Lungo il Mekong 2023/2024
Lungo il Mekong
Link alla gallery fotografica
Il cuore dell'Indocina
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1 |
(gio) 28/12/2023 |
Milano Malpensa/Roma Fiumicino -> Doha |
4425/4039 |
5h40’/5h20’ |
Partenza regolare per entrambi i voli dall’Italia, i partenti dall’Italia si incontrano all’aeroporto di Doha direttamente al Gate di imbarco per Bangkok.
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2 |
(ven) 29/12/2023 |
Doha -> Chiang Rai -> Chiang Khong |
5291;699;95,9 |
6h30’;1h25’;1h30’ |
Decollo per Bangkok e atterraggio in orario. Qui ci raggiunge l’ultima partecipante del gruppo che ha preso i servizi a terra da Bangkok. Volo in orario per Chiang Rai dove atterriamo che sono quasi le 20:00. Tempo di recuperare i bagagli e fuori già ci aspettano i due Van. Decidiamo di cenare a Chiang Rai e poi di recarci a Chiang Khong dove ci sta aspettando la corrispondente. Arriviamo intorno alle 23:00 al Green Inn Residence. Paghiamo i servizi e ci vengono già dati da compilare tutti i moduli per il visto laotiano a cui applichiamo anche la fototessera. I moduli sono due: uno su foglio A4 dove applicare anche la fototessera, uno formato tagliandino che dobbiamo conservare e che ci servirà per l’uscita dal Paese.
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3 |
(sab) 30/12/2023 |
Chiang Khong -> Chiang Khong Border Checkpoint -> Laos Border Control and Immigration Office -> Porto di Ban Houayxay -> Pak Beng |
14;10;150 |
20’;17’;7h |
Ci svegliamo alle 6:00 e facciamo colazione al 7-Eleven attaccato all’albergo. Alle 7:30 partiamo con i due Van che ci portano al confine. Espletiamo tutte le pratiche per il visto di ingresso laotiano mentre nel frattempo i Van ci aspettano subito dopo il confine. La prima cosa che facciamo entrati in Laos è quella di fermarci a cambiare un pochino di valuta locale e a comprare alcune SIM locali per chi ne avevano bisogno.
Alle 9:30 eravamo giá pronti ad imbarcare sulla Slow Boat pubblica; la corrispondete ci aveva già acquistato i biglietti e ci ha fornito anche una launch box da consumare durante la navigazione.
Anche se i posti sono numerati la gente che era già a bordo, per la maggior parte backpackers da tutto il mondo, si era seduta a caso occupando i posti migliori, non ci siamo fatti fregare e abbiamo fatto alzare tutti.
Alle 10:00 circa il barcone è partito per la sua lunga navigazione verso Pak Beng; ci vorranno ben sette ore per arrivare a destinazione. Alcuni scorci sono carini e ci accorgiamo che il Mekong non è per nulla facile da navigare in quanto il fondale non è per nulla regolare ma è formato da rocce più o meno grandi che sbucano dalla superfice o, se sommerse, creano grandi mulinelli. Se volete stare tranquilli prendete i posti a prua, nei posti dietro si fa festa. A poppa c’è l’area fumatori.
Arriviamo a Pak Beng al tramonto e ad aspettarci ci sono i due Van mandati dal corrispondente Nouds per accompagnarci in albergo. Appena scenderete dalla barca ci saranno anche molti driver di TukTuk con il vostro nome mandati dal vostro albergo per accompagnarvi alle stanze, ovviamente a pagamento.
Visto che il viaggio inizialmente faticava a riempirsi ho prenotato le stanze in due momenti diversi e quindi capiterà spesso che tre/quattro persone dovranno dormire in un secondo albergo. Così è a Pak Beng: siamo in due alberghi diversi ma non troppo distanti. Tempo di farci una doccia, passeggiata lungo l’unica via centrale del villaggio e ci troviamo per cena al ristorante di uno dei due alberghi. A nanna presto che la sveglia di domani sarà ben prima dell’alba.
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4 |
(dom) 31/12/2023 |
Pak Beng -> Nong Khiaw -> Muang Ngoi Neua |
244;25 |
7h; 1h30’ |
Sveglia alle 4:30, ritiriamo i nostri box con la colazione e saliamo a bordo dei due Van in direzione Nong Khiaw.
Anche se i chilometri da percorrere non sono molti, la strada è stretta e non in perfette condizioni, si passa spesso attraverso piccoli villaggi e quindi la velocità media è molto bassa. Dopo circa sette ore, con alcune soste idrauliche e per sgranchirci un pochino, arriviamo a Nong Khiaw dove ci attende Mr. Khong che gestisce gli spostamenti fino a Muang Ngoi Neua. Mr. Khong mi è stato suggerito dal nostro riferimento in Laos: Mr. Nouds.
Durante il lungo tragitto Nouds mi scrive dicendomi che le acque del Nam Ou River, il fiume che collega Nong Khiaw con Muang Ngoi Nea, sono talmente basse da non poter essere navigabile; la causa è una diga cinese a monte di Muang Ngoi Neua. Mi manda pure un video ed effettivamente tutte le barche sono in secca. L’unica alternativa, mi dice, è arrivare a Muang Ngoi Neua a bordo di due TukTuk da 10 persone; di fatto dei camioncini adattati per il trasporto di persone. Non vedendo alternative accettiamo.
Mentre il gruppo pranza in un ristorantino lì vicino, io faccio un breafing con Mr.Khong.
Il costo dei due TukTuk sarebbe superiore al costo della barca, ma visto che, a detta loro (di Mr.Khong e Nouds), il problema si presenta dalla mattina e non avendo alternative, ce li sconta pareggiando il costo della barca, ovviamente andata e ritorno. Mi dice inoltre che sarà lui la nostra guida per il breve trekk alle cascate del giorno successivo.
Sembra tutto ok, pago e alle 12:30 arrivano i due TukTuk; carichiamo i bagagli sul tetto dei due veicoli, salgo sul primo dei due e Mr.Khong mi avvisa: “Visto che il sentiero è molto sabbioso e polveroso, il secondo TukTuk partirà mezzora dopo.”
Mezzora mi sembra tanto ma mi fido.
E faccio male.
Dopo una prima parte di asfalto (circa 600mt) il TukTuk imbocca un sentiero decisamente malmesso ed estremamente polveroso. Ad ogni frenata, dal retro del camioncino, entrano ventate di polvere sabbiosa sottilissima. Siamo costretti a coprirci con mascherine, sciarpe, berretti o con quello che avevamo a disposizione.
