondente di Cartagena. Molto bravo. Prima andiamo al castello di San Felipe e poi giriamo il quartiere Getsemani. Per ultimo andiamo in centro. Verso le 13:10 siamo a pranzo al ristorante Santo Espirito, pieno di locali e zero turisti. Mangiato bene e molto economico. Il pomeriggio mentre il gruppo va alla spiaggia di Boca Grande io rimango in ostello ad aspettare Martha. Arriva puntuale verso le 15:45. Sbrighiamo subito le formalità e con lei prenoto online il bus pubblico per Riohacha del giorno dopo alle 18:15. Non sapendo esattamente quale fosse il terminal e se la prenotazione fosse andata a buon fine la gentilissima corrispondente è andata nella vicina agenzia della Expreso Brasilia a controllare che tutto fosse apposto. Così è. L’obiettivo della serata è andare a mangiare alla Cevicheria che purtroppo non prende prenotazioni. Arriviamo verso le 8 di sera, prendono il nostro nome e ci dicono che dovremo aspettare almeno un’ora e mezza. Poco male, andiamo a fare aperitivo in uno dei tanti locali della zona. La cena alla Cevicheria è davvero molto buona. Ritorniamo in albergo ma prima andiamo alla torre dell’orologio e alla piazza della chiesa, c’è tantissima gente il venerdì sera. La città è estremamente viva.

  • 05/01

Sveglia presto che alle 7 abbiamo la navetta prenotata per Cala Blanca. Ci si impiega almeno un’ora ad arrivare. Una volta arrivati un ragazzo del posto ci accompagna in spiaggia ma purtroppo ci fermiamo dove dice lui. Prendiamo le sdraio e dopo nemmeno 20 minuti arrivano le prime lance da Cartagena e la spiaggia diventa invivibile.

L’odore dei motori delle imbarcazioni è fortissimo, moto d’acqua che sfrecciano a pochi centimetri dalla gente. Venditori e massaggiatrici di ogni tipo che non ti lasciano riposare. Peccato, il posto sarebbe bello ma è invivibile. Andando però più avanti, verso destra, camminando 10 minuti la cosa migliora un pochino. Per cui non fermatevi subito e proseguite.

Lasciamo la spiaggia alle 12 circa. Il traffico a rientrare è allucinante e ci mettiamo un’ora e mezza ad arrivare. L’ostello (che consiglio come posizione) ci fornisce una doccia per lavarci e pranziamo. Alle 15:30 come pattuito ci viene a prendere il pulmino che ci porta al terminal (un’ora e passa di strada) tra l’altro foriamo ma siamo fortunati e lo facciamo davanti ad una baracchetta di gente che ripara gomme. Siamo al terminal bus per le 16:50. Cambiamo la prenotazione coi biglietti ed attendiamo le 18 per salire sul bus. Il bus parte puntuale alle 18:15 per cui era importante essere al terminal un’ora prima. Ci aspettano 8 ore di transfer ma il bus è dotato di tutti i comfort. Unica cosa, vestitevi, l’aria condizionata è davvero sparata. Arriviamo alle 1:35 circa a Riohacha. Prendiamo due taxi e siamo alla Casa Patio Bonita. Prepariamo gli zaini per domani.

  • 06/01

Colazione alle 7 e poi alle 8:15 siamo partiti con la Jeep dopo aver pagato il tour ad un agente del corrispondente che ci ha organizzato il tour per la Guaira (Juan). Ci fermiamo ad Uribia per comprare le galletas per i bimbi. La prima sosta è alle saline di Manaure e successivamente, mentre ci dirigiamo a Cabo de La Vela, il bullone del semiasse si stacca. Il nostro autista sistema il perno del semiasse con un cavo usb. Arriviamo al villaggio a mezzogiorno ma subito ripartiamo per Pilon de Azucar, saliamo il promontorio e scendiamo in meno di una mezz’ora. Torniamo al rifugio e pranziamo per le 13:30 con del buon pesce e gamberi. Nel frattempo arriva un nuovo autista con una nuova auto che sostituisce il nostro. Andiamo alla baia Ojo de l’agua che sono circa le 16:30. Saliamo per vedere il panorama. Al ritorno invece di proseguire per il faro rimaniamo sul promontorio molto meno affollato e ci guardiamo il tramonto con un paio di birre. Rientriamo per la cena a base di aragosta. Alle 22:30 staccano il generatore e tutti a nanna.

