Nepal 2022/2023
Il regno degli 8000
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Dal Bhat power 24h
Quando eravamo bambini e si doveva andare in un posto lontano da casa, magari semplicemente per andare a prendere un gelato in centro, rafforzavamo così la frase: "Mi tocca andare a prenderlo fino a Kathmandu!", oppure quando un tuo amico si assentava e ci metteva tanto a tornare gli chiedevi: "Ma dove sei stato? A Kathmandu?".
Ecco, nella nostra fantasia di preadolescenti, Kathmandu era il posto più lontano del mondo, una città impossibile da raggiungere, un luogo dove si comprano le cose più strane, dove le persone forse sono pure in grado di volare.
Quasi quarant'anni dopo quei momenti ho inviato via Whatsapp un mio selfie sotto l'insegna del ristorante Mitho di Kathmandu.
Kathmandu quindi esiste, è lontana ma non così lontana, è possibile da raggiungere, si comprano cose strane se vuoi ma la gente non è in grado di volare.
L'idea di Emily (la mia compagna) e mia, era quella di andare al caldo durante le ferie natalizie e avevamo individuato un bel viaggio di tre settimane lungo il fiume Mekong tra Laos e Cambogia. Purtroppo la pandemia ha creato grossi problemi alle compagnie aeree e la conseguenza di questo è che Avventure Nel Mondo apre meno date rispetto al periodo pre-pandemia.
- 23/12
Partenza regolare da Milano e da Roma con Turkish, ci riuniamo ad Istanbul e ci imbarchiamo per Delhi sempre con Turkish.
- 24/12
Arrivati a Delhi dobbiamo ritirare i bagagli, uscire dall’aeroporto, rientrare ed imbarcare con Air India per Katmandu. Qui rimaniamo incastrati nella trafila di sicurezza dell’aeroporto di Delhi (non so se sia così per tutta l’India). Air India non emette carte d’imbarco, solo dei fac-simili. Avvisa inoltre che le carte d’imbarco dovranno essere emesse al Desk di Air India per il check-in ed imbarco bagagli. Per entrare in aeroporto però, le guardie armate ci chiedono i boarding pass che in molti di noi non hanno, passaporto e biglietto elettronico stampato non sono sufficienti. Chi ha stampato i fac-simile può entrare. Chi non riesce ad entrare perde circa due ore di tempo con i desk di Air India per spiegare la cosa. Ci dicono di usare i totem all’esterno del terminal, ma emettono boarding pass solo per voli domestici. Alla fine, dopo oltre due ore e mezzo e diverse arrabbiature, un operatore di Air India stampa una lista delle persone presenti nei codici prenotazione, la porge alla guardia e alla fine entriamo. Tra: uscita, perdita di tempo, controllo passaporti, immigrazione ecc… di 7 ore di scalo ne perdiamo 6. Finalmente ci imbarchiamo per Katmandu ed atterriamo più o meno all’ora stabilita. Prassi immigrazione, sicurezza e ritiro bagagli. All’uscita acquistiamo delle SIM Ncell che useremo per tutto il viaggio. 35Gb per un mese, chiamate limitate al solo Nepal (ma poco importa) a meno di 1500 NRP a testa. Fuori dall’aeroporto ci attende Babu, il driver che rimarrà con noi fino a fine viaggio. Arriviamo a Bhaktapur e prendiamo alloggio in Hotel dove ci aspetta Amresh. Sbrighiamo tutta la parte burocratica del viaggio: saldo al corrispondente, spiegazione dell’itinerario, cambio valuta. È già sera, il nostro Hotel si trova proprio accanto alla porta di ingresso alla Durbar. Facciamo due passi e andiamo a cena. Ci rendiamo subito conto anche nei ristoranti non c’è il riscaldamento. Mangiamo il nostro primo di numerosi Dal Bath e poi andiamo a dormire stanchissimi.