Il tragitto è lungo, circa un’ora e mezza di buche, sobbalzi, scossoni e polvere, un quantitativo mai sperimentato prima (e di strade polverose ne ho percorse tra Namibia, Marocco, Botswana, Islanda ecc.).
Di quando in quando il TukTuk rallenta e riusciamo ad intravvedere il canyon dove scorre il fiume sotto di noi, il paesaggio è bellissimo e la navigazione sarebbe stata strepitosa. Invece no, arriviamo a destinazione totalmente ricoperti da almeno 1cm di polvere. Tosse, dolore agli occhi, problemi respiratori che poi molti si porteranno dietro per tutto il viaggio.
Ok ci siamo fatti una risata, sono cose che possono accadere, vediamo come arrivano quelli de TukTuk dietro di noi.
Sembra impossibile ma loro sono puliti, povere quasi nulla. Quindi che cosa è accaduto?
Controllo i due TukTuk e scopro il motivo: il nostro ha due mini-parafanghi posti a circa un metro dalle ruote, praticamente inutili, mentre il secondo ha due bei parafanghi proprio attaccati alle ruote posteriori. Ecco perché il nostro alzava muri di polvere e l’altro no.
Quelli del primo TukTuk devono pulirsi i bagagli, spogliarsi e andare a fare la doccia, mentre quelli del secondo possono tranquillamente girare il villaggio e andare a vedere il tramonto da un view point lì vicino.
Ceniamo e poi proseguiamo la serata in un localino che ha la terrazza sul Mekong proprio vicino al ristorante.
Aspettiamo mezzanotte per il brindisi e poi andiamo a dormire.
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5 |
(lun) 01/01/2024 |
Muang Ngoi Neua -> Sop Keng -> Tad Mook Waterfalls -> Sop Keng -> Nong Whiaw -> Luang Prabang |
7;18;140 |
30’;1h;3h |
Colazione alle 08:00 e partenza alle 09:00 circa.
Mentre stiamo facendo colazione arriva la guida locale ingaggiata da Mr. Khong.
Il programma di oggi prevede di ripartire da Muang Ngoi Neua (villaggio carino ma da quello che avevo letto in rete mi aspettavo molto di più) fino al villaggio di Sop Keng e da lì iniziare un breve trekking fino alle cascate di Tad Mook e ritorno con sosta per il pranzo fornito dall’albergo tramite launch-box.
Dopo pranzo ripartenza per Nong Khiaw, riprendere i due Van con destinazione finale a Luang Prabang verso sera.
Ci vogliono circa quaranta minuti da Muang Ngoi Neua per raggiungere il piccolo villaggio di Sop Keng.
Da qui poi partiamo per un breve trekking attraverso alcune risaie per arrivare alle cascate di Tad Mook. Più che un trekking lo chiamerei: passeggiata.
Le cascate non sono nulla di che, così come il paesaggio; ne approfittiamo per muoverci un pochino visto che è da quando abbiamo preso il primo aereo a Malpensa che praticamente siamo sempre fermi o col sedere poggiato su: aerei, barche, van.
Tornando indietro ci fermiamo a consumare il pranzo alla Yensabai Organic Farm (http://yensabaiorganicfarm.com/); un posto molto carino dove rilassarci un pochino.
Dopo aver pranzato ed esserci riposati ritornamo al villaggio di Sop Keng dove ci aspettano i tre mezzi che in meno di mezzora ci riportano a Nong Khiaw.
Risaliamo sui Van che ci porteranno fino a Luang Prabang, durante il tragitto abbiamo anche visto un elefante camminare lungo la strada.
Arrivati nell’antica capitale prendiamo possesso delle nostre stanze, in albergo incontro anche Mr. Nouds a cui salderò l’importo dei servizi e la bravissima guida Mr. Anong Nong che ci accompagnerà fino a Vientiane.
Cena libera e poi tutti a nanna.
Attenzione: la guida ci ha detto di stare molto attenti con lo street-food in quanto è possibile che vi vengano serviti cibi che sono sulle bancarelle già da qualche giorno.
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6 |
(mar) 02/01/2024 |
Luang Prabang city tour -> Bang Xang Hai -> Pak Ou Caves -> Luang Prabang |
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Tutta la giornata |
Facciamo colazione alle 08:00 presso una backery vicino al nostro albergo, alle 08:30 siamo pronti per iniziare la giornata.
Visitiamo di seguito: Palazzo Reale, tempio Wat Mai e poi il Wat Visunarath.
Alcuni di noi acquisteranno i biglietti per le danze tradizionali che si svolgeranno l’indomani al teatro del Palazzo Reale.
Ci fermiamo per pranzo ad acquistare frutta a volontà un un market lungo il Mekong.
Prima di imbarcarci visitiamo una cartiera artigianale e ci vengono mostrati tutti i processi per la produzione di carta da alcune piante, la loro colorazione e il loro impiego. Sempre nello stesso luogo c’è l’allevamento dei bachi da seta e la farm tessile con il suo piccolo ma fornitissimo shop dove, inevitabilmente, facciamo degli acquisti.
Finita la visita saliamo su una imbarcazione privata che effettuerà due soste: la prima al villaggio di Bang Xang Hay dove avviene la distillazione del riso e la produzione di alcoolici che vengono usati sia per essere bevuti che per mettere “sotto spirito” alcuni animali, tra cui serpenti (cobra) e scorpioni; la seconda sosta, meta principale della giornata, alle grotte dei Buddha di Pak Ou.
In queste grotte sono conservate migliaia di statuette del Buddha, non si conosce l’origine di questa usanza, ma la visita è carina.
Ritorniamo a Luang Prabang godendoci un bel tramonto dalla barca.
Cena libera e fuori cassa comune, sarà così per molte altre cene.
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7 |
(mer) 03/01/2024 |
Luang Prabang -> Kuang Si Falls -> Luang Prabang |
30;30 |
1h;1h |
Partenza alle 08:45 dopo colazione.
Visitiamo il Wat Xieng Thong e poi ci spostiamo alle cascate di Kuang Si.
A metà strada ci fermiamo al Banna Caffe di Naxao, un posto carinissimo in mezzo ad una delle poche risaie verdi che abbiamo incontrato.
Arriviamo alle cascate alle 11:15 circa.
Acquistiamo qualcosa da mangiare ed entriamo.
Prima di iniziare la passeggiata si deve prendere un golf-kart elettrico che ci porta fino all’inizio del percorso.
Si sale a piedi lungo una strada asfaltata fino alla fine della strada dove si possono ammirare le cascate che sono effettivamente bellissime e meritano la visita.
