Oman 2023

Ramadan e Wadi

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Sultanato dell'Oman

Giorno 1

Partiamo puntuali da Malpensa alle 18:50 con volo Turkish TK 1876, atterriamo ad Istanbul alle 23:40

Giorno 2

Arriviamo ad Istanbul che sono le 7:10 del mattino. In aeroporto c’è il corrispondente omanita che ci aspetta. Chiediamo subito a lui aiuto per comprare delle SIM Omantel. L’offerta che ci consiglia è quella da 5 OMR che fornisce 7GB di dati, 1GB di dati dedicati ai social (WhatsApp, Instagram, Facebook ecc) e 50 minuti di telefonate in Oman.

Occhio a non usare tanto i social o spedire/ricevere foto/video su whatsapp, 1Gb di traffico è molto poco. Una con Instagram si è prosciugato il credito in una giornata. È possibile poi, aggiungendo 3 OMR di credito avere traffico illimitato social per 1 settimana. Per farlo dovrete recarvi ad un centro Omantel.

Sbrigata la formalità ci dirigiamo con il corrispondente al parcheggio dell’aeroporto dove ci aspettano 2 Toyota Fortuner bianche praticamente nuove. Avevano all’attivo meno di 600 Km. Sono delle Jeep comparabili a delle Toyota Prado. Il nostro modello era un 4L (4000 cc) V6. La trasmissione è due ruote motrici con il 4x4 inseribile elettronicamente. Il cambio ha anche le ridotte (sempre inseribili elettronicamente) e il blocco del differenziale anch’esso inseribile elettronicamente. Abbiamo collegato un iPhone con sim Omanita direttamente alla presa USB dell’infotainment e con nostra gioia abbiamo visto che era presente Apple CarPlay (e Android Auto). Così facendo abbiamo usato Google Maps costantemente collegato senza dover usare direttamente il telefono. Una manna, ci siamo trovati benissimo e siamo arrivati ovunque senza intoppi. Le auto poi sono munite di Cruise Control, altra cosa comodissima.

Non abbiamo avuto nessuna difficoltà a guidare nel deserto o sullo sterrato reso scivoloso dalla pioggia per arrivare al Jebel Shams. Eravamo quattro in un’auto e in tre nell’altra per cui il bagagliaio era decisamente sufficiente per farci stare tutti i bagagli, i nostri pranzi e pure alcuni indumenti bagnati. Fossimo stati in cinque per auto non sarebbero state così comode. Ci hanno inoltre dotato di 24 bottigliette da mezzo litro di acqua per auto. Dopo aver fatto il check delle vetture (eventuali danni esterni ed interni, controllo luci, tergicristalli, aria condizionata, gomme, ruota di scorta, crick ecc.) seguiamo il corrispondente che ci accompagna fino alla moschea Sultan Quaboos. Lo salutiamo dandoci appuntamento la sera in Hotel per pagare il nolo delle vetture; vuole il pagamento in OMR e non in Euro.

Entrati nell’area della moschea si palesa subito una guida che chiede ben 5 OMR a persona. Siamo tutti stanchi dal viaggio notturno e ci facciamo fregare, anche se con un piccolo sconto finale.

La moschea è davvero molto grande e bella. Difficile dire se sia più bella questa, quella di Istanbul o la moschea di Casablanca.

Facciamo fatica ad abituarci al gran caldo che morde i marmi lucidi della moschea, ma una volta entrati nella sala principale rimaniamo tutti impressionati.

La nostra visita dura circa 45 minuti, dopodiché ci rechiamo al vicino LuLu Hypermarket dove cambiamo i soldi.

Fortuna siamo un gruppo piccolo e non hanno problemi di liquidità. Cambiamo con un discreto 1 OMR = 0,41 €.

Attenzione a chi volesse per qualche motivo cambiare più di 1.000 € (ad esempio una coppia con un solo passaporto). L’importo massimo che si può cambiare a testa al mese è di 420 OMR. È sempre possibile prelevare dagli ATM anche se nessuno di noi lo ha fatto.