- 25/12
La giornata inizia alle 5 del mattino per quelli che faranno il volo panoramico sull’Himalaya. Piccola considerazione in merito: 200€ per un volo di circa 50 minuti a bordo di un aereo dai finestrini segnati o sporchi non è quello che ci aspettavamo. Per quella cifra avremmo voluto un volo decente potendo fotografare lo spettacolo della catena montuosa più alta del mondo. Alcuni passeggeri si trovano impossibilitati a scattare foto a causa di generosi segni sui finestrini; altri invece erano talmente sporchi che si faticava a vedere attraverso. Non solo, per la prima parte del volo, il velivolo porge il fianco sinistro alle montagne stando piuttosto lontano. Al rientro, dopo una virata a sinistra di 180°, l’aereo è nettamente più vicino alle vette. Dal mio punto di vista non ne vale la pena, se non per dire: ho visto l’Everest coi miei occhi. Paradossalmente il volo di ritorno da Kathmandu a Delhi ha offerto un panorama migliore a chi era seduto a destra dell’aereo.
Rientriamo in albergo e facciamo colazione. Poco dopo prendiamo il pulmino e ci dirigiamo verso il tempo di Changu Narayan.
Veniamo lasciati dalla parte opposta della collina dove si trova il tempio in modo da poter effettuare una passeggiata di circa due ore e raggiungere la vetta della collina da dove si vede il Langtang in lontananza. Riscendiamo ed arriviamo al tempio che purtroppo è segnato dal terremoto del 2015 e per lo più è oscurato dalle molte impalcature di bambù. Col senno di poi avrei evitato la camminata (che non è nulla di che), sarei andato direttamente al tempio col Bus e avrei dedicato più tempo poi a Bhaktapur.
Bhaktapur che visitiamo insieme alla nostra guida parlante italiano Kiran.
La città è bellissima, a mio avviso la più bella delle città della Valle. La Durbar è molto carina ma è il centro il vero punto di forza con i suoi edifici in mattoni rossi e le finestre in legno nero finemente intagliato.
La visita dura fino al tardo pomeriggio in modo da lasciarci qualche ora ti tempo libero e poi a cena prima di andare a dormire. Piccolo appunto: la visita alla cartiera dove producono carta di agave o di riso è molto carina soprattutto per lo shop dell’artista che vi abita che è uno dei pochi rimasti ad intagliare il legno creando dei capolavori di livello assoluto.
- 26/12
Oggi è il turno di Thimi, dello “stupone” di Boudhanath, del tempio di Gokarna e del Pashupatinath. La visita alla cittadina di Thimi avviene nella prima mattinata. Thimi è famosa per la produzione di vasellame in terracotta. La zona che circonda la cittadina è fatta di un terreno ricchissimo di argilla che viene raccolta quotidianamente e portata nella cittadina da camioncini col cassone aperto. L’argilla grezza viene inizialmente preparata per la lavorazione e il prodotto finito viene lasciato ad essiccare lungo le strette viuzze che si intersecano tra loro formando un labirinto di vicoletti pieni di vasellame pronto per essere asciugato dal sole. A quest’ora del mattino siamo gli unici non nepalesi a visitare la cittadina e i primi raggi del sole che filtrano regalano un’atmosfera magica. Dopo la visita di Thimi ci spostiamo nella bolgia della capitale nepalese per visitare il gigantesco stupa di “Boudhanath” la cui grandezza del suo mandala ne fa uno dei più grandi del Nepal. Con la sua altezza di 36 metri è anche uno dei più grandi al mondo. Si pensa che la sua costruzione risalga al 590-604 d.C. da parte del re nepalese Shivadeva. Mia opinione personale: tra le tante cose viste in Nepal, questa è quella che mi ha stupito di meno. Nella piazza che contiene lo stupa c’è anche una scuola di Mandala che abbiamo visitato. Alcuni lavori sono di una bellezza disarmante e la manualità dei maestri è stupefacente. Il tempio Gokarneshwar Mahadev, meglio conosciuto più semplicemente come “tempio di Gokarna” è uno dei più