Senza attraversare il ponte scendiamo per il sentiero che si snoda lungo la riva destra del torrente che forma delle pozze balneabili in tre punti distinti.
Il punto più bello dove poter fare il bagno è la pozza centrale che è anche la più grande.
Non vi nascondo che a gennaio l’acqua è parecchio fredda, ci vogliono quasi un paio di minuti per abituarsi alla temperatura; una piccola tortura iniziale per poi godere di un bagno spettacolare.
Una volta che vi siete abituati potrete rimanere a mollo e godervi il momento risalendo la corrente e andandovi a sedere sotto le cascate.
Quando uscirete sarete temprati e non sentirete il caldo umido dell’ambiente circostante.
Tornando a valle, prima di uscire, troverete dei grandi recinti dove potrete vedere degli orsetti salvati dai bracconieri e ormai in cattività.
Sono le 15:00 circa quando risaliamo sui Van per tornare a Luang Prabang, ma prima ci fermiamo a prendere un gelato al Buffalo Ice Dairy (http://www.laosbuffalodairy.com).
Una bella iniziativa gestita da degli australiani che allevano bufali. Le bufale gravide vengono poi date per un periodo a delle famiglie locali che imparano ad allevarle, accudirle per sfruttarne il latte. Una volta che la bufala partorisce, la famiglia tiene il vitellino e restituisce la bufala alla farm. Sul sito potete informarvi e vedere nel dettaglio di cosa si occupano.
Il gelato, così come il latte, è strepitoso.
Rientriamo a Luang Prabang in tempo per farci una doccia e dividerci. Alcuni, con la guida, andranno a vedere il tramonto sulla collina di Phousi, mentre altri andranno a vedere lo spettacolo di danze tradizionali.
Altra cena libera e poi a nanna.
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8 |
(gio) 04/01/2024 |
Luang Prabang -> Vientiane |
305 |
1h40’ |
Mattinata libera nella vecchia capitale, il treno per Vientiane partirà alle 14:49.
Alcuni del gruppo decidono di provare una esperienza all’Elephant Village (https://www.elephantvillage-laos.com/).
Al costo di 78 dollari a testa è stato possibile acquistare il pacchetto Half Day Elephant Experience incluso Elephant Bathing.
Chi è andato a fare l’esperienza con gli elefanti ha preparato il bagaglio e lo ha lasciato nelle hall dell’albergo. I bagagli poi sono stati caricati nel van dalla guida Anong.
Alle 8:30 siamo stati prelevati dall’albergo da un van privato che ci ha portato all’Elephant Village che si trova sulla strada per arrivare alla Train Station.
Dopo aver pagato la quota abbiamo avuto la possibilità di nutrire questi pachidermi con delle banane. Prima che qualcuno si scandalizzi vorrei precisare che questa iniziativa non sfrutta gli animali per il divertimento dei turisti e non è possibile cavalcare gli elefanti, in quanto proibito.
Per chi fosse interessato a capire come vengano impiegati questi animali può andare direttamente sul sito.
Di fatto, i soldi dei visitatori servono per mantenere gli elefanti che a loro volta vengono presi in “affitto” dai padroni che, non avendo soldi per mantenerli, dovrebbero utilizzarli come mezzi di lavoro.
Dopo avergli dato qualche banana da mangiare è stato possibile visitare il “camp” e comprare qualche souvenir al museo.
Abbiamo poi potuto dar da mangiare anche alla cucciola “Princess”.
Nel frattempo, ci hanno mostrato come vengono riutilizzate le feci degli elefanti per la produzione di carta.
Una piccola imbarcazioni ci ha poi portato a delle vicine cascate Tad Sae Waterfall per una sosta ed eventualmente per un bagno. Anche queste cascate sono molto carine.
Al rientro abbiamo poi fatto il bagno agli elefanti.
Una volta al giorno, durante le ore più calde della giornata, gli elefanti vengono portati al fiume dove l’acqua è bassa e la corrente è debole, per un bagno rinfrescante. Proprio in questo momento è stato possibile accudirli. Ci sono state consegnate delle spazzole e dei secchielli per poter lavare questi docili bestioni. È stata un’esperienza memorabile consci, inoltre, che i nostri soldi non sono serviti per lo sfruttamento degli animali. Se potete inseritela come attività facoltativa. Ne vale assolutamente la pena.
Finito il bagno ci è stato offerto il pranzo a Buffet, dopodiché ci hanno portato direttamente alla Train Station dove ci siamo successivamente riuniti col resto del gruppo.
Piccola nota: i controlli di sicurezza presso questa stazione cinese sono simili a quelli di un aeroporto con la differenza che oggetti come: rasoi, coltellini, forbici appuntite, liquidi infiammabili come profumi ecc. non sono ammessi sul treno. Per questo motivo li abbiamo raccolti e fatti pervenire direttamente a Vientiane tramite un amico della guida al costo totale di 15 dollari per tutto il gruppo.
Il treno parte e arriva in orario. Peccato che a Vientiane il traffico sia intenso e abbiamo solo tempo di vedere da sotto il monumento della vittoria di Patuxay, tipico monumento alla vittoria a forma di arco.
Arriviamo al nostro albergo dove ci vengono riconsegnati gli oggetti “pericolosi”, ennesima cena libera e fuori cassa comune e poi a nanna.
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9 |
(ven) 05/01/2024 |
Vientiane -> Buddha Park -> Pha That Luang -> Vientiane Airport -> Sam Neua -> Vieng Xai -> Sa, Neua |
22;22;10;308;25;25 |
33’;33’;22’;1h;40’40’ |
La mattina inizia con la visita al Buddha Park che si trova una ventina di chilometri fuori Vientiane. È un parco molto bello con delle sculture singolari. Se avete tempo vale la pena una visita di un’oretta.
Rientrati nella capitale andiamo a vedere il golden stupa, ovvero il Pha That Luang. La visita non è molto lunga, una mezzora è più che sufficiente. Da qui ci spostiamo in aeroporto per il primo volo interno.
Il volo decolla con una mezzora di ritardo e il turboelica arriva a destinazione in meno di due ore.
L’aeroporto di Sam Neua è abbastanza recente e la singolarità è che hanno proprio scavato le montagne per far posto alla pista di atterraggio.
Qui ci attende Nouds insieme ad un altro driver per portarci a Vieng Xai. Il paesaggio è molto diverso rispetto a quanto visto finora. Il paesaggio è costellato da tante montagnole ricche di vegetazione e la strada tortuosa che ci porta a destinazione ha degli scorci davvero carini.