Dopo il cambio ci addentriamo all’interno del supermercato per fare la spesa necessaria al pranzo di oggi e dei prossimi due giorni.

Prendiamo pane, formaggio, qualche snack e soprattutto una cosa che si rivelerà una vera droga: datteri ricoperti di cioccolato fondente. Qualcuno azzarda un kebab che non si rivela nemmeno male. Carichi come somari ce ne andiamo in auto e mangiamo alla spicciolata direttamente in auto nel parcheggio del supermercato. Nell’angolo dove abbiamo parcheggiato non c’è nessuno.

Usciti dal supermercato andiamo in hotel per il Check-in. L’Hotel Al Falaj di Muscat è molto carino, le stanze sono grandi, ben climatizzate e il cibo a colazione è buono ed abbondante. Anche la WiFi è ottima.

Col senno di poi!

Potendo tornare indietro avrei scelto un albergo vicino alla Corniche e al Souq. Effettivamente l’albergo dove eravamo noi è molto scomodo per arrivare nella vecchia Muscat. Sarebbe stato meglio essere svincolati dall’uso delle auto cosicché chi avesse voluto stare in giro di più la sera poteva farlo senza nessun problema.

Cinque minuti, tempo di rinfrescarci e siamo pronti per andare a visitare la Royal Opera House, che troviamo chiusa. Durante il ramadan chiude alle 15:00 e noi siamo arrivati lì alle 15:10. Poco male, la recupereremo il giorno in cui rientreremo a Muscat.

Decidiamo quindi di andare a vedere il Mutrah fort che però apre dalle 18:00 fino a mezzanotte. Questo ovviamente solo durante il Ramadan.

Visto il caldo delle ore centrali del pomeriggio ci dividiamo, alcuni preferiscono tornare in Hotel e riposare, gli altri, con la macchina, percorrono la Corniche fino al palazzo Al Alam (palazzo del Sultano). La visita all’esterno è rapida, circa una mezzoretta. Riprendiamo la macchina e, a ritroso, ci fermiamo a vedere l’incensiere dal parco Riyam per qualche minuto e poi riprendiamo l’auto in direzione del Souq.

Nel frattempo, il sole sta tramontando e i negozi del Souq stanno aprendo un po’ alla volta.

Ci riuniamo tutti e andiamo a cena al ristorante Bait Al Luban, di fronte al mercato del pesce.

C’è poca gente e quindi non abbiamo problemi a trovare posto. La cena si rivelerà forse la migliore del viaggio. La Shuva (piatto di carne tipica, cucinata per molte ore) è tenerissima e gustosissima; così come i gamberi in una zuppa fatta con curry e cocco (Saloonat Rubyan).

Non potete farvi mancare la cena in questo ristorante.

Attenzione, volevamo tornarci sabato sera, al rientro, ma era tutto pieno e abbiamo dovuto cambiare meta.

Dopo cena ci rechiamo al mercato di fronte al ristorante per chiedere se il mercato del pesce di Barka sarebbe stato aperto il giorno dopo.

Dopodichè, stanchi dal viaggio, andiamo a dormire.

Giorno 3

Ci svegliamo presto in quanto ci saranno molti chilometri da percorrere. La colazione dell’Hotel è ottima, abbondante e molto varia. Siamo giá alla guida alle 7:30 del mattino e per le 9:00 siamo al mercato del pesce di Barka.

Devono averlo rinnovato da poco, almeno così sembra.

Non ci sono molti banconi che espongono pesce, ma quello che c’è ha davvero un bell’aspetto.

Tonni, triglie, gamberi, sogliole più qualche pesce che non ho mai visto. La visita dura poco, circa una mezzora.

Risaliamo in auto e percorriamo i 38Km che ci separano da Nakhal.