antichi ed importanti del Nepal ed è situato lungo le rive del fiume sacro Bagmati. Qui si celebra una parte dei riti funebri e proprio qui i parenti del defunto vengono a pregare. Molto legato a questo tempio c’è quello di Pashupatinath, il più importante tempo induista del Nepal. Anch’esso si trova lungo il corso del fiume Bagmati ed è consacrfato al dio Pashupati, manifestazione di Shiva. È noto sia per le sue architetture a forma di pagoda ma soprattutto per i riti funebri. Quando il defunto passa a miglior vita, i parenti lo portano al tempio e lungo le rive del fiume, lo lavano, lo vestono e celebrano il rito della cremazione su pire formate da legno e paglia. La sacralità di questo rito è molto potente anche se, purtroppo, dal mio punto di vista, disturbata dall’andirivieni di estranei e turisti attirati dal macabro rito. Una volta che il fuoco della pira si è estinto le ceneri vengono gettate nel fiume Bagmati che a sua volta si riverserà nel Gange. Il rito termina con il lavaggio della pietra su cui era stata accesa la pira. Terminiamo la giornata cambiando albergo e stanotte alloggeremo al Mandala Boutique Hotel di Kathmandu. Giretto superveloce nella parte del Tamel vicino all’albergo, cena e a nanna.
- 27/12
Oggi è martedì e a Dakshinkali possiamo assistere alla cerimonia del sacrificio degli animali. Ogni martedì e ogni sabato a Dakshinkali, località che dista circa 20km dal centro di Kathmandu, si può assistere a questa cerimonia. È un luogo che ancora non è stato scoperto dal turismo di massa ma che è molto suggestivo. Chi si aspetta di assistere ad un rito splatter con sangue da tutte le parti e animali al massacro… beh, non sarà accontentato. Nel tempio dedicato alla dea Kali il sacerdote sacrifica gli animali portati dai fedeli per placare la dea. Oltre agli animali vengono offerti in dono anche dei fiori. Una volta sacrificato, l’animale viene lavato, ripulito e preparato per essere mangiato dalla famiglia della persona che lo ha portato al sacrificio. Nulla di diverso di quello che avveniva, e ancora avviene, nelle nostre campagne tranne che per la parte rituale. Il sacrificio inoltre avviene lontano dagli occhi indiscreti dei visitatori che possono solo intravvedere da uno spiraglio l’atto sacrificale. Il tempio sorge sulle rive di un ruscello situato alla base di una stretta gola dal panorama davvero suggestivo. Rientrando a Kathmandu ci fermiamo inizialmente al tempio buddhista delle donne del villaggio di Pharping e alla gola di Chobar. Il tempio è semplicemente maestoso, forse il tempio buddhista più bello che abbia mai visto. L’interno è finemente decorato in ogni sua minima parte, pavimenti di marmo, drappi decorati con filo d’oro, statuette del Buddha in ogni dove. Al centro della sala svettano gli scranni dove i sacerdoti di più grado più elevato recitano i mantra. Davvero bellissimo. Scendendo per la strada che riporta a Kathmandu si passa proprio sopra alla gola di Chobar che ci fermiamo ad ammirare con una certa delusione e facciamo una brevissima visita al tempio di Jal Binayak ai piedi della gola. Visto che siamo in anticipo sui tempi decidiamo di visitare oggi il famoso Swayambhunath, il tempio delle scimmie di Kathmandu. Si tratta di fatto di un antico complesso religioso buddhista situato in cima ad una collina nella valle di Kathmandu. Per i buddhisti newari, Swayambhunath, riveste un ruolo primario ed è probabilmente uno tra i più sacri luoghi di pellegrinaggio, secondo solo a Boudhanath. È una magnifica giornata, il sole splende e dalla terrazza dello Swayambhunath si può godere della vista di tutta la valle e delle vicine vette della catena Himalayana tra cui spicca la vetta innevata del Langtang Lirung (7234 mt). Abbiamo tempo per farci un giretto per il Tamel, cenare e andarcene a nanna, domani ci aspetta la visita di Kathmandu.