Arriviamo in ritardo rispetto ai piani e le tre grotte che dovremmo visitare sono chiuse; poco male, Nouds chiama al telefono il custode e la guida per una visita “privata”.
Il paesaggio è davvero suggestivo.
Per secoli il minuscolo villaggio di Long Ko ha condotto un’esistenza assolutamente tranquilla, immerso tra antiche foreste e imponenti rocce carsiche. Questa situazione idilliaca ebbe fine nel 1963, quando la repressione politica e una lunga serie di omicidi commessi a Vientiane spinsero i leader del Pathet Lao a rifugiarsi nell’entroterra di Hua Phan e infine a stabilirsi nelle grotte della zona. Nelle fasi più violente della guerra segreta condotta dagli Stati Uniti, i villaggi circostanti furono bombardati senza pietà. Sconcertati e inorriditi, gli abitanti di questa zona non avevano idea di chi fosse ad attaccarli, né del motivo che aveva causato tanti lutti e distruzioni. Determinati a cercare un luogo sicuro, gli abitanti dei villaggi cercarono rifugio nel complesso delle grotte - che nel frattempo era stato enormemente ampliato - e oltre 450 delle quali finirono per ospitare fino a 23.000 persone. Mentre la guerra continuava implacabile, all’interno di queste grotte vennero allestite tipografie, ospedali, mercati e addirittura un impianto metallurgico. Dopo quasi un decennio trascorso all’interno delle grotte, il cessate il fuoco del 1973 consentì ai rifugiati di uscire con prudenza all’aperto e di costruire una piccola città, che fino al dicembre del 1975 fu di fatto la capitale dei Territori Liberati del Pathet Lao. Questa città venne chiamata Vieng Xai, dal nome in codice di quello che sarebbe divenuto il presidente Kaysone Phomvihane, anch’egli rifugiato per molto tempo in queste grotte. A decenni di distanza, molte grotte di Vieng Xai conservano ancora chiaramente visibili i segni del ruolo avuto durante la guerra. Questo complesso è una delle basi dei rivoluzionari più complete al mondo a essere sopravvissute al periodo della Guerra Fredda.
Abbiamo visitato le tre grotte più importanti proprio durante il tramonto e poi, col buio, abbiamo visitato quella forse che si è dimostrata la più suggestiva.
Tutto il gruppo, me compreso, è rimasto davvero colpito dalla visita.
Torniamo a Sam Neua e prendiamo possesso delle nostre stanze d’albergo. Alcuni decidono di fermarsi in albergo a cena, altri decidono di provare alcuni banchetti che servono street-food con risultati pessimi.
Finiamo la serata invitati a casa di una famiglia locale che festeggiava un anno dall’apertura della loro attività lavorativa.
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10 |
(sab) 06/01/2024 |
Sam Neua -> Hintang Archaelogocical Park -> Thampiu Cave -> Phonsavan |
61;130;61 |
2h;3h50’;1h30’ |
Partenza ore 08:00, la giornata sarà quasi interamente di trasferimento. La strada che collega Sam Neua a Phonsavan attraversa una grande catena montuosa, non molto alta ma molto verde e molto suggestiva.
La prima tappa è un piccolo fabbricato vicino ad un ristorante dove vengono raccolti tutte le stoffe di seta fatte a mano dalle donne di tutti i villaggi della zona. Alcuni sono proprio belle e non costano tantissimo. In molti hanno fatto acquisti.
La seconda tappa è il sito archeologico di Hintang. Il parco di Hintang è una collezione di siti megalitici preistorici. Nascosti tra la lussureggiante vegetazione della giungla della regione e quasi inaccessibili al mondo esterno si dividono tra megaliti di pietra in piedi e diversi grandi dischi di pietra che coprono camere sotterranee risalenti all'Età del Bronzo. Non si conosce molto delle popolazioni dell’epoca, si pensa che avessero origini indiane. Oggi, il sito rimane un importante luogo sacro per le comunità indigene, che partecipano a rituali e fanno offerte a Hat Ang, un idolo religioso ritenuto il custode delle terre circostanti. Sostiamo meno di una mezzora in quanto l’area del parco è estremamente limitata, è poco più di un giardino.
Riprendiamo la nostra marcia percorrendo la strada che una volta era totalmente presidiata dall’esercito laotiano. Ogni 300-400 metri, lungo la parte di strada che costeggia la montagna, si possono intravvedere delle buche dove al tempo si nascondevano i soldati a gruppi di due o tre alla volta. Il numero di questi nascondigli è impressionante.
Circa a metà percorso ci fermiamo in un villaggio presso un piccolo ristorante per un pranzo al volo a base di noodles fritti e riso.
L’ultima tappa prima di arrivare a destinazione è la visita alla grotta di Tham Piu. Questa grotta è tristemente famosa per essere stata il luogo dove sono morte 374 persone residenti del vicino villaggio. Durante uno degli innumerevoli bombardamenti, il 24 Novembre 1968, un missile sparato da un caccia americano si infilò nella grotta facendola crollare e uccidendo 374 tra uomini donne e bambini che cercavano riparo in essa.
Nouds ci dirà in seguito che suo padre incontrò il figlio del pilota diversi anni dopo la fine della guerra.
Arriviamo a Phonsavan, prendiamo le stanze e ceniamo al ristorante di Nouds, praticamente a casa sua.
Il cibo è ottimo e sua moglie cucina benissimo.
Dopo cena ci mostrerà il documentario “The Remnants”, documentario che potete trovare anche su RaiPlay e che parla degli sminatori di Phonsavan e di come vengono riciclati i metalli recuperati dagli ordigni inesplosi e dalle carlinghe degli aerei abbattuti. Lui stesso è protagonista del documentario che tra l’altro è passato a diversi film festival.
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tempi |
11 |
(dom) 07/01/2024 |
Phonsavan, Muang Khoun e Piana delle Giare |
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Tutta la giornata |
Iniziamo la visita con il sito 1 della Piana delle Giare, il più grande e il più bello. L’area archeologica delle giare è tempestata di crateri causati da bombe che vanno dalle 200.000 alle 500.000 libbre.
Secondo il primo archeologo che visitò brevemente uno dei siti, le giare furono avvistate da una guardia di confine francese nel 1909. Gli scavi cominciarono nel 1931 e portarono alla luce resti umani ed offerte funerarie. L'archeologa Madeline Colani che diresse i lavori pubblicò un resoconto in cui datava i manufatti ed ipotizzava che fossero urne cinerarie e non contenitori per alimenti o bevande. Tale teoria trovò riscontri nelle successive esplorazioni che scoprirono delle camere funerarie sotterranee in prossimità delle giare. Al centro della piana è stata esplorata una grotta naturale che fu usata come crematorio, grazie a dei fori nella parte superiore che funzionavano da camino.