  • 07/01

Colazione alle 6:30 e si parte alle 7:15 per punta gallina. Ci fermiamo spesso a dare le gallette ai bimbi delle comunità.

La prima baia a cui ci fermiamo è baia Onda e subito dopo siamo andati sulle dune di Taroa, sono le 11 e possiamo stare in relax fino alle 13. Dopodiché ci rechiamo prima a Baia Ondita e poi a punta Gallinas. Pranziamo all’ospedaje Luz Mila verso le 14 con un pesce discreto. Pure il piatto vegetariano a base di lenticchie non è male. Finiamo di pranzare alle 15 circa. Dopo pranzo prendiamo una lancia che ci porta a fare un giro nella baia. Vediamo anche i fenicotteri. A metà giro ci fermiamo su una spiaggia in favore del tramonto dove, oltre a noi, ci sono poche persone. Facciamo il bagno in un’acqua fresca ma gradevole. Ripartiamo dallla spiaggia alle 18 e arriviamo verso le 18:40 da Luz Mila. Aspettiamo a cenare fino alle 20:30.

  • 08/01

Sveglia alle 6, colazione alle 7 e alle 7:40 si riparte in direzione Riohacha. Facciamo solo un paio di soste idrauliche e in una prendiamo anche degli zainetti tipici. Arriviamo ad Uribia per le 11:20, sosta di una decina di minuti e si parte in direzione di Riohacha. Una considerazione: parlando con gli Indios a Uribia ci han detto che, oltre alle classiche gallette, a loro piacerebbe ricevere dell’acqua. Costa molto cara e c’è la possibilità di acquistarla in piccole bustine di plastica da distribuire insieme alle gallette.

Arriviamo a Riohacha verso le 13:30 e pranziamo. Verso le 14:30 siamo in albergo. Posiamo le nostre cose e facciamo un giretto al mare. La spiaggia è brutta e il mare non è balneabile per cui rientriamo per le 17 e riposiamo fino alle 20. Ceniamo a La Casa del Marisco. Il cevice è buono cosi come i calamari ripieni di gamberi. Verso le 21:30 usciamo dal ristorante e ci facciamo un giretto per il centro che è praticamente solo il lungo mare. Per il resto non c’è nulla ed è pure abbastanza pericoloso, fortunatament eravamo col gruppo al completo, lo sconsiglio vivamente a chi volesse farsi un giro in solitaria.

  • 09/01

Ci spostiamo verso Santa Marta e partiamo alle 8 e il tragitto lo facciamo in un pulmino grande e comodissimo. Arriviamo a Santa Marta per le 13 e visto che Playa Grande è vicina decidiamo di prendere due taxi che ci portano fino alla spiaggia di Taganga da dove partono le lance per Playa Grande. Solo una persona del gruppo rimane a Taganaga a prendere il sole. Le lance che partono sono tantissime, arriviamo a Playa Grande ma è strapiena di gente. C’è una piccola spiaggia poco più avanti che si vede dalla lancia ed è più tranquilla, si tratta di Playa Sisiguaka. Volendo potremmo scendere a playa grande e farci un pezzetto a piedi ma chiediamo di portarci direttamente con la lancia pagando un piccolo supplemento. Il costo della lancia è comprensivo di andata e ritorno. Rimaniamo sulla spiaggia fino alle 6. Sulla spiaggia è possibile mangiare e bere. Rientriamo a Taganga dopo il tramonto e il piccolo paese che da sulla spiaggia si trasforma e diventa super turistico. Cerchiamo un taxi per tornare al nostro hotel ma ne troviamo solo uno e ci infiliamo dentro in 6. Doccia e fuori a mangiare. Ci facciamo un giretto per le vie di un centro molto carino e pieno di vita. Andiamo tutti a dormire abbastanza presto perché domani la sveglia è all'alba.

  • 10/01

Sveglia alle 5, si parte alle 6 e l’albergo ci fornisce dei sandwich con prosciutto e formaggio e dei succhi di frutta per fare la colazione al sacco.