- 28/12
Giornata quasi interamente dedicata alla capitale. Ci svegliamo molto presto per recarci alla base della collina di Shivapuri nella periferia nord di Kathmandu. In una piccola piazza circondata da semplici case giace la statua di Budhanilkantha; una bellissima statua in pietra del dio Indù Vishnu. Scolpita da un unico blocco di pietra basaltica nera, la statua raffigura Vishnu reclinato all’interno di un serbatoio d’acqua incassato che rappresenta il mare cosmico. La statua raffigura la divinità che si adagia sulle spire del serpente cosmico. Ogni mattina molto presto avviene la vestizione della divinità da parte di un nutrito numero di seguaci. La statua viene inizialmente lavata con l’acqua presente nella vasca, latte e yogurt. Una volta lavata viene risciacquata e dipinta sul volto tramite colori naturali. Dopodichè si aggiunge una veste di colore arancio per il corpo, una corona, dei bracciali e una parte di armatura che copre avambracci e gambe. La cerimonia viene accompagnata dalla recita di un mantra ritmato da strumenti di latta e campane. La vestizione dura circa una mezzora, dopodiché i seguaci si possono recare ai piedi della statua per offrire in dono cibo e fiori.
Torniamo in albergo per fare colazione e ci prepariamo per la giornata interamente dedicata ai monumenti della capitale.
Dall’albergo tagliamo il Tamel in due per recarci nella Durbar dove ci facciamo fare il permesso d’ingresso che dura una settimana. Subito iniziamo visitando il palazzo della Kumari di Kathmandu. Entriamo nel piccolo cortile del bellissimo palazzo dove risiede la dea bambina. Dopo pochi minuti di attesa, le porte del cortile vengono chiuse e un addetto alla sicurezza ci chiede di salutare la Kumari con il nostro Namaste! Subito dopo ci viene chiesto di spegnere le macchine fotografiche e mettere via gli smartphone. La Kumari non deve essere fotografata o ripresa. Dopo qualche minuto di attesa, la piccola si affaccia alla finestra, ci scruta con aria svogliata per circa 15 secondi per poi rientrare nella sua casa abitata per lo più da topi che scorrazzano bellamente da una finestra all’altra.
Inizialmente tutte le cittá della valle avevano una Kumari: Kathmandu, Bhaktapur, Patan, Kirtipur. Ora Bhaktapur è rimasta senza Kumari.
La Kumari, o dea bambina degli Indú, viene scelta dalle caste degli argentieri ed orefici tra i Newari. Vengono selezionate tutte quelle bambine che devono essere nate sotto una certa costellazione, non devono avere difetti della pelle (nei o altri segni), non devono mai essere state malate o ferite. Una volta selezionate vengono chiuse in una stanza buia riempita di teste di bufalo e di altri animali, dipinti spaventosi e intimorite da urla di vario genere. La bambina, tra tutte, che non mostra paura, o ne mostra meno delle altre, viene eletta Kumari, viene prelevata dalla sua famiglia di origine, viene trasferita nel suo palazzo e seguita da una famiglia adottiva (solo quella di Kathmandu, a Patan e Kirtipur la famiglia segue la Kumari nel palazzo).
La Kumari di Kathmandu inoltre non può mai lasciare il palazzo se non per alcune festività.
Dopo l’arrivo delle prime mestruazioni la Kumari viene deposta e ne viene scelta un’altra.
Subito dopo ci rechiamo nel centro della Durbar per ammirare la grandezza delle sue pagode e dei suoi templi.
Infine ci rechiamo all’interno del palazzo reale attraversando la porta d’oro.