Durante la guerra civile laotiana, la piana fu per anni contesa tra le forze del Pathet Lao, spalleggiate dall'Esercito Nordvietnamita ed equipaggiate dall'Unione Sovietica, e il Regio esercito Laotiano, finanziato dagli Stati Uniti. Nei periodi in cui fu occupata dai ribelli, l'aviazione statunitense sottopose il territorio ad intensi bombardamenti e molte delle bombe inesplose scoppiano tuttora causando lutti alla popolazione locale. Ora solo 7 dei siti dove si trovano le giare sono stati bonificati dalle bombe ed aperti alle visite turistiche. Sono i siti 1, 2, 3 e 16, che si trovano vicino alla vecchia capitale Xieng Khouang, il sito 23 vicino alla sorgente termale di Muang Kham, il sito 25, che si trova nel distretto di Phou Kout, e il sito 52, che è il più grande di tutti con ben 392 giare, che si trova vicino ad un villaggio Hmong e che è accessibile solo a piedi.
Il 25 marzo del 1992, il sito è stato ufficialmente sottoposto all'attenzione dell'UNESCO, che lo ha inserito tra le candidature alla lista dei patrimoni dell'umanità. Alla fine, il sito seriale è stato inserito dall'UNESCO nella lista del Patrimonio Mondiale il 6 luglio 2019.
[Fonte Wikipedia]
L’area è davvero suggestiva e le giare, molte delle quali rovesciate dall’esplosione delle bombe, sono molto fotogeniche. Alcune grosse giare del peso di diverse tonnellate sono state scaraventate a centinaia di metri rispetto alla loro collocazione originale.
Le giare perfettamente divise in due invece sono state colpite dai fulmini, sembra che siano un bersaglio spesso colpito durante i temporali monsonici.
Finita la visita ci rechiamo a Muang Khoun (già Xieng Khuang), antica capitale di questa regione, devastata nel corso del XIX secolo dagli invasori cinesi e vietnamiti e quasi completamente abbandonata nel corso della seconda guerra d’Indocina causa bombardamenti.
Da vedere ci sono i resti di un antico tempio, i resti della vecchia casa del re e un paio di antichi stupa. Le visite sono brevissime.
Tempo di un boccone veloce e vediamo in sequenza: il sito 2 e il sito 3 della piana delle giare; belli ma meno sicuramente del primo.
Per ultimo visitiamo il villaggio dove l’alluminio ricavato da bombe inesplose e da carlinghe di aerei abbattuti viene riciclato per la creazione di cucchiai e piccoli oggetti ornamentali come portachiavi, anelli, collane ecc.
Io stesso ho provato a versare l’alluminio fuso negli stampi per cucchiai che poi ho acquistato.
Rientriamo in albergo, cena nuovamente al ristorante di Nouds e seconda proiezione: “The most secret place on earth”
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tappe |
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tempi |
12 |
(lun) 08/01/2024 |
Phonsavan -> Vientiane |
174 |
1h |
Oggi si torna nella Capitale.
Prima di recarci in aeroporto visitiamo in sequenza una farm tessile dove allevano anche bachi da seta. Qui è molto bello perché ci fanno vedere tutto il procedimento: dal baco al prodotto finito. È possibile anche provare a filare la seta direttamente dalla pentola dove bozzoli e bachi se ne stanno a bollire.
Dopo aver effettuato altri acquisti ci rechiamo nel negozio degli intagliatori del legno. Nulla di imperdibile, di fatti visitiamo solo lo showroom ma non vediamo gli artigiani all’opera.
Ultima tappa prima di andare un aeroporto è la sede del MAG (Mine Advisori Group center). Qui possiamo vedere molti dei residuati inesplosi e disinnescati, l’attrezzatura usata per lo sminamento e le divise degli sminatori. Vengono anche proiettati dei video delle operazioni di sminamento e, appese in alcune bacheche si possono trovare delle mappe che mostrano le zone bonificate e quelle da bonificare.
È presente anche un piccolo shop dove acquistare t-shirt, felpe, berretti ecc.
Il ricavato va in beneficenza direttamente ai teams del MAG.
Volendo è anche possibile fare una semplice donazione senza acquistare nulla.
È ora di andare in aeroporto, uno dei più piccoli, se non il più piccolo, da dove sia mai decollato.
Il volo è molto breve e siamo a Vientiane per le 16:30.
Torniamo nel bell’albergo dove avevamo soggiornato qualche giorno prima e serata libera per tutti.
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13 |
(mar) 09/01/2024 |
Vientiane -> Pakse -> What Phou Temple -> Nakasang Ferry Boat Station -> Don Khon/Don Det |
466;47,5;133 |
1h15’;1h;2h45’;1h |
Sveglia prima dell’alba, il nostro volo decolla alle 07:30.
Atterriamo a Pakse alle 08:45, qui ci aspettano altri due van per accompagnarci fino al tempio di What Phou dove ad attenderci ci sarà la nostra guida; ricordo che nelle zone di Luang Prabang, Vientiane e Champasak (What Phou) è necessario avere una guida.
Purtroppo, anche se gentile, non è sicuramente una guida che posso consigliare (vedi manuale operativo).
La visita al What Phou dura circa un’ora. La sua particolarità sta nel fatto di essere l’unico tempio Khmer sulla sponda destra del Mekong. Non è rimasto molto e purtroppo la nostra guida è stata molto carente di spiegazioni oltre ad avere un inglese appena comprensibile.
Ripartiamo alla volta dell’arcipelago delle 4000 isole. Per farlo è necessario attraversare il Mekong con una chiatta che funge da traghetto.
Salutiamo la guida e i Van ci portano fino a Nakasang. Da qui prenderemo due barchette (Ferry Boat) che ci portano fino ai due alberghi che avevo prenotato. Il primo è a sud di Don Det, il secondo a nord di Don Khon; praticamente si trovano quasi uno di fronte all’altro, separati dalle acque del Mekong che in questa zona si allargano e formano tantissime isolette (alcune più grandi e abitate) intervallate da alcune cascate che ne interrompono la navigabilità.
Vediamo il tramonto dalle barchette, ma appena cala il sole, milioni di insetti si levano dall’acqua attirati dalle luci dei lampioni. Ogni fonte luminosa viene totalmente assalita da nuvole di centinaia di migliaia di tarme.
