Namibia 2014 - Deserto del Kalahari
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Verso sud
Le canzoni contenute nei CD che si succederanno, rivelano l'anima rockettara di entrambi i viaggiatori. AC/DC, Van Halen, Iron Maiden, Ozzy Osbourne, Bon Jovi; ma anche James Taylor, John Mayer, Marc Cohn. Di tanto in tanto del country statunitense con Zac Brown Band, Brad Paisley, Jake Owen; anche del gran blues con Joe Bonamassa, Jeff Healey, Steve Ray Vaughan ed Eric Clapton. Non ci facciamo mancare il pop con Toto, Michael Jackson, Bruno Mars e molti altri. Qualche chicca? Journey, Spyro Gyra, Zappa ecc.
Questa sarà la colonna sonora che ci accompagerà per due settimane.
Ah, dimenticavo... poteva mancare Vasco?
E' strano guidare a sinistra, sembra di vedere il mondo da un'altra prospettiva, effettivamente poi mi sono reso conto che per la prima volta in vita mia ero a sud del mondo, i cieli sono diversi, le stelle sono diverse e pure l'acqua dello sciacquone gira in senso opposto.
Il Kalahari si rivela praticamente subito dopo lasciato la città di Windhoek. La parola kalahari deriva dalla lingua Tswana e significa: la grande sete. Qui, di acqua, se ne vede gran poca, c'è la stagione delle piogge, ma in questo punto il fenomeno è poco presente. Il terreno è arido, ghiaia e sabbia si succedeno alternati da ampie praterie di erba secca molto alta. Sono quattro i colori che dominano: il blu intenso del cielo, il giallo/verde sbiadito della prateria, il colore del terreno che cambia ogni 50 chilometri e la lingua nera di asfalto che spacca in due un paesaggio altrimenti infinito.
Il Toyota divora i primi chilometri di asfalto e la lancetta del livello del carburante non scende mai (grazie ai due serbatoi). I primi animali che incontriamo sono dei volatili. Il primo in assoluto rischio di investirlo io e si tratta di un Bucero dal becco giallo.
All'inizio non ci facevo molto caso, ma pian piano ti rendi conto che gli animali che vedi quotidianamente a casa, qui, sono diversi. Insetti, uccelli, mammiferi; ce ne fosse uno che conosco, ammetto la mia quasi totale ignoranza in materia, però ce ne fosse uno che avevo già visto in Italia.
Verso mezzogiorno ci fermiamo in una delle molte aree di sosta perfettamente attrezzate: tavolini e sedie in cemento con tanto di bidone della spazzatura. La Namibia è stata una bella sorpresa dal punto di vista dell'organizzazione e della pulizia in generale.
Ci facciamo un panino con del prosciutto, mangiamo una banana e ripartiamo. La nostra meta è il Kalahari Anib Lodge, situato a pochi chilometri ad est della cittadina di Mariental. Al lodge si accede entrando in una strada privata e sorvegliata, è il primo tratto sterrato che percorreremo, è una manciata degli oltre 3.500 che faremo. In totale percorreremo circa 4.200 km, di cui appunto 3.500 circa su strada sterrata.
Il lodge è molto bello e veniamo accolti da una ragazza carina che ci da il benvenuto offrendoci da bere del buon tè. Ci registriamo e ci rechiamo al campsite. Uno spettacolo, ogni campsite (ce ne sono in tutto 3) è molto distante dagli altri, isolato ed immerso nel bush . E' ormai pomeriggio inoltrato e i tour con le jeep sono tutti già prenotati. Decidiamo quindi di fare un walk trail tra quelli segnati nella mappa che ci han dato alla reception. Ci avviamo lentamente sotto il sole cocente, ma la volgia di esplorare questo ambiente sconosciuto è troppo forte. Dopo una decina di minuti di cammino vediamo i primi animali, degli springbok in compagnia di un bufalo. Ma sono davvero lontanissimi. Cerco di catturare qualcosa col 100-400 ma con scarsi risultati, col binocolo di Steno si riescono a vedere un pò meglio.
Poco alla volta ci accorgiamo che siamo letteralmente circondati dagli animali: gnu, springbok, bufali e zebre. Proseguiamo a piedi per qualche chilometro e poi mi ricordo che mi ero comprato per l'occasione qualcosa che tenesse traccia di queste attività.
Attivo il gps a percorso inoltrato. Il tramonto sta per affacciarsi nel bush ed è uno spettacolo che non mi voglio perdere, inoltre Emanuele ci aveva raccomandato di non farci trovare in giro al buio: è il momento in cui i predatori vanno a caccia.
Ecco la traccia del breve trekking pomeridiano, ovviamente manca la prima parte del percorso.
Siamo già nel nostro campsite quando il sole si colora di arancione e scalda il paesaggio intorno a noi. Le ombre si allungano, la percezione delle distanze cambia e tutto si dilata mentre con la dura luce del pomeriggio tutto si appiattisce. Ci accorgiamo anche che la ruota anteriore sinistra del Toyota Hilux è praticamente a terra, abbiamo forato, possiamo cambiarla con tutta calma e preparaci poi per la cena.
Iniziamo a fare il fuoco al calare delle tenebre, abbiamo qualche difficoltà a far prendere la legna anche se l'avevo tagliata in pezzi più piccoli con l'accetta in dotazione. Decidiamo di utilizzare la sterpaglia secca del bush. Meraviglia, basta un pezzetto di diavolina sotto la paglia che il fuoco praticamente si accende da solo. La brace è pronta in poco tempo e mettiamo sulla griglia la carne che avevamo comprato la mattina al supermercato.
E' Steno che si occupa del fuoco mentre io mi occupo di lavare l'insalata e "apparecchiare la tavola" se così lo si può definire.
Mentre mangiamo sentiamo dei rumori provenire dalla sterpaglia, puntiamo le torce in direzione del rumore e due occhi ci guardano curiosi; occhi che spariscono dopo qualche secondo. Solo poi ipotizziamo che poteva essersi trattato di uno sciacallo.
Come primo esperimento di BBQ non è stato male, ma a fine viaggio saremo degli esperti. Così come lo saremo nel montare e smontare la tenda. Il tempo per ogni operazione era inizialmente di circa 25 minuti. L'ultimo giorno abbiamo montato la tenda in meno di 7 minuti.
Con il buio arriva anche il freddo, non dimentichiamo che siamo a circa 1200 mt s.l.m. e stiamo uscendo dall'inverno. Il piacere di una doccia calda viene brutalmente spazzato via dal freddo che incontriamo uscendone.
La prima notte in tenda la passiamo infreddoliti, ci siamo dimenticati di portarci su la coperta e nessuno aveva voglia di scedere durante la notte mentre il termometro segnava 9°.
Dopo un sonno tormentato da incubi e freddo, la sveglia ci riporta alla realtà: una realtà buia e fredda, non è ancora l'alba. Scendiamo le scalette e prima di preparare la colazione, smontiamo la tenda. Emanuele ci ha consigliato di montare e smontare la tenda come prima cosa. Farlo dopo cena o dopo colazione potrebbe diventare una grossa perdita di tempo e ogni giorno abbiamo i minuti contati, o quasi. Tenda smontata, prepariamo la colazione: tè, pane, nutella, biscotti e un sorso di succo di frutta. Il peggior succo di frutta che abbia mai assaggiato in vita mia. Scopriremo solo dopo una settimana che si trattava di concentrato da diluire in acqua.
L'alba nel Kalahari è bella in modo assurdo. Rimango paralizzato davanti a questo spettacolo , il mal d'Africa si sta pian piano facendo strada sotto la mia pelle.
Questo video preso dalla GoPro di Steno da un'idea di dove ci trovavamo.