La visita con la guida, noi avevamo Kiran, prosegue visitando alcuni templi sparpagliati nel Tamel. Finite le visite abbiamo tempo libero dalle tre del pomeriggio per girare in autonomia la Durbar, il Tamel e i suoi negozi.
- 29/12
Oggi è giornata interamente dedicata al trasferimento. Lasciamo Kathmandu per recarci al villaggio Gurung di Ghale Gaun. Il traffico per uscire dalla capitale è intenso e caotico e poi, una volta raggiunta la “highway” è pure peggio. In Nepal non esistono ferrovie e c’è un’unica strada che unisce la capitale con Pokhara, la seconda cittá del Paese. Di fatto la highway è tutta un lavoro in corso, peggio di quello che fu la Salerno-Reggio, molto peggio. Ci si muove lentamente evitando vetture, camion, autobus e motorini. Inizialmente la strada è tortuosa e di fatto perde quota sul fianco delle montagne che circondano la valle. Una volta arrivati in fondo valle la strada migliora anche se non di molto. Arriviamo a Besishar poco dopo pranzo e da qui ci aspetta il tratto peggiore. La strada che porta da Besishar a Ghale Gaun diventa un brutto sterrato dopo pochi minuti dalla partenza. Il nostro piccolo bus sgangherato si dimostra un mulo inarrestabile anche se è meglio non guardare mai lo strapiombo che si apre sotto di noi, a destra e poi a sinistra, a destra e sinistra, a seconda dei tornanti.
Ci vogliono quasi tre ore e mezza per arrivare in cima, alcuni punti sono davvero brutti.
Arriviamo al villaggio decisamente provati, veniamo accolti con una brevissima cerimonia di benvenuto: un tè caldo e una ghirlanda di fiori arancioni, gli stessi usati nelle cerimonie religiose. Veniamo poi divisi in due gruppi che verranno ospitati ciascuno da una famiglia.
Fa freddo, tanto freddo. Non ci sono i riscaldamenti nelle piccole stanze e non c’è acqua calda. Veniamo forniti però di pesanti piumoni per la notte. Da soli non basteranno, sarà necessario andare a dormire ben vestiti.
Si cena molto presto e il nostro gruppo viene invitato nella cucina della famiglia che ci ospita. Ci sediamo a terra intorno alla stufa a legna che non ha però un camino. Ci servono il classico Dahl Bat però buonissimo, fatto dalla signora che ci ospita. Insieme a lei sono presenti l’insegnante della scuola che parla un pochino inglese e il marito che, anche lui, parla un inglese decisamente comprensibile. Solo a fine della cena ci accorgiamo della presenza della nonna che stava già ronfando sotto le coperte di un letto vicino.
Con i nostri ospiti scambiamo le prime parole: da dove venite, come vi sembra il villaggio, avete figli ecc. Andiamo a dormire molto presto. Se il freddo è controllabile, i materassini dalla consistenza della pietra proprio no. Il sonno è agitato dal freddo ma soprattutto dal fatto che ogni trenta minuti circa ti devi girare per non ritrovarti con un fianco o con la schiena a pezzi.
- 30/12
Dopo esserci svegliati abbiamo fatto colazione sulla terrazzina con delle specie di frittate dolci preparate dalla nostra ospite. Da bere succo d’arancia e tè masala, buonissimo.
Dopo colazione si parte per un trekking che ci porta al vicino villaggio Bhujung, sempre di etnia Gurung. Il trekking è in discesa. La prima parte (abbastanza lunga) si fa sulla strada sterrata che collega i due villaggi, molto polverosa. Ci sarebbe anche un bel panorama ma c’è molta foschia. La seconda parte la si fa scendendo i classici gradini di pietra fino ad arrivare nel centro del piccolo villaggio che, a differenza di Ghale Gaun, è disposto in modo molto scenografico sul versante della montagna. Devo dire che è molto più bello rispetto a Ghale Gaun.