Arriviamo alla nostra guesthouse che è ormai buio. Sbarchiamo direttamente sotto le nostre stanze. La struttura di fatto è una palafitta con un lato che da’ sulla strada e il lato opposto che si affaccia proprio sul Mekong. La sistemazione sarebbe bellissima se non fosse davvero spartana e a tratti fatiscente. Meglio è andata alle tre persone che hanno alloggiato nella seconda guesthouse. Cena, passeggiata e a nanna dentro al sacco lenzuolo, decisamente necessario questa volta.
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tempi |
14 |
(mer) 10/01/2024 |
Don Det e Don Khon |
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Tutta la giornata |
Oggi giornata interamente dedicata alla visita di queste due isole a bordo delle bici che abbiamo noleggiato grazie al contatto di Mr. Bounmee. Dopo aver fatto colazione, andiamo al bike rent.
Tutti prendiamo le bici tranne tre persone che ci seguiranno in TukTuk e iniziamo il tour delle isole (prevalentemente Don Khon) guidati da Bounmee. Vediamo la vecchia locomotia e le cascate dopodichè ci dividiamo. Noi rimaniamo con la guida che ci porta fino al vecchio porto dei pescatori al confine con la Cambogia. Il panorama è bellissimo. Ci fermiamo a riposare bevendo un cocco su una terrazza con vista Cambogia. Riprendiamo la nostra pedalata provando a vedere se si potessero visitare le seconde cascate, più belle delle prime ma aihmè il ponticello che permette di proseguire il sentiero è mal ridotto con un cartello che dice che il passaggio è a proprio rischio e pericolo. Rinunciamo e proseguiamo il giro di Don Koh. Finito il giro, liberi tutti, alcuni faranno un giro in barca sul Mekong per vedere il tramonto, c’è chi troverà una spiaggetta dove poter fare il bagno, chi invece girerà l’isola di Don Det.
Dopo tante sere torniamo a cenare (quasi) tutti insieme.
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data |
tappe |
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tempi |
15 |
(gio) 11/01/2024 |
Don Det e Don Khon -> Nong Nok Khiene Border -> Phnom Penh |
4;17,4;437 |
1h;30’;7h45’ |
Partenza alle 05:00 con le barche prenotate da Bounmee e dopo circa un’ora siamo dove i Van ci avevano lasciato. Nel giro di pochi minuti arrivano e ci dirigiamo alla frontiera.
Una volta arrivati salutiamo i drivers e sbrighiamo le pratiche, chi ha perso il tagliandino per l’uscita se lo deve ricomprare al costo di 2 Dollari. Una volta entrati in Cambogia un pax si accorge di aver perso lo smartphone, è convinto di averlo lasciato agli sportelli di frontiera laotiani. L’aiuto driver ci aiuta parlando con le guardie e ci permettono (il pax ed io) di tornare indietro fino alla barriera laotiana. Niente di fatto. Il telefono non si trova, è acceso, squilla, ma nulla. Chiedo a Nouds di chiamare i drivers, magari il telefono è rimasto nei van. Nulla di fatto. Più avanti ipotizzerà che gli sia scivolato dalle tasche dei pantaloni scendendo dal van.
Ritorniamo in Cambogia, saliamo sul minibus. Con noi ci sono il driver e un aiuto driver che servirà più che altro come interprete e guida locale durante il trasferimento.
Il viaggio è lungo, la prima parte della strada non è messa molto bene e quindi i tempi di percorrenza si allungano.
Dopo aver effettuato qualche sosta (idraulica e per pranzo) finalmente arriviamo nella capitale cambogiana, entriamo nella Hall dell’Hotel dove ad aspettarci c’è Mr. Bunna, il corrispondente.
Saldiamo il dovuto, mini-briefing per l’indomani, prendiamo le stanze e, come quasi sempre in questo viaggio, cena libra. Di fatto il gruppo si è diviso in gruppetti che la sera sono tutti indipendenti e voglio fare cose diverse.
Io finisco in un posto dove fanno una pizza strepitosa. Nemmeno in Italia è facile mangiare una pizza così buona. Il posto si chiama “Pizza 4P's 313 Quayside”.
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data |
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tempi |
16 |
(ven) 12/01/2024 |
Phnom Penh -> Tuol Sleng museo del genocidio (carcere S21) -> Russian Market -> Choeung Ek Memorial (Killing Fields) -> Royal Palace -> Tramonto sul Mekong |
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Tutta la giornata |
Partenza ore 08:00. La prima tappa è il museo del genocidio. Abbiamo con noi una guida parlante italiano ma devo dire abbastanza scarso, sia come voglia, che come spiegazioni. Durante il periodo dei Khmer Rossi di Pol Pot, questa come molte altre scuole era stata trasformata in un carcere dove i prigionieri venivano torturati quotidianamente per estorcere delle “confessioni”. Le confessioni di fatto erano i nomi di possibili “traditori della Patria”. Purtroppo, sotto tortura, i nomi dei “traditori” erano conoscenti, parenti, famigliari. I nomi venivano estorti per esasperazione. Una volta estorta la confessione il prigioniero firmava la sua liberazione. Peccato che di fatto, quello che firmava, era il trasferimento ai campi di sterminio poco fuori dalla capitale. In questo luogo si possono visitare le aule trasformate in stanze di tortura e prigioni. In ogni stanza si trova una foto che ritrae lo stesso posto durante gli anni bui della Cambogia.
Nel 2017 avevo visto il carcere con l’ausilio dell’audio-guida in italiano. Lo consiglio in quanto la nostra guida era veramente svogliata e le sue spiegazioni facevano acqua da tutte le parti, ogni due frasi dovevo interromperlo per integrare quello che stava dicendo.
Una volta usciti ci rechiamo al Russian Market per una visita di un’ora scarsa. Non mi era piaciuto allora, non mi è piacito nemmeno stavolta, così come non è piaciuto a quasi nessuno del gruppo. Ne abbiamo approfittato per mangiare qualcosa.
Dopo esserci rinfrancati, ci aspetta la seconda mazzata emotiva della giornata: la visita ai campi di sterminio.
Situati una ventina di chilometri a sud della capitale, i campi di sterminio erano localizzati in una zona paludosa, lontani da una Phnom Penh quasi totalmente svuotata.
Qui venivano portati i prigionieri dopo essere usciti dalle carceri, convinti di aver firmato per la propria libertà e di poter finalmente vivere in pace coltivando la terra.