La prima delusione “da Ramadan” si palesa con la chiusura del forte che sembra rifatto da pochissimo. Ci solleva il fatto che abbiamo letto sulla Lonely che l’interno del forte era abbastanza scarno. Foto di rito e risaliamo per arrivare alle sorgenti calde di Al Thowarah.

Al parcheggio troviamo solo una macchina oltre alle nostre, sono due viaggiatori che girano il mondo in tenda e che hanno sostato nel piccolo parchetto antistante la sorgente.

La sorgente è mediamente calda, non saprei dire esattamente la temperatura ma non era bollente, a mollo ci si stava bene anche se la temperatura decisamente calda dell’aria non favoriva “l’onsen” omanita.

Sollevatici dalla vasca siamo scesi a bordo del torrente quasi secco; dove l’acqua è più alta di una decina di centimetri si può notare un copioso numero di pesciolini ansiosi di cibarsi della nostra pelle. Ci facciamo fare questo scrub gratuito e piacevole per circa una mezzora e poi ripartiamo in direzione di Al Hamra.

La strada è molto lunga e le nostre auto sono delle “idrovore”, consumano l’ira del demonio, per fortuna la benzina costa poco più di 0,5€ al Litro.

Arriviamo ad Al Hambra e una lieve pioggerellina ci disturba per una decina di minuti, nulla di che.

Giriamo per le piantagioni di palme da dattero irrigate dai tradizionali Aflaj, sulle cime delle piante si possono notare enormi grappoli di datteri ancora piccoli e verdi. Si è fatto più tardi del previsto e, dirigendoci verso Jebel Shams, ci fermiamo al view point per vedere dall’alto il vecchio villaggio Yemenita quasi del tutto abbandonato. Lo visiteremo al ritorno.

La strada per Jebel Shams si inerpica veloce passando da asfalto a sterrato. Il nostro navigatore non sbaglia, ma ad ogni modo il resort è ben segnalato.

Arriviamo al resort che è già buio.

Oltre a noi, ci sono solo una famiglia di turisti e una coppia di italiani che incroceremo più volte durante la permanenza in Oman.

Visto che siamo in pochi, alla reception decidono di farci un upgrade dandoci stanze più grandi e con vista migliore.

Peccato che il tempo stia peggiorando velocemente e non vedremo praticamente nulla. Senza le nuvole la stellata potrebbe essere notevole.

Doccia e a nanna.

Giorno 4

Ci risvegliamo sotto ad un nubifragio più unico che raro in Oman. La stessa cosa era accaduta una settimana prima del nostro arrivo e c’erano stati allagamenti ovunque. Il terreno omanita non assorbe nulla e tutta l’acqua che scende scivola sulle pareti scoscese delle montagne incanalandosi in stretti canyon formando le famose “flash flood”.

Pioggia a dirotto e temporale.

Andiamo a colazione che sono le 7:30 aspettando che smetta. Le previsioni non sono delle migliori e, soprattutto, non sarebbe bello trovarsi durante la passeggiata del Balcony Walk sotto questo nubifragio che crea frane e smottamenti ovunque.

Dopo una mezzoretta sembra esserci una finestra di bel tempo che sfruttiamo al volo.

La strada per arrivare al piccolo villaggio di Al Khitaym, da dove parte il sentiero, è piena di fango; fortunatamente le nostre Jeep sono carrozzate per queste evenienze e si arrampicano agilmente.

Tempo di arrivare all’attacco del sentiero ed è praticamente tutto asciutto.

Contentissimi iniziamo la nostra passeggiata ammirando il bel canyon che si apre davanti a noi. Un bel gioco dura poco e quindi, dal fondo del canyon, ecco salire una nebbia che la val padana può solo accompagnare.

In quattro provano a proseguire ma rientrano dopo una mezzoretta. Il sentiero è sicuro ma… non si vede nulla.

Decidiamo quindi di rientrare e anticipare la partenza.

Scendiamo quindi nuovamente ad Al Hamra e stavolta visitiamo il villaggio yemenita abbandonato. È più bello visto dall’alto, ma la visita tutto sommato merita un’ora.