Pranziamo con dell’ottima polenta, del pollo, e dell’immancabile zuppa di lenticchie. In questo villaggio raccolgono il mais e ci fanno dell’ottima polenta, potrebbe tranquillamente essere confusa con una polenta del bergamasco.
Tutta la discesa che abbiamo affrontato all’andata dobbiamo riguadagnarcela in salita.
Col senno di poi avremmo dovuto ingaggiare il nostro autista e chiedergli preventivamente di farci venire a prendere. Di fatto si fa fatica, ci si impolvera e poco più. Il trekking, tutto è, tranne che panoramico e la foresta che si attraversa è decisamente bruttina. Ben diversi sono i panorami dei sentieri delle nostre dolomiti Altoatesine.
Al rientro ci aspettano i bambini della scuola che sono stati radunati per darci il benvenuto e ricevere i regali che gli avevamo portato: penne, pennarelli, quaderni, matite e… palloncini colorati. È stato un momento bellissimo seguito poi da un altro momento da ricordare: il capodanno Gurung. Il loro capodanno si festeggia un giorno prima del nostro e di fatto, il pomeriggio, tutto il villaggio si ritrova per cantare, ballare e bere la grappa di miglio. Ovviamente anche noi siamo stati coinvolti nella festa e nelle danze. A livello emozionale probabilmente il momento più alto del viaggio.
Ceniamo ancora con la famiglia che ci ospita e andiamo a dormire, seconda notte al freddo e al “duro”.
- 31/12
Ripartiamo in direzione Pokhara, ridiscendiamo col pulmino la terribile strada sterrata che abbiamo percorso all’andata ma ci impieghiamo molto meno. Appena incrociamo la strada principale lasciamo Kiran, la nostra guida, che deve rientrare a Kathmandu. Il tragitto è lungo e prevedevamo di arrivare alle 15:30 al Tashi Palkel, il monastero tibetano di Pokhara, per vedere la funzione religiosa. Arriviamo in ritardo di 25 minuti. Giusto il tempo di entrare nel monastero che la funzione finisce. Non abbiamo capito il motivo, ma la funzione, invece di iniziare alle 15:30 è iniziata alle 15:00 e invece di durare due ore ne è durata una sola.
Sconsolati ce ne andiamo in albergo, che si dimostrerà il più bello di tutto il viaggio.
Pokhara ci accoglie con due celebrazioni, la prima è quella dell’inaugurazione dell’aeroporto (che non vediamo) la seconda è lo Street Festival che si celebra il 31/12 e il 01/01. Sulla strada principale si riversa un fiume di persone senza fine, siamo usciti a cena per le 20:00 e la gente ha iniziato a scemare per le una del mattino. Un caos ordinato di gente che andava avanti e indietro, pieno di bancarelle di streetfood, balli, gente che suona. Davvero molto bello e soprattutto inaspettato. È così che festeggiamo il nostro capodanno.
- 01/01
Salutiamo l’anno nuovo svegliandoci con calma, facendo un’ottima colazione e facendoci portare dal mitico Babu alla World Peace Pagoda. Pirma però ci fermiamo per una breve visita alle cascate di Devi’s Fall e alle grotte di Mahadev. Sono visite molto veloci e carine. Le cascate hanno poca portata d’acqua in quanto ci troviamo nella stagione secca. Mentre nelle grotte è presente una stalagmite consacrata a Vishnu e nel punto più basso si raggiunge la base della cascata di Devi dove il fiume si inabissa nel terreno prima di sfociare nel vicino lago Phewa.
È una bellissima giornata, peccato che ci sia sempre la foschia che impedisce al massiccio dell’Annapurna di specchiarsi nel lago.
La visita alla pagoda della pace, finanziata dal Giappone, è molto rapida e in meno di mezzora scendiamo a piedi lungo il sentiero ovviamente di gradini che ci porta alle rive del lago.