Scesi dal camion che li ha portati fin lì venivano immediatamente giustiziati tramite mazze di legno, bastoni, tondini di ferro, coltelli. Chi non veniva giustiziato quel giorno veniva relegato in una baracca posta vicino al campo. All’esterno della baracca degli altoparlanti trasmettevano ad altissimo volume canzoni di propaganda in modo che dall’interno non si potesse sentire quello che accadeva all’esterno. Diverse sono le fosse comuni ritrovate. Alcune erano per donne e per bambini. Vicino ad una di queste vi è un grande albero col tronco ricoperto di tanti braccialetti lasciati dai visitatori. La prima persona che entrò nel campo dopo la liberazione si avvicinò all’albero non capendo cosa vi fosse attaccato al tronco. Svenne quando lo capì. Su questo albero venivano giustiziati i neonati nei modi più barbari che si possa mai immaginare. Pensavo erroneamente che stavolta non avrei pianto. Al centro del campo c’è un ossario che contiene le ossa delle vittime del genocidio. Rispetto al 2017 sono state costruite più passerelle per passare da una zona del campo all’altra. Nel 2017, sparsi per il terreno, c’erano dei cartelli con su scritto “Don’t step on bones”. Di fatto si camminava sulle fosse comuni che, essendo zona paludosa, ad ogni periodo monsonico avveniva un rimescolamento del terreno riportando in superficie nuovi resti.
Come detto per la vista al carcere anche questa visita la consiglio con audio guida. Ti aiuta ad immergerti in quello che poteva essere questo posto durante il periodo di Pol Pot. La nostra guida non ha praticamente spiegato nulla.
Dopo questa seconda mazzata è il momento della visita al palazzo reale.
La visita non dura tantissimo ma arriviamo quasi al tramonto. Lasciamo il palazzo reale e ci rechiamo ad un molo lungo il Mekong dove ci aspetta un’imbarcazione privata che ci farà fare un giro di un’ora per ammirare il tramonto dal fiume.
Esperienza carina ma non imperdibile.
Ennesima cena libera e a nanna.
Col senno di poi!
Sia la visita al carcere S21 che ai Killing Fields consiglio di effettuarla con l’audio guida, nel caso vi capitasse una guida pessima come la nostra riuscirete a contenere il danno.
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tappe |
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tempi |
17 |
(sab) 13/01/2024 |
Phnom Penh -> Wat Phnom -> Siem Reap |
318 |
5h10’ |
Anche oggi partenza ore 08:00.
Visita molto rapida al Wat Phnom e si parte in direzione Siem Reap, anche questa è una giornata prevalentemente di trasferimento senza cose da segnalare se non la truffa che ci è capitata al ristorante quando ci siamo fermati a pranzo.
Quando è stato il momento di pagare, visto che il conto era più di 100 Dollari, ho estratto una banconota dalla cassa comune, l’ho girata al cassiere che poi l’ha data al cameriere.
Dopo una manciata di secondi il cameriere mi dice che la banconota che gli avevo dato non andava bene, era falsa, anzi, una copia.
Ci riconsegna la banconota e al tatto effettivamente qualcosa che non andava c’era. Non solo, sulla banconota era stampato in lingua locale “COPIA”. Sembra che circolino decine di migliaia di queste banconote stampate per il capodanno cinese di qualche anno prima.
La cosa strana è che in cassa comune sono entrate solo le banconote dei partecipanti, banconote che arrivavano dalle banche italiane. E visto che al tatto la differenza si sente, mi sembra strano che né io né il cassiere ci siamo accorti che qualcuno ha versato questa banconota in cassa.
Sono più propenso per la mossa truffaldina effettuata dal cameriere che ha preso la banconota buona, ha approfittato della distrazione mia e del cassiere e ci ha propinato quella falsa.
Non avendo le prove però che fai? Ti metti a discutere in terra straniera rifiutandoti di pagare senza sapere quali possano essere le conseguenze?
Abbiamo abbozzato e ci abbiamo rimesso 100 dollari.
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tempi |
18 |
(dom) 14/01/2024 |
Grande circuito di Angkor Wat |
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Tutta la giornata |
Questa è la prima delle due giornate dedicate a quello che sarà il punto più alto del viaggio: l’area archeologica di Angkor Wat.
L’area solitamente la si visita in due giorni effettuando due circuiti: il piccolo circuito (quello più bello) e il grande circuito.
Dopo essere passati alla biglietteria per acquistar un 3 DAYS TICKET per la bellezza di 72 dollari a cranio siamo saliti sul van e abbiamo iniziato la visita.
L’acquisto del ticket è personale e sul biglietto viene stampata la foto che ci viene scattata alla biglietteria. Va conservato in quanto viene richiesto all’ingresso di ogni tempio. Perderlo significa ripagare il costo del biglietto.
Credo sia abbastanza superfluo descrivere quali templi abbiamo visitato, in che ordine e se ci sono piaciuti o meno.
Sono uno più bello dell’altro e uno diverso dall’altro. Ci sono quelli induisti, quelli buddhisti (i più belli), ognuno con le sue particolarità.
Questa la mappa di entrambi i circuiti con la lista dei templi:
Al Grande Circuito va anche aggiunto il tempio delle donne, molto particolare per il colore della pietra e per il dettaglio delle incisioni.
Terminiamo la giornata con il tramonto sulla collina che sovrasta tutta l’area archeologica.
Nota di merito alla nostra guida Mr.Kim, davvero bravo, sia a mantenere acceso l’interesse del gruppo con le spiegazioni sia nel dare le tempistiche. Bravissimo.
Rientriamo in albergo, cena libera.
PS: siamo giá a gennaio inoltrato e la visita ai templi è particolarmente piacevole, poca gente rispetto al periodo in cui ero stato nel 2017, ovvero i primi giorni di gennaio; ricordo una folla allucinante.
Visitarli con così poca gente è stata una piacevolissima sorpresa. Anche la Pub Street di Siem Reap era mezza vuota.
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tappe |
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tempi |
19 |
(lun) 15/01/2024 |
Piccolo circuito di Angkor Wat |
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Tutta la giornata |
Sveglia prima dell’alba.
Prendiamo i nostri box con la colazione preparati dal nostro albergo, saliamo sui TukTuk (il piccolo ciruito è più conveniente girarlo coi TukTuk) e ci rechiamo al tempio più famoso dell’area per vedere l’alba.
Il tempio di Angkor Wat è l’unico tempio orientato verso ovest per cui l’alba è alle sue spalle.
Quando arriviamo c’è già gente appostata davanti alla laguna di destra, quella di sinistra, con la visuale migliore, è chiusa e protetta da alte recizioni.