Mentre scendevamo da Jebel Shams ad Al Hamra e salendo poi verso Misfat Al Abriyyin abbiamo dovuto attraversare tratti di strada completamente sommersi da detriti scesi dalla montagna. I letti dei torrenti attraversati dalla strada sono diventati guadi. Che impressione.

Arrivati al piccolo villaggio arroccato vediamo che è tutto chiuso, ovviamente causa Ramadan. Facciamo un giretto di meno di un’oretta e ce ne andiamo.

Troviamo un posto dove pranzare lontano da sguardi locali e proseguiamo per il nostro cammino.

Il nostro timore che anche il Bahla Fort sia chiuso, e così è. Foto di rito dall’esterno e ci dirigiamo verso Jabree Castle; siamo abbastanza sicuri che sia aperto in quanto gestito da privati.

Con nostro sollievo arriviamo e vediamo dei turisti che se ne stanno andando, li fermiamo per chiedere e… si, è aperto.

Purtroppo, non ci sono guide a disposizione, ma la ragazza alla biglietteria, ci spiega, con un ottimo inglese, tutte le stanze che vedremo con l’aiuto della grande cartina posizionata all’ingresso. Il castello è molto ben tenuto e vale la visita, è un labirinto, ma è molto divertente girarlo.

Terminiamo la visita che è quasi il tramonto, saliamo sulle auto in direzione di Nizwa.

Arrivati nella cittadina dobbiamo attraversare un guado abbastanza inusuale per gli abitanti della cittadina che si divertono a vedere le auto che passano arrancando. Le nostre Jeep sono uno spettacolo, non ci ferma nulla.

Arriviamo al Nizwa Heritage Inn ma troviamo la reception chiusa. Sono andati a mangiare, li aspettiamo per circa una ventina di minuti prima che ci diano le stanze.

Vogliamo uscire per cena e andare ad un ristorante segnalato dalla Lonely, peccato che si trovi dall’altra parte del guado e non abbiamo voglia di prendere le auto. Ceniamo a buffet nel ristorante di fronte alla reception del nostro hotel. Giro veloce per il Souq e poi andiamo a dormire.

Giorno 5

Facciamo colazione sulla terrazza del nostro albergo. Con sorpresa, il ristorante a cui avevamo ordinato la colazione, ci porta due vassoi chiusi a testa, uno dolce e uno salato. Il dolce lo mangiamo subito, il salato sarà il nostro pranzo “al sacco.

Sono le 8:30, il forte di Nizwa apre alle visite e noi siamo tra i primi ad entrare. La temperatura è ancora buona, il forte è in gran parte all’ombra. DI fatto è diviso in due parti comunicanti tra loro: castello e fortezza.

È tenuto benissimo, credo sia stato restaurato da poco. Visitiamo prima il castello e poi la fortezza con tutti suoi trabocchetti; molto divertente. La vista dalla cima della fortezza mostra Nizwa immersa tra le piantagioni di palme da dattero. La visita dura circa un’oretta, ma prima di salire in auto con destinazione Al Ghabbi Bidiyah, sostiamo un’oretta al Souq dove compriamo del tè al gelsomino, zafferano, ma soprattutto datteri. Ci siamo imbattuti nella parte del Souq dedicata alla vendita dei datteri. Ce ne sono di tutti i tipi, sia per specie che per qualità e disidratazione; inutile dire che sono tutti buonissimi e abbiamo fatto scorta da portare in Italia.

Riprendiamo il nostro percorso per il deserto, la strada è lunga ma scorrevole. C’è da dire che, dossi a parte, le strade omanite sono davvero ben tenute.

Verso l’una sostiamo per consumare il nostro pranzo. Arriviamo all’ufficio del Safari Desert Camp che sono le 15:00 circa. Paghiamo il pacchetto pernottamento, cena, colazione, facciamo il pieno di carburante e ci facciamo sgonfiare le gomme.

Ci viene data una mappa che indica il punto da dove inizia la pista di sabbia.

La pioggia del giorno scorso ha compattato la sabbia e la guida risulterà semplice e divertente.

Arrivati ad inizio pista ci fermiamo, inseriamo il 4x4 e partiamo.

La pista è una sola, impossibile perdersi; 20 chilometri di divertimento alla guida in uno scenario spettacolare: non mi era mai capitato di vedere così tanta vegetazione crescere sulle dune di un deserto di sabbia. Nel tragitto incrociamo tantissimi dromedari e sostiamo per fare qualche foto in alcuni punti panoramici.

Ci impieghiamo un’oretta per raggiungere il Safari Desert Camp.

Ci accolgono con tè e datteri. Le stanze ci vengono assegnate velocemente, siamo gli unici ospiti.

Diversamente da quello che avevo visto nel 2020 (saremmo dovuti partire per l’Oman nell’aprile 2020), non ci sono più i bei lodge tendati; ora ci sono dei cubi di metallo e cemento nuovissimi. Si vede che siamo fuori stagione. Le casette devono ancora essere terminate. Mancava la corrente nelle prese e la luce funzionava solo dopo il tramonto.

Dentro sono molto carini, dotati di zanzariere e bagni modernissimi.

Da fuori però sono davvero fuori luogo. Cubi bianchi in mezzo al deserto. Molto male.

Ci prepariamo per andare a vedere il tramonto.

Un partecipante ha prenotato la cammellata di 50 minuti, io il quad bike per un’ora, mentre il resto del gruppo sale sulla jeep per raggiungere un punto panoramico preceduti da una persona del lodge a bordo di un quad.

Io li seguo per imparare la strada che ci porta sul punto panoramico. Appena salito sul quad mi sono subito reso conto di aver cestinato i miei soldi. Piccolo, scassato e poco potente. Arrancava già nelle lievi salite. Impossibile divertirsi seriamente sulla sabbia. Di ben altro livello erano i potenti 400cc che avevo provato nel Namib.

Faccio un giretto veloce cercando di sfruttare al meglio il tempo; totalmente insoddisfatto raggiungo il gruppo sulle dune. Ecco il tramonto, la golden hour; sulle dune è sempre uno spettacolo, peccato per il Desert Camp con i suoi cubi a rovinare il paesaggio.

Dopo il tramonto torniamo nei nostri alloggi, ci facciamo una doccia e andiamo a cena. Cena sufficiente. Ci fanno assaggiare degli spiedini di carne di cammello grigliata. Nulla di che.

Dopo cena ci spostiamo all’aperto e ci accendono un falò che dura cinque minuti. Stanchi ce ne andiamo a dormire.

Col senno di poi!

Evitate decisamente di noleggiare il Quad. 20 OMR buttati nel cestino.

Al Desert Camp non esiste WiFi e le SIM Omantel non funzionano. Per cui avvisate i vostri contatti prima di entrare nel deserto.

Giorno 6

Sveglia alle 7:00, anche se qualcuno è andato sulle dune per vedere l’alba, colazione alle 7:30, saldiamo il conto di Quad e cammellata e torniamo sui nostri passi.

Alle 9:00 circa siamo al distributore dove incontriamo la persona che ci aveva sgonfiato gli pneumatici. CI dice di seguirlo e ci porta a casa sua, all’interno del giardino, vicino al muro di cinta, tiene un compressore e al costo di 2 OMR ad auto, ci gonfia le gomme. Per sgonfiarcele ce ne aveva chiesti 1 a vettura.

Ripartiamo velocemente per il nostro primo Wadi.

Il fatto di essere fuori stagione e in pieno Ramadan ci offre la possibilità di vedere questi posti con pochissima gente.

Arriviamo al parcheggio e vediamo molte auto, ma sono di residenti che abitano la zona; infatti, nel wadi, incontreremo davvero poche persone.

Risaliamo il wadi dal lato destro, arrivati all’ultima pozza posiamo le nostre cose e finalmente ci godiamo tre ore di relax in un posto meraviglioso. In alcuni punti il torrente forma degli scivoli naturali, davvero divertente. Ci sono molti punti dove poter risalire a piedi.

La camminata è molto breve e semplice.

Risaliamo in auto tutti contenti e ci dirigiamo vero la moschea dalle 52 cupole di Bani Bu Ali.

La strada per arrivarci non è lunghissima ma è tormentata da dossi rallentatori e il paesaggio che si attraversa non è nulla di che.

Arrivati a destinazione siamo tutti abbastanza delusi.

Certo, la moschea è molto particolare, non mi era mai capitato di vederne una simile.

Peccato però che sia vietata ai non mussulmani e da fuori si riescano solo ad intravvedere alcune cupole. Bisognerebbe poterla vedere dall’alto.

Ne approfittiamo per mangiucchiare qualcosa in macchina una via lontana dal traffico.

Ripartiamo per il villaggio di pescatori di Al Ashkarah. Qui ci sono meno dossi rispetto a prima, ma non mancano di certo. Arriviamo al molo dove sono ormeggiate le lance dei pescatori e un gruppo di ragazzini sta giocando a calcio sulla piccola spiaggetta. È molto suggestivo ma, sinceramente, non so se ne valga la pena. Vero che si spezza la tappa verso Ras Al Hadd ma tutti quei dossi ti fanno passare la voglia.

Ripartiamo alla volta di Ras Al Hadd e ci facciamo l’ultima parte del tragitto al buio. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, siamo molto stanchi e la strada ci ha messo del suo.

Arriviamo alla nostra guest house, la cena è già pronta che ci aspetta nella “terrazza”.

Prendiamo le stanze e andiamo a cena.

Per questa cosa mi sono affidato a Fahil che ci ha fatto avere la grigliata come pattuito.

Peccato però che io me la aspettavo sulla spiaggia e la “terrazza” del nostro albergo, era tutta chiusa da enormi vetrate.

Anche la cena non è nulla di che. I gamberi grigliati sono abbastanza buoni, il pesce invece è stracotto, poi, come di consueto, riso e verdure.

Finita la cena arriva Fahil (che nel frattempo era andato a pregare) e ci dice di aspettare in albergo la chiamata nel caso in cui suo fratello trovasse una tartaruga intenta a deporre le uova.

La chiamata non tarda ad arrivare e verso le 22:30 siamo precettati nella hall per salire sulla Jeep del fratello di Fahil che, a fari spenti, attraverso la spiaggia mostrandoci il plancton fosforescente. In meno di cinque minuti arriviamo alla tartaruga.

Scendiamo dalla jeep e ci accovacciamo di fianco a lei, a circa un paio di metri.

Ha appena deposto le uova e le sta ricoprendo.

Siamo al buio e in religioso silenzio.

Poco dopo, il fratello di Fahil ci chiede se vogliamo che la illumini per un minuto per fare le foto. Non siamo convinti e gli chiediamo solo 5 secondi.

Risaliamo sulla jeep e, sempre al buio, ritorniamo sui nostri passi fermandoci in riva al mare a vedere il plancton fosforescente.

Risaliamo sulla jeep e andiamo a dormire dop aver chiesto formalmente a Fahil di portare a bordo della barca life jackets sufficienti per tutto il gruppo.

Giorno 7

La giornata inizia con la colazione alle 7:00.

Alle 7:30 ci siamo accordati con Fahil per farci venire a prendere in albergo. È puntuale e lo seguiamo con le jeep fino alla spiaggia.

Sulla barca, con tendalino, oltre a noi, ci sono due coppie di turisti, anche se ci aveva detto che eravamo da soli.

Nel giro di 10 minuti siamo nel punto dove vediamo tantissime tartarughe nuotare e alcune anche accoppiarsi. Sono davvero tantissime, anche se non è stagione.

Sono curiose ma anche schive, appena ci vedono si immergono e scappano.

Da quel punto ci spostiamo al largo e dopo qualche minuto di navigazione ci rendiamo conto di essere circondati da delfini. Seguono la nostra barca, ci precedono, saltano fuori dall’acqua proprio davanti a noi. Non vorremmo più andare via.

Chiedo a Fahil quando faremo snorkeling, come concordato.

Lui glissa dicendoci che è troppo freddo. Non capiamo, magari è pericoloso in quel punto, lo lasciamo fare.

Morale, ci riporta in spiaggia dove ci aveva prelevato, giro finito in meno di tre ore.

Delusi e arrabbiati facciamo il bagno in un mare molto bello, di fronte alla spiaggia dove tiene le sue cose e dove possiamo mangiucchiare qualcosa.

Dopo un paio d’ore rientriamo in albergo, prendiamo i bagagli e prima di partire saldo i conti con Fahil.

Gli chiedo come mai non ci ha fatto fare snorkeling. Lui dice che dovevamo chiederglielo, ma è un furbetto, glielo avevamo chiesto e non si è fermato. Poi, una volta che ci ha lasciati sulla spiaggia, lo abbiamo visto ripassare con altri turisti. Ergo, non ci ha fatto fare lo snorkeling solo perché aveva altra gente da andare a prendere.

Molto male Fahil, molto molto male. Per scusarsi ci fa uno sconto di 20 OMR.

Saliamo in auto con destinazione Wadi Shab, come detto da molte relazioni, ci andiamo di pomeriggio perché è all’ombra. Noi ci siamo arrivati alle 15:00. È troppo tardi, cercate di arrivarci entro le 14:00.

La passeggiata per arrivare alle pozze è di circa 1h, 1h e 15’ ad andare e altrettanti a tornare. È facilissima, ma non breve. La prima cosa da fare è prendere una delle tante barchette che attraversano il corso d’acqua al costo di 1 OMR a persona comprensivo di andata e ritorno. L’ultima barchetta al ritorno parte verso le 18:00, cercate quindi di farvi trovare sul piccolo molo verso quell’ora.

La barchetta serve di fatto solo per attraversare il corso d’acqua e portarvi sull’altra sponda.

Da lì, inizia il facile sentiero che dopo circa 1h, 1h e 15’ vi porta alla pozza principale. Sulla riva destra (alla vistra sinistra quando arrivate) le rocce sono piatte e scendono fino alla riva e potete iniziare la vostra risalita da qui. Tenete conto che dopo circa una decina di metri non si tocca più e per raggiungere la grotta bisogna essere discreti nuotatori. Diversamente, se volete tuffarvi e risparmiare qualche minuto di nuotata, potete attraversare il ponticello che vi porta sulla riva sinistra, salite di una cinquantina di metri il sentiero e arrivati ad un cartello marrone potete trovare la via che vi porta su uno spiazzo di roccia dove una volta c’era una scala di metallo ancorata che permetteva di risalire dall’acqua. Il tuffo è di circa 3mt, nulla di che, ma da qui vi risparmiate la prima pozza che di solito è piena di turisti.

Per risalire potete tornare indietro fino alla prima pozza oppure fermarvi poco prima, c’è un piccolo invito sulle rocce che vi permette di risalire con facilità. Siamo arrivati tardi ed alcuni di noi fanno appena in tempo a raggiungere la grotta, tornare a riva e subito dobbiamo tornare indietro per non perdere l’ultima barchetta. Peccato, ho calcolato male i tempi, il wadi è molto bello e meriterebbe più tempo di quello che gli abbiamo dedicato.

Riprendiamo le auto e andiamo Sur, prendiamo le stanze dell’Al Aija Hotel di Sur, doccia veloce e andiamo a cena in un ristorante all’ingresso del Souq. Dobbiamo prendere le auto per arrivarci.

La cena non è nulla di che. Dopo cena ci dividiamo, alcuni vogliono fare due passi nel Souq, altri andare a dormire.

Giorno 8

La colazione dell’Hotel viene consumata in terrazza, peccato che poco prima di noi deve essere passato un esercito di cavallette che ci ha lasciato ben poco.

Prima di caricare i bagagli decidiamo di fare un salto alla fabbrica dei Dhow, le tipiche imbarcazioni da pesca omanite.

Il cantiere è proprio dietro l’albergo.

La visita si rivela più interessante del previsto.

Pagando il biglietto si può entrare liberamente nel cantiere. È stato bello vedere all’opera maestri d’ascia e artigiani vecchio stile. Siamo potuti salire anche sulla chiglia di un peschereccio in costruzione, davvero interessante.

La visita è durata circa un’oretta e poi siamo partiti per il Bimmah Sink Hole che si trova sulla strada per Muscat.

Siamo arrivati abbastanza presto, tanto che pensavamo fosse chiuso.

C’era solo una coppia di turisti a fare il bagno.

Tempo di scendere, tuffarci in acqua ed ecco le prime famiglie scendere i gradini che portano dal bordo del cenote all’acqua.

L’acqua è un misto tra dolce e salato, il colore è molto bello. Non c’è molto da vedere, ma ci rilassiamo e ci rinfreschiamo rimanendo a mollo almeno una mezzora.

Risaliamo, ci cambiamo nei bagni del parco del cenote, mangiamo qualcosa e partiamo in direzione Muscat. Stavolta siamo in tempo per visitare il teatro dell’opera.

Il caldo fuori si fa sentire ma appena entrati nella hall del teatro abbiamo tirato tutti un respiro di sollievo. La climatizzazione del teatro è semplicemente perfetta. Nel biglietto d’ingresso è compresa una breve spiegazione di come funziona la struttura, di come è stata costruita e per cosa è adibita.

La sala concerti è pazzesca, allo stesso tempo classica ma modernissima. Il posto riservato al sultano è “regale”.

Anche qui, circa 40 minuti per visitare il teatro, spiegazione compresa, e siamo già pronti per rientrare in hotel, farci una doccia e andare a cena. Prima ci fermiamo nuovamente al LuLu Hypermarket per comprare i datteri ricoperti di cioccolato. Una porcata pazzesca da portare in Italia.

Manca poco al tramonto e decidiamo quindi di farci un giro nel Souq per comprare le ultime cose prima di andare a cena.

Tentiamo la fortuna nuovamente al ristorante Bait Al Laban che tanto ci era piaciuto il primo giorno. Purtroppo, è pieno. Proviamo quindi il ristorante Royal House che sta a pochi passi dal Bait Al Laban. Con grande sorpresa si rivela ottimo e tutto sommato abbastanza economico.

Dopo cena ci dividiamo, alcuni vanno al Souq, altri tornano in albergo, prima però facciamo il pieno alle nostre vetture in modo da non doverlo fare il mattino dopo.

Col senno di poi!

Ribadisco quanto detto per il primo giorno. Cercherei un albergo vicino al Souq e alla Corniche, in modo da non dover utilizzare l’auto e avere massima libertà di movimento per tutti.

Giorno 9

La sveglia è alle 3:30, alle 4:30 dobbiamo riconsegnare le vetture. L’hotel ci fa trovare delle buste con dentro la colazione, sono stati carini.

Alle 4:30 in punto siamo nel punto di incontro che il corrispondente mi aveva inviato via WhatsApp il giorno prima.

Veniamo accompagnati all’aeroporto con le nostre auto che vengono guidate da due collaboratori del corrispondente che è stato carinissimo, ci ha regalato una confezione di caffè a testa.

Drop-off rapidissimo, controllo di sicurezza altrettanto veloce; prima di decollare chiudiamo i conti di cassa.

Per il resto normale amministrazione: scalo ad Istanbul e poi ripartenza regolare per Malpensa.

Viaggio molto carino e in crescendo. Sicuramente mi rimarrà un bel ricordo dei posti visitati, delle esperienze fatte e della gentilezza del popolo omanita.

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