Noleggiamo due canoe e ci facciamo portare dall’altra parte della riva, nella zona del nostro albergo. Da qui in poi, tempo libero fino all’indomani.
- 02/01
Oggi forse riusciamo a vedere le cime dell’Annapurna dal punto panoramico chiamato Sarangkot. Sono le 5 del mattino quando Babu ci carica sul pullmino e ci scarica vicino alla vetta. 10 minuti di salita ripida (su gradini tanto per cambiare) e raggiungiamo per primi il punto panoramico. È ancora molto buio e dobbiamo attendere circa 45 minuti per l’alba, ne è valsa la pena perché ci siamo accaparrati i posti migliori. Con le prime luci dell’alba appaiono le cime di Annapurna II, Annapurna III e il maestoso Macchapucchare, il famoso monte a coda di pesce. È uno spettacolo molto bello e si riesce a capire quanto alte siano le vette che incorniciano il paesaggio.
Scendiamo e facciamo colazione in albergo per poi ripartire. Destinazione Bandipur.
Una cittadina Newari ormai dedita al turismo a che era molto frequentata prima che costruissero la strada per il Terai che, di fatto, la taglia fuori dalle rotte commerciali con l’India.
L’hotel che ci ospita è spartano ma con riscaldamento funzionante (i soliti climatizzatori) e un terrazzo panoramico sulla valle che è davvero meritevole e, nonostante la foschia, che però rimane sul fondo valle, si vede bene la vetta del Manaslu I che con i suoi 8163 m s.l.m. fa parte della ricerchia stretta degli ottomila.
Ci sparpagliamo per visitare il piccolissimo centro e ci rilassiamo fino a cena. Ceniamo in albergo e poi andiamo a nanna.
- 03/01
Causa lavori in corso sulla strada per il Terai, dobbiamo partire molto presto per raggiungere il parco naturale di Chitwan. Entro le 9 del mattino dobbiamo superare la barriera di sbarramento altrimenti dobbiamo stare fermi, se va bene, fino alle 16.
Questo ci permette di arrivare al parco prima del previsto ma una brutta notizia ci attende.
Avevamo prenotato due attività: Jeep Safari nel pomeriggio, Canoa all’alba del giorno dopo. Purtroppo, la canoa non si riesce a fare; la causa è sempre la chiusura della strada che dobbiamo ripercorrere per tornare a Kathmandu. Lo staff cerca di organizzarci la canoa prima di cena ma purtroppo, durante il jeep safari, una jeep si rompe e stiamo fermi quasi un’ora e quindi ci salta la canoa la sera. Prima di partire per il safari andiamo a piedi a visitare il vicino villaggio di etnia Tharu. Durante il safari vediamo una follia di coccodrilli, un pitone, aquile, scimmie, cinghiali e cervi, degli elefanti (non in libertà) ma nessun rinoceronte. Tigri lo sapevamo che non ne avremmo viste, sono animali molto schivi e si muovono per lo più di notte per cacciare.
Tornati al lodge, prima di cena, assistiamo ad uno spettacolo danzante tipico Tharu e veniamo coinvolti nelle danze.
- 04/01
Partenza molto preso, entro le 9 dobbiamo nuovamente passare la barriera e così è. Ci aspetta una lunghissima giornata di rientro a Kathmandu per la stessa odiosissima strada che abbiamo percorso all’andata. Arriviamo nella capitale verso le tre del pomeriggio. Tempo libero, noi abbiamo visitato il giardino dei sogni, vicino al Tamel, e poi siamo tornati alla Durbar percorrendo la Freak Street e vendendo alcuni templi situati a sud della Durbar.
- 05/01
Con la giornata di oggi si chiude il tour della valle di Kathmandu. Visitiamo di prima mattina Bunghamati, poi Khokana e infine visitiamo Patan, l’ultima delle cittá importanti della valle.