Decidiamo di entrare tutti dal Calabazo. In due andranno a piedi fino a Pueblito scendendo dal sentiero di Piedra direttamente a Cabo San juan. In quattro prendiamo i cavalli e arriviamo a Pueblito. Visita veloce e poi si riprendono i cavalli per scendere a Cabo San Juan da un altro sentiero. Si arriva alla Playa Nudista, due spiagge ad ovest di Cabo San Juan.

Purtroppo però prima di entrare affrontiamo un imprevisto. Il numero massimo di accessi al parco Tayrona è di 1800 persone al giorno. Noi ci attardiamo ad entrare e alle 7:30 chiudono l’ingresso del Calabazo. Abbiamo dovuto prendere due moto e andare a prendere i biglietti per El zaino e tornare indietro. Praticamente io ero su una moto guidata da un colombiano mentre sull’altra moto c’era il pilota e la nostra guida a cui abbiamo affittato i cavalli. Siamo entrati facendo finta di nulla usando gli ingressi di El Zaino per entrare dal Calabazo. Occhio quindi a non attardarvi troppo per entrare dal Calabazo. Le moto ci sono costate 40.000 COP. Arrivati a cabo San juan altra sorpresa. Ci dicono che le carpas (tende) sono tutte prenotate e che il nostro corrispondente ha chiamato per cambiare i pernottamenti prenotando le amache al posto delle tende. Non accetto la cosa e sinceramente non ci credo dicendo che avevamo assolutamente prenotato le tende. Edier (il responsabile del check-in a Cabo San Juan) ci offre una tenda da sei invece di tre tende da due. Accetto ma appena vediamo la tenda mi arrabbio perché ci si sta in 4 e non in 6. Discuto un po’ e ci danno quindi una seconda tenda.

Da qui in poi è vita da spiaggia e relax. Essendo passati per la spiaggia nudista col cavallo abbiamo tentato di raggiungerla ma sbagliando un bivio siamo arrivato ad una più vicina e balneabile con poca gente.

Rientriamo a fare la doccia per le 6. Ve lo consiglio, non attardatevi altrimenti rischiate 3 ore di coda per la doccia (col rischio che finiscano l’acqua) e poi almeno due ore di coda per mangiare. Noi abbiamo fatto tutto in anticipo. Doccia per le 6 e cena per le 7.

Le tende sono comode e sono fornite di un materassino in gommapiuma piuttosto confortevole anche se lurido. Portatevi un sacco a lenzuolo. Non fa caldo, anzi è fresco e si dorme abbastanza bene. Non ci sono nemmeno zanzare. Abbiamo usato i lucchetti dei nostri zaini per chiudere le tende. Mentre per chi aveva il passaporto è stato necessario ricorrere ai lockers che si trovano vicino al ristorante. Vi consiglio di entrare al Tayrona portandovi appresso solo la copia del passaporto, è sufficiente.

  • 11/01

Ci svegliamo tutti tra le 6 e le 6:30. Tuffo in mare e poi colazione. Siamo tra i primi a sdraiarci nella piccola baia quasi deserta. Molta gente va e viene in giornata per cui la mattina c’è pochissima gente in quanto non sono in molti a dormire lì. Ci spostiamo tra le varie spiagge vicino a Cabo San Jan, dalla spiaggia nudista alla spiaggia Piscina. Quando sono le 14 partiamo a piedi per il Parquedero dell’entrata di El Zaino. A piedi la prima parte del tragitto è facile, si costeggiano le varie spiagge fino ad arrivare ad Arrecifes. Da lí in poi il sentiero sale per la montagna, si entra nella giungla e il caldo è parecchio nonostante siamo all’ombra. Si suda molto ma arriviamo al Parquedero per le 16 dove ci aspetta il bus per il rientro. Verso le 16:30 partiamo in direzione di Santa Marta e ritorniamo all’Hotel San Miguel Imperial che ci mette a disposizione due docce per lavarci. Ci sistemiamo e per le 19:30 partiamo in direzione dell’aeroporto. Sbrighiamo le formalità e siamo al gate in anticipo. Il volo per Bogotà decolla regolare.

Decollo e atterraggio in orario. Passiamo i vari controlli a New York e imbarchiamo subito per Milano.

  • 13/01

Il volo atterra a Milano in orario.

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