Cerchiamo un buon posto dove sistemarci. Pian piano le prime luci dell’alba mostrano quella che è la meraviglia che da’ il nome a tutta l’area. Peccato che non sia una delle migliori albe della mia vita, ma la vista del tempio di Angkor Wat che pian piano si svela è sempre uno degli spettacoli che almeno una volta nella vita va visto.
La giornata prosegue visitando i templi più belIi come il Bayon (che purtroppo causa lavori non permette la visita al piano superiore) e il Ta Prohm.
Questa è la giornata clou di tutto il viaggio, un susseguirsi di meraviglie che ti lascia la volta di ritornarci un giorno (come ho fatto io).
Oltre ai vari templi, si visitano i die Gate dell’area di Angkor Thom.
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tappe |
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tempi |
20 |
(mar) 16/01/2024 |
Roulous Temple -> Chau Srei Vibol Temple -> Beng Mealea Temple -> Tonle Sap e Kompong Khleang |
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Tutta la giornata |
Giornata che inizia alle 08:00 dopo colazione.
Visiteremo di seguito i templi più antichi della zona anche se fuori dai due circuiti classici. Con nostra sorpresa, alcuni di loro, soprattutto il Beng Mealea si dimostreranno di bellezza pari ad alcuni più famosi. Visite che meritano assolutamente, ripeto, soprattutto il Beng Mealea.
Le visite di questa serie di templi occupano tutta la mattinata fino al primo pomeriggio dove riprendiamo i Van per spostarci al lago Tonle Sap. Diversamente da quello che si può pensare, non è il lago Tonle Sap che attraverso il Tonle Sap River fa da affluente del Mekong ma è viceversa. È il Mekong che, all’altezza di Phnom Penh, piega verso nord e tramite il Tonle Sap River alimenta il lago Tonle Sap.
Questo lago è molto pescoso e la conseguenza è che ci sono molti villaggi di pescatori, tra cui il villaggio di Kompong Khleang. La particolarità di questi villaggi è di essere interamente costruiti su palafitte alte più di 12 metri e che in questa stagione dell’anno, quella secca, rimangono quasi completamente esposte.
Prendiamo un’imbarcazione privata che lentamente ci porta dal villaggio al lago, passando accanto al villaggio galleggiante dei pescatori vietnamiti.
Arrivati al lago la barca fa dietrofront per tornare al porto da cui è salpata.
L’escursione dura un paio d’ore.
Al rientro a Siem Reap, ennesima serata con cena libera.
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tempi |
21 |
(mer) 17/01/2024 |
Siem Reap; Bangkok Don Mueang |
45,3;370 |
1h;1h30’ |
Il volo per Bangkok decolla alle 16:35 per cui abbiamo una mezza giornata libera da spendere a Siem Reap. C’è chi la userà per rilassarsi, chi per fare alcuni acquisti, chi, come me e la mia compagna, per tornare ad Angkor.
Col TukTuk ci rechiamo alla biglietteria e facciamo il biglietto per un giorno solo.
Stavolta ho contattato la guida che mi aveva accompagnato nel 2017 e con cui ero rimasto in contatto: Mr. Borey Va.
Parla un discreto inglese ma, come ben ricordavo, la sua conoscenza dei templi è totale, le spiegazioni appassionanti. Ci siamo quindi fatti una visita “privata” di Angkor Wat e del Bayon.
Borey è davvero fantastico, se potete rinunciare alla guida italiana vi consiglio caldamente di affidarvi a lui, sarete in buone mani e vi fará anche delle foto pazzesche.
Trovate i suoi riferimenti sia nel manuale operativo che nella parte dedicata ai corrispondenti di questa relazione.
Ritrovarlo e riabbracciarlo è stato un piacere indescrivibile. La mattinata con lui è letteralmente volata.
A fine vista ci siamo promessi che ci saremmo rivisti: non c’è due senza tre!
Rientriamo in albergo col cuore in pace consci di aver recuperato, con gli interessi, la mattinata del giorno prima e aver visto Angkor Wat dai suoi profili migliori, ritrovando poi il posto dove sono state girate le scene finali di un film capolavoro intitolato “In the mood for Love” del regista Wong Kar-wai. In ginocchio sui ceci chi ha pensato a quella vaccata di Tomb Raider.
Partiamo alla volta del nuovo aeroporto (di proprietà cinese ma guarda un po’) di Siem Reap che dista una cinquantina di chilometri da Siem Reap.
Volo brevissimo e ci troviamo in Thailandia, nella capitale più grande dell’indocina: Bangkok.
Il tragitto in van mostra la dimensione e la modernità di questa megalopoli, soprattutto col buio, quando le luci dei grattacieli disegnano lo skyline.
Arriviamo in albergo dove troviamo la corrispondente Matthisha, una macchina da guerra dai modi di una signora uscita da un manga. Paghiamo i servizi e ci fa un briefing per la giornata successiva.
Cena, che ve lo dico a fare, libera e a nanna.
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tappe |
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tempi |
22 |
(gio) 18/01/2024 |
Bangkok City Tour |
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Tutta la giornata |
Colazione alle 06:00, partenza alle 06:30.
Prima tappa il train market dove vediamo il treno delle 08:30 entrare in stazione passando attraverso il piccolo mercato.
Seconda tappa il mercato galleggiante di Damneon Saduak.
Rientro a Bangkok e visita del palazzo reale con l’emerald Buddha.
Pausa pranzo e giro per i canali di Bangkok con imbarcazione privata.
Successivamente visita del Wat Arin, Wat Pho e per finire, cena al MBK Shopping Center, mai visto un centro commerciale di queste dimensioni, nemmeno Macy’s tra la 34° west e Broadway a New York è così grande.
Rientro in hotel per una doccia al volo (avevamo a disposizione due stanze dove avevamo lasciato i bagagli e usato per farci una doccia prima di andare in aeroporto) e poi di corsa in aeroporto.
Finisce così un viaggio bellissimo, 23 giorni uno più bello dell’altro con delle punte di altissimo livello: le grotte del Pateth Lao, La piana delle giare e ovviamente Angkor Wat, anche se il vero protagonista del viaggio è indubbiamente stato il Mekong.
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tappe |
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tempi |
23 |
(ven) 19/01/2024 |
Bangkok (MKK) -> Doha -> Milano/Roma |
5286;4428/4043 |
6h15’;5h59’/5h44’ |
Il gruppo si separa a Doha. Il volo di rientro per Milano è puntuale, mentre quello per Roma subirà un’ora di ritardo.