Devo dire che mi aspettavo di più, vuoi forse che è stata visitata come ultima, dopo il pieno di templi e pagode fatto nei giorni precedenti, però non è a livello della capitale o di Bhaktapur. Veniamo accolti dalla Kumari di Patan che ci benedice imprimendoci il Tilak dietro offerta volontaria di 100 rupie a testa. A Patan, la Kumari, ha vita più semplice rispetto a quella di Kathmandu. Visitiamo anche il palazzo reale e poi ci concediamo del tempo per girare in autonomia la bella piazza principale.
Rientriamo e oggi, la cena, ce la offre Amresh. Ci portano fino al ristorante ai margini del Tamel, ci fanno accomodare e assistiamo, tra una portata e l’altra, a balli di tradizione Newari. Dopo la cena ci viene offerta anche la torta e un piccolo presente per ogni partecipante del gruppo. Mai successo in tanti anni di viaggi con Avventure che un corrispondente avesse così a cuore i gruppi.
- 06/01
Oggi inizia il viaggio della speranza. Come pattuito partiamo alle 11:30 dall’albergo dopo aver salutato Amresh. Le formalità aeroportuali si sbrigano abbastanza velocemente e imbarchiamo puntuali per Delhi.
Dopo il decollo, chi ha avuto la fortuna di trovarsi a destra del velivolo ha potuto gustarsi il panorama Himalayano come ancora non eravamo riusciti a vedere. Davvero uno spettacolo incredibile.
Atterriamo a Delhi e il corrispondente Mamlesh si fa trovare come promesso coi bus fuori dall’aeroporto.
Siamo in quattro gruppi di cui due decidono di andare direttamente in albergo.
Causa il lungo scalo decidiamo di andare a visitare il Minareto di Qutub che chiude alle 9 di sera. Io lo avevo visto di giorno, al ritorno dal viaggio in Ladhak. Beh, di sera è mille volte più affascinante. Illuminato alla perfezione, la torre del minareto svetta imponente e tutto il sito archeologico mostra il meglio di se, tra l’altro eravamo davvero pochissimi a visitarlo.
Ceniamo insieme al gruppo parallelo al nostro per poi recarci in quello che si tramuterà in un vero e proprio incubo.
L’albergo pagato da avventure si è dimostrato una truffa bella e buona. Purtroppo recensioni ed immagini su expedia erano decisamente un falso. L’hotel è al limite dell’agibile. Mi sono ritrovato a dover girare per le stanze in modo da capire se potessero andare bene e fossero quantomeno dignitose. Nulla di più sbagliato. Il numero di stanze era insufficiente e quelle che c’erano erano vergognose, sporche, senza letti, senza materassi, alcune con materassi sporchi e asciugamani bagnati buttati sul letto. Indecente. Abbiamo deciso di tornare in Aeroporto e sdraiarci lì da qualche parte.
Contattiamo il corrispondente e ci facciamo venire a prendere.
Il discovery rimane in albergo ma la loro scelta non sarà quella giusta e passeranno una notte d’inferno. Tanto più che alle 6 dobbiamo decollare e alle 3 devono essere in aeroporto, è mezzanotte passata ormai.
Noi siamo stati fortunati, una volta sbrigate le formalità aeroportuali, immigrazione ecc, troviamo direttamente al gate 15 sdraio tutte per noi. Che culo.
Decolliamo in ritardo di un’ora e appena appoggio il sedere sul sedile crollo sfinito.
- 07/01
Mi risveglio che siamo in fase di atterraggio, scalo di 9 ore ad Istanbul, 10 per chi torna a Roma.
Alcuni decidono di prendere dei taxi e farsi un giretto per Sultanahmet rientrando in orario per il volo di ritorno.
Il gruppo si divide con la promessa di rivederci prima o poi da qualche altra parte del mondo.
Rientriamo a Malpensa che siamo provatissimi ma con dentro ancora le sensazioni e le emozioni che mi hanno trasmesso due settimane di